Cambiare? Che scomodità!
Spero vivamente che coloro che alle ultime elezioni hanno votato per un vero rinnovamento politico in Italia, l’abbiano fatto con consapevole ed autentica intenzione di cambiamento. L’abbiano fatto per cambiare davvero le cose, e non soltanto per la solita voglia di rivalsa, per mettere in atto la consueta ripicca nei confronti di una casta accusata, periodicamente, non tanto di derubare i cittadini, ma soltanto di spingersi un po’ troppo al di là, nelle ruberie, di quella già fin troppo avanzata linea dell’italica sopportazione.
Lo auspico, anche se non c’è nulla su cui possa fondare questa speranza; tanto più se ci si guarda intorno, ad un mese dal raggiungimento di quel risultato elettorale che così tanti problemi sta dando alla cosiddetta “governabilità” del nostro Paese.
L’impressione è che pochissimi intendano realmente contribuire ad una vera svolta; che pochissimi abbiano davvero voglia di cominciare a rimboccarsi le maniche e a decidere direttamente le sorti del proprio Stato. Le continue esortazioni, le continue pressioni esercitate nei confronti dei grillini finiti a Roma - sia dall’esterno che, molto più incomprensibilmente, dall’interno del Movimento Cinque Stelle - affinché essi si decidano ad allearsi con il PD per dar vita ad un Governo “di sinistra” non fanno che dimostrare, d’altra parte, quanto il messaggio di Grillo sia caduto nel vuoto.
Se i sostenitori del Movimento avessero davvero capito di star lavorando per far nascere una nuova forma di Democrazia, Diretta o. per lo meno, Partecipativa; se si fossero resi conto realmente che il progetto a cui hanno creduto di aderire comporta un coinvolgimento diretto delle persone, in una nuova ottica in cui dovremmo esser noi cittadini, tutti insieme, a prendere decisioni, a legiferare, liberandoci definitivamente di una classe di “rappresentanti” che per decenni è stata in grado soltanto di banchettare alle nostre spalle; se ci si fosse resi realmente conto di tutto ciò, nessuna esortazione ad allearsi con il corrotto e fatiscente rimasuglio di una finta “democrazia” rappresentativa sarebbe mai stata anche solo pronunciata.
Il problema è proprio questo: dire di voler cambiare le cose ma, in definitiva, augurarsi che non cambino troppo. Per paura delle conseguenze impreviste e, soprattutto, delle successive responsabilità.
Recentemente ho proposto - perché nell’era di Internet si può, dopo secoli in cui l’idea di una democrazia diretta propugnata da Rousseau è stata sempre liquidata come pura utopia, ora si può e si dovrà poterlo fare sempre più: qualsiasi privato cittadino potrà, trovar spazio nei forum dedicati per avanzare le proprie proposte e votare le leggi per il suo Paese - di abbandonare la moneta contante, al fine di rendere impossibili evasione fiscale, corruzione, rapine, furti, e passaggi di denaro illecito in genere. Mi è stato fatto notare che questa logica sembrerebbe in perfetta sintonia con quello statalismo delle Banche che il Governo Monti ha iniziato a mettere in atto. Com’è che tu, con tutte le tue ricerche sui Rothschild e sulle famiglie che pilotano l’economia mondiale, ti metti a propagandare un sistema che permetterebbe a chiunque di controllare i conti di ogni cittadino?
Credevo fosse chiaro.
Questa mia proposta non partirebbe mai “da metà”. Non vorrebbe certo venir attuata in un sistema marcio come quello attuale, in cui chi sta mandando in rovina intere Nazioni potrebbe beneficiarne come di un’arma invincibile per spiare i conti di qualsiasi povero diavolo. E’ evidente che prima il governo dovrebbe passare a noi. I nostri rappresentanti in Parlamento non dovrebbero far altro che, come più volte ho sostenuto, diventare un tramite tra noi e lo Stato, permettendoci di votare e proporre leggi, permettendoci di capire - e magari semplificare - tutti meccanismi dell’economia e della politica del nostro Paese, così da poter, finalmente, prenderne parte consapevolmente. E’ evidente che prima bisognerebbe ripristinare una piena sovranità monetaria ed un forte controllo dello Stato (e cioè di noi cittadini) sulle banche, le quali dovrebbero smettere di speculare e limitarsi invece a svolgere un servizio per la gente e per le imprese. E’ evidente che prima bisognerebbe abolire porcate legislative come la 201/2011, che grazie al nostro ultimo Governo ha azzerato il segreto bancario alla faccia di qualsiasi forma di privacy.
Ho spiegato che, anche rispetto alla questione dell'evasione fiscale, l’abolizione del contante risolverebbe definitivamente il problema non certo spiando i conti, bensì escogitando semplici procedure automatiche atte, ogni anno, a spostare nelle casse dello Stato una percentuale, commisurata al reddito, da ogni conto in cui risulti un accreditamento al di sopra di una certa soglia. Percentuale che, proprio perché prelevata automaticamente e non più su iniziativa di quella minoranza di italiani che attualmente paga regolarmente le tasse, potrebbe probabilmente corrispondere alla metà delle attuali aliquote minime. Proprio in virtù dell'automatismo della suddetta procedura, ho scritto, il pagamento delle imposte dovute avverrebbe senza alcuna violazione della privacy e del segreto bancario, al contrario di quanto prevede, in modo criminale, il decreto legge suddetto, attualmente in vigore.
Certo, applicata alla situazione attuale, in cui a governarci sono spesso i nostri nemici ed i nostri usurai, questa idea sarebbe per noi un cappio al collo. Ma...
Provate ad immaginare uno Stato in cui la gente prenda direttamente le decisioni (in Svizzera, per molti versi, lo si fa da quasi due secoli, anche se nessuno ce ne parla). Provate ad immaginare un’Italia in cui l’economia smetta di colpo di venir fatta passare per una cosa fantascientifica ed impossibile da capire, proprio per far sì che continui a restare al di fuori del controllo della gente, ma in cui, al contrario, possa venir gestita dai suoi cittadini come in ogni famiglia fanno costantemente gli adulti che la compongono. Fatto?
Ecco. In un’Italia così nessuno spierebbe più nessuno. Nessuno pagherebbe in nero più nessun altro, nessuno avrebbe motivo per non compilare un ricevuta. In un’Italia così nessuno verrebbe più facilmente derubato o rapito.
Tutto sommato, però, agli italiani abituati per secoli a piegare il capo a qualsiasi dominazione, che le cose cambino davvero, che sopraggiunga un’età di matura e consapevole autodeterminazione, non conviene proprio per nulla.
L’italiano che non vuole impegnarsi in niente, che si ostina a cercare il guadagno facile e che dà per scontato che ognuno tenda a fregare il suo prossimo e ad agire sempre e solo per il proprio tornaconto, l’italiano che non ha tempo e voglia d’informarsi veramente e che si rilassa ogni sera bevendo le fandonie che la Tv gli propina, dopotutto, si merita pienamente un’accozzaglia di pseudo-politici che continuino a derubarlo. E che gli lascino qualche centesimo da nascondere sotto la piastrella continuando a portargli via, dalla culla alla tomba, tutto il resto.
A cominciare dalla Libertà.