Spiando Serena

Pietro Ratto, 4 settembre 2015

Ecco, guarda.. Qui sembra davvero felice. Fa il suo lavoro, quello che ama. Deve aver appena compiuto ventinove anni. Sembra molto soddisfatta, col suo pass al collo! Ha appena ottenuto un ingaggio per Press TV, la nota televisione iraniana. Certo, è stato difficile lasciare il Michigan.. I suoi bimbi: Alì, di quattro anni, Ajmal, di due.. Ha dovuto salutarli in tutta fretta, abbracciando stretto stretto il marito Ibrihim, per poi fiondarsi sul primo aereo per Istanbul.. Però lo vedi che è felice, no? Fa ciò per cui è nata. Fa la giornalista. E lo fa sul serio, perché è una reporter di quelle vere, di quelle che la verità la cercano.. Che la verità la raccontano.. Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio, ama sempre dire Serena.

La “giornalista” Serena.. Serena Shim.
E’ bellissima, vero? Uno strano mix di Occidente ed Oriente, con quegli occhi sinceri, aperti, che riflettono tutto il calore del Libano, la sua terra d’origine..

Da questa foto la si intuisce meglio, tutta la sua soddisfazione. Così rilassatamente appoggiata alla telecamera, con quel microfono in mano e quel sorriso tra l’orgoglioso e il divertito, di chi fa quel che sa fare, di chi fa ciò che è…

Qui è al lavoro, guarda..

Il velo le pesa parecchio, lo si capisce chiaramente, ma lo porta con eleganza e rispetto. Come dici? I suoi occhi? Sì, forse sono un po’ più tristi, hai ragione. Proprio come i suoi biondi capelli anche il suo sguardo, in effetti, pare leggermente velato.. La malinconia? La nostalgia?

La lontananza da Ibrihim?

No, accidenti: forse è paura!Guarda questa foto: sembra proprio paura, la sua! Serena qui ti guarda dritto dentro l’anima.. Comunica ansia, disagio.. Facci caso.. Dietro di lei mitragliette, fucili.. Uomini in uniforme che sembrano controllarla, che – quasi minacciosi – paiono spiarne movimenti e parole.. Serena Shim non è per nulla tranquilla, qui, è vero.. Che si sia pentita, così lontana dai suoi piccoli..?

E poi c’è questa. Qui il terrore glielo si legge negli occhi.

E’ il telegiornale del 17 ottobre del 2014. L’annunciatrice le ha appena chiesto, a bruciapelo, perché mai i servizi segreti turchi l’accusino di colpo di essere una spia siriana. Lei si difende come può, ma è spaventata a morte. Dice di saper bene che la Turchia passa per la più grande prigione di giornalisti del mondo. Dice che ha sempre fatto il suo lavoro con coscienza ed onestà, nel pieno rispetto della verità… E formula un’ipotesi. Proprio con quello sguardo atterrito che vedi, proprio con quelle labbra spalancate che hai sotto gli occhi… Proprio nel momento in cui è stata immortalata qui, Serena sostiene di esser stata la prima ad accorgersi del marcio che ruota attorno a quella guerra. Quella sporca guerra che l’hanno spedita a documentare, nel pieno della battaglia di Kobane. Perché, vedi, un tempo le guerre facevano schifo, sì. Ma almeno capivi chi combattesse contro chi. E capivi più o meno il perché. Ma questa roba, davvero, è tutta marcia. Incomprensibile, schifosa e marcia. E questa immagine, ti dicevo, è la fotografia di una denuncia.

La voce si fa stridula e tremolante.. Serena, qui, sta dicendo in diretta di esser stata la prima (lei, per etica professionale, usa il plurale: dice “noi”. Anzi, per esser precisi dice: “Siamo stati tra i primi, se non i primi”) ad accorgersi del marcio. Perché lei li ha visti, quegli uomini dell’ISIS, passare il confine turco ed entrare in Siria a bordo dei camion del WFO. Sì, sì: hai capito bene. La WFO: World Food Organization. L’organizzazione delle Nazioni Unite che si batte per sconfiggere la fame nel mondo, insomma. E che, a quanto pare, già che c’è ogni tanto sui suoi camion dà un passaggio a qualche terrorista.. Lei li ha visti sbarcare in Siria, quei terroristi, al confine con la Turchia, in prossimità della città di Suruç, proprio dove si trova il suo hotel. Li ha visti e riconosciuti. E qui glielo sta proprio dicendo. Lo denuncia in diretta, l’ingenua! Perché lei è una giornalista vera, capisci? Serena sa bene che non dovrebbero minacciarla.. Che anzi, al contrario, dovrebbero premiarla, per uno scoop così.
Invece lo dice chiaro, Serena Shim: “Ho paura..”

Non ho foto più recenti, di lei. C’è questa, se vuoi. Ma è uno schifo.

E’ la sua macchina, o quel che ne resta. Risale al 19 ottobre, due giorni dopo la sua denuncia suicida in Tv.. Stava tornando in hotel alla fine della sua giornata di lavoro. Un camion l’ha travolta. Ha travolto lei e chi si trovava al volante della sua automobile. Il camionista Şükrü Salan, invece, lì per lì è scappato. Poi si è costituito e lo hanno interrogato. Tutto qui. Guarda bene.. Lo vedi, la postazione è sorvegliata dai soldati. La mamma di Serena, Judith Poe, ricorda che non hanno fatto avvicinare nessun altro, nemmeno dei vigili o dei poliziotti. C’era solo l’esercito, intorno alle lamiere contorte dell’auto di Serena. Intorno al suo cadavere di mamma ventinovenne.

Ecco, questa è Judy Irish. Messa male, vero? Era lei al volante dell’auto. Si tratta della cameraman, ma anche della cugina, di Serena Shim. Pare che subito dopo lo schianto, mentre ancora il camionista si dava alla macchia, Judy sia stata portata in ospedale d’urgenza. Serena, invece, no. Il suo corpo è sparito nel nulla per giorni. Le indagini? Sì, le hanno fatte in Turchia. Il risultato ufficiale è che tutta la colpa è di Judy. Andava troppo veloce, hanno dichiarato.

 

E gli Stati Uniti? Niente. Nessuna indagine, nessuna inchiesta. Normalmente, quando muore in giro uno dei loro fanno un casino…! Niente. Niente di niente. Qualche giornale si è limitato a parlare di morte sospetta. La madre di Serena ha fatto il diavolo a quattro. Su Twitter, su YouTube… Serena è morta per la verità. L’hanno uccisa perché sapeva troppo! Ma niente. Niente di niente.

Ibrihim, il marito di Serena, è stato avvisato ufficialmente solo una settimana dopo. Lo ha chiamato l’Ambasciata USA. Nel frattempo Serena era già stata seppellita. Il 22 ottobre era già sotto terra. Sepolta a Beirut, la sua città d’origine.

Ecco, non ho altro da dirti. Non ho altre immagini di lei.
Mi viene in mente soltanto più questo. Quando accendi la Tv, quando leggi i giornali, ogni tanto pensa a Serena. Chissà.. Potrebbe magari venirti qualche dubbio su quello che ti raccontano.
Soprattutto, su quello che non ti raccontano.


Cfr. anche, a tal proposito, P. Ratto, Solo per il Petrolio su IN-CONTRO/STORIA, al capitolo Una guerra a tutto gas. Perché l’ISIS?


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