L’escamotage dei vigili urbani

Bene, insomma.

Prima ci siamo beccati Brunetta, che con la sua genialissima e molto demagogica legge ha stabilito che ogni impiegato statale fosse tenuto a pagare una sorta di “multa” per ogni giorno di malattia.

Cinque euro, più o meno. Cinque euro al giorno da detrarre dallo stipendio a chi è finito in mutua.

La cosa va avanti da anni, e nessuno ha mai urlato allo scandalo, nessuno si è mai posto il problema della discriminazione di cui i lavoratori pubblici sono stati resi vittime.

Anzi, tutti d’accordo, tutti ad esultare contro quella feccia di fannulloni, che almeno la finiranno di rubare i soldi alla comunità, fingendosi malati.

Nessuno a preoccuparsi che, in questo modo, ne facessero le spese i tanti onesti, costretti a rimetterci di tasca propria tutte le volte in cui si ammalavano.

Nessuno si è reso conto della disparità nei confronti dei dipendenti privati; nessuno ha minimamente sospettato che si trattasse dell’ennesima operazione demagogica atta a giustificare il nuovo furto ai danni dei cittadini.

OK. Ora vediamo cosa accade, con questa novità di inizio anno.

Più di ottocento vigili romani si sono dati malati a Capodanno, e questo sta magicamente diventando il nuovo pretesto per infangarci tutti, tutti quanti.

Una buonissima scusa per estendere anche agli statali la rapina che il buon Renzi sta perpetrando nei confronti di tutte quelle tutele, di tutti quei diritti lavorativi, faticosamente e pericolosamente conquistati in secoli di lotte sindacali, che in questi giorni, sotto gli occhi indifferenti o succubi di tutti, vengono cancellati a colpi di telegiornali filo-governativi e di musichette natalizie che invitano a star sempre più buoni.

Nessuno si chiede - qualora si sia trattato di una protesta “non autorizzata” (perché sì, signori miei, le cose vanno proprio così, da queste parti.

Ben venuti nel Paese in cui le proteste debbono venir autorizzate da coloro contro cui sono rivolte! Si chiama “Democrazia”. Su, ripetete con me: “DE-MO-CRA-ZI-A!) - nessuno si chiede, dicevo, quali siano le cause di questo disagio lamentato dalla polizia municipale. Macché. A nessuno frega niente di niente.

Nessuno si domanda nemmeno perché mai, su tutti questi casi contemporanei di malattia, non abbiano immediatamente effettuato una verifica i dipendenti ASL preposti al controllo a domicilio.

Tutti malati anche loro? A nessuno viene in mente che a derubarci siano proprio quelli che ci danno dei ladri ma, con grande perizia, ci costringono a pagare fior fiore di tasse per una Sanità che fa schifo, che è completamente latitante, che ti prende in considerazione solo se paghi le prestazioni come fossero private o, altrimenti, ti consente di fissare un visita medica a un anno di distanza.

No, no. Basta la notizia. Basta prestare all’opinione pubblica più o meno bovina (quella che ragiona con la pancia, ruttando seduta davanti alla televisione), un buon pretesto per accogliere con entusiasmo qualche nuovo sopruso. Qualche nuova ingiustizia ai danni di quelle odiate persone che lo Stato, prima assume mediante concorsi, poi scredita per anni. Fino a trovare il modo di farle fuori. Naturalmente con il dovuto, bovino plauso.

Vedremo, allora, cosa inventeranno questi onorevoli signori, quelli che proprio in queste ore denunciano ai quattro venti l’urgenza di correre ai ripari contro i “fannulloni statali” ma che, in Parlamento, lasciano sistematicamente orfane delle loro miliardarie chiappe le super poltrone su cui, in teoria, sarebbero chiamati a sedere per occuparsi, almeno ogni tanto, dei reali problemi dei loro “sudditi”, della gente comune, di chi li mantiene e li arricchisce.

Di chi sta morendo di fame perché non ha un lavoro o sta strisciando ogni giorno ai piedi del proprio datore, perché teme di perderlo.

Io, per il momento, in caso di malattia continuo a restituire cinque euro al giorno del mio stipendio, a questi cari, onorevoli signori.

Può darsi che le nuove norme prevedano che alla seconda influenza uno statale possa venir licenziato (perché no? Sai che successo di pubblico, a quel punto?) senza “giusta causa”.

Oppure, che so, che in caso di assenza per malattia, al suo ritorno al lavoro un insegnante sia tenuto a fermarsi due ore in più ogni giorno, per tappare le crepe nei muri e nei soffitti delle migliaia e migliaia di aule in cui, ogni mattina, i nostri governanti tengono pericolosamente accatastati milioni di studenti. Non so...

Certo è che, qualunque cosa questi onorevoli furbacchioni decideranno a scapito nostro, verrà accolta con un sonoro, scrosciante - e anche un po’ bovino - urlo di vendicativo compiacimento.

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