Roosevelt? Fece un patto con Cosa Nostra

Intervista a Sergio Gebbia

Enrico Sanna, 17 giugno 2019

Quella che segue è un’intervista che ho fatto al Brigadiere Generale dell’Arma dei Carabinieri Dr. Sergio Gebbia e si inserisce all’interno di un quadro di approfondimento storico e politico della rubrica sulle vicende tragiche che hanno funestato la nostra penisola: dalla morte di Enrico Mattei all’omicidio Moro, da Piazza Fontana alle stragi del ’92.

L’articolo rappresenta il primo tassello del mosaico che andrò a costruire prossimamente. Con esso si offre, senza, ovviamente, pretesa alcuna di essere esaustivi su un tema così importante, una ricostruzione dei rapporti fra le alte sfere americane e la Mafia siculo-americana. Questi rapporti, secondo la spiegazione di Gebbia, nascono a partire dalla prima metà degli anni Quaranta del Novecento, quindi in piena Guerra. Dal testo si intuisce, dai numerosi nomi importanti citati, un intreccio creatosi subito dopo la caduta di Benito Mussolini, fra il governo statunitense, alcune correnti della resistenza e la criminalità organizzata siciliana, ed inoltre emerge in modo evidente il legame fra la C.I.A. (nuovo apparato dell’intelligence statunitense che sostituì, proprio subito dopo la fine della Guerra, i servizi segreti O.S.S.) e Cosa Nostra (americana prima e siciliana poi).

Questo legame però, almeno, a mio avviso, basandosi sulle parole di Gebbia, non è di sudditanza di Cosa Nostra nei confronti degli USA ma, al più, di collaborazione. Si noti, per esempio, che si può leggere in questa chiave il rifiuto, da parte della mafia isolana, in disaccordo, in questo caso, con Cosa Nostra americana, di appoggiare il tentativo fallito di colpo di Stato in funzione anticomunista, da parte degli Americani. Il motivo di questo rifiuto e lo stesso tentativo di colpo di Stato dovrebbero far riflettere sulla vera condizione politica dell’Italia e sul reale volto di alcuni vertici politici del PCI negli anni del periodo stragista.

Gebbia continua poi ripercorrendo, per sommi capi ma con un’analisi allo stesso tempo drammatica e interessante, le tappe che hanno portato ai più grandi scandali del nostro Paese (vedi il caso IOR).

Termino questa introduzione, in primo luogo, invitando i lettori al ragionamento e a porsi domande, a chiedersi il perché di vicende funeste e fenomeni criminali che hanno devastato e ancora tengono sotto scacco il nostro Paese e, in secondo luogo, con un ringraziamento al Generale Sergio Gebbia per la sua cortesia nell’avermi concesso la seguente intervista.

 

Dottor Gebbia cos’è ” Cosa Nostra” e quando nasce? 

 Cosa Nostra è un’organizzazione criminale su base territoriale che nasce a Palermo nell’ottobre del 1957 come esito di un summit di boss mafiosi siculo americani tenutosi presso l’Hotel des Palmes.

 Chi furono i principali esponenti di spicco delle famiglie mafiose che parteciparono alla riunione? E per quali motivi fu organizzata? 

A presiedere i siciliani c’era Genco Russo, succeduto a Calogero Vizzini ( defunto nel 54). Dagli Stati Uniti Lucky Luciano, Joe Bonanno, Joseph Palermo, tutti membri del Sindacato Nazionale del Crimine, sigla dopo di allora caduta in disuso. Si decise di investire quasi ogni energia nel traffico degli stupefacenti, e di eliminare Albert Anastasia, uomo irragionevole e poco incline al compromesso. Il congresso ebbe anche una madrina, che era la raffinata vedova di Peppino Badalamenti, vecchio zio di Don Tanò, che aveva fatto fortuna negli USA col proibizionismo. Lei, da sola, rappresentava l’intera sua famiglia mafiosa, mettendo in ombra il capo ufficiale, Cesare Manzella.

 Quando e perché nascono i primi legami fra Cosa Nostra e gli alti vertici del potere Statunitense? 

 Negli Stati Uniti, sotto la seconda presidenza Roosevelt, l’amministrazione democratica aveva traccheggiato abbondantemente con i mafiosi siculo americani, detentori di un cospicuo pacchetto di voti elettorali. Prima di invadere la Sicilia fu studiato con Luciano un accurato piano per consentire ad ogni boss locale di diventare, al momento dell’invasione, il supporter e alle volte il sindaco più fidato delle truppe alleate. Dopo l’8 settembre ’43, l’altro supporter fu trovato nell’Arma dei Carabinieri, che così, sotto la benedizione americana, si trovò ad essere alleata della mafia per mantenere lo statu quo antea in favore dei latifondisti e a danno dei contadini che volevano la distribuzione delle terre a chi realmente le lavorava. Un fascistone della prima ora come il bandito Giuliano non ci pensò due volte ad uccidere i carabinieri che lo avevano sorpreso con una bara piena di grano che trasportava per venderlo alla borsa nera.

 Cosa successe a Giuliano dopo questo tragico episodio? 

Si rifugiò dal principe Pignatelli di Cerchiara, in Calabria, ed entrò nei sommozzatori della X MAS. Il principe Junio Valerio Borghese lo usò anche per organizzare l’incontro che ebbe all’aeroporto militare di Castelvetrano con Roosevelt, ansioso di accordarsi segretamente con lui per evitare che questi entrasse con i suoi mini sommergibili sperimentali nel porto di New York e ripetesse l’impresa di Durand de la Penne ad Alessandria d’Egitto. In cambio, quando i partigiani occuparono Milano e Mussolini fuggì verso la Svizzera venendo però assassinato da un sicario di Sandro Pertini, Borghese si chiuse coi suoi nel Castello Sforzesco e si consegnò agli americani, che lo alloggiarono lussuosamente negli Stati Uniti finché non fu loro utile per il golpe fallito, con finalità anticomuniste. Un'iniziativa in cui Cosa Nostra americana, favorevole, mandò Buscetta a Catania per ottenere da Luciano Liggio il placet di Cosa Nostra siciliana, che non fu concesso.

 Perché non ci fu l’avallo dei mafiosi isolani?

Nel frattempo i mafiosi siciliani erano tutti diventati democristiani di ferro, e ritenevano ottusa la valutazione della CIA sulla pericolosità del PCI, infarcito come era di massoni opportunisti come Giorgio Napolitano, che infatti era andato a rassicurarli tutti, loggia per loggia, negli States.

 Il traffico di stupefacenti, proprio in quegli stessi anni, rappresenta un grosso affare per Cosa Nostra. Come vengono reinvestiti i soldi così guadagnati? 

 I proventi del traffico di stupefacenti, nonché quelli tradizionali legati al pizzo e agli appalti di opere pubbliche, vennero in gran parte investiti nello IOR del Vaticano, anche se a volte i conti non tornavano, e questo costò la vita a Roberto Calvi. Dopo di allora, pronubo Marcello dell’Utri - che essendo gay non poteva fare carriera all’interno di Cosa Nostra, così come il figlio di Michele Greco - gli investimenti verranno diversificati e nuove sponde saranno prima il finanziere Rapisarda e poi Berlusconi, destinatario finale dell’enorme quantità di miliardi che la Regione Sicilia pagò alla famiglia Salvo per rilevare la proprietà delle esattorie. Milano 2 nasce con quei soldi.

 Questi fatti sembrano mettere fuori gioco la DC. Che ruolo hanno giocato Andreotti e Cossiga in queste complesse vicende?

 Il legame con la DC di Andreotti va in fumo quando questi tenta di frenare le velleità stragiste di Riina e Bagarella, e Berlusconi - sospettato già dalla squadra mobile di Milano di essere il riciclatore dei riscatti pagati per liberare i sequestrati da Liggio - capisce che la macchina del consenso fin lì usata da lui, sopratutto in favore dell’amico Bettino, può essere mobilitata direttamente in proprio favore.

Complice Mani Pulite, nata assolutamente per caso (ad onta dei sociologi), tramonta la prima Repubblica, e nasce la Seconda, che si serve di una polizia speciale creata da Subranni (cugini Salvo) e Mori (CIA), il "ROS GESTAPO" dei carabinieri, che non a caso tratta con Provenzano il quale, in cambio dell’impunità, consegna Riina e poi Bagarella, chiudendo la fase stragista per tornare ai consueti traccheggi con il potere. Sarebbe illuminante controllare tutte le proprietà immobiliari dei carabinieri coinvolti e quanto siano ad essi costate rispetto al prezzo di mercato.

 Dove trovare in tutto ciò la “longa manus” di Washington e di uno degli uomini, all’epoca, più potenti del mondo come Kissinger? E quali sono stati i referenti, fra i partiti italiani, degli USA? Come inquadrare in questo contesto, inoltre, eventi catalizzatori come quelli del periodo stragista o come Mani Pulite e figure come Moro e Cossiga? 

 Dei partiti tradizionali il più filoamericano ed il più colluso con la mafia fu quello repubblicano, e allo stesso Spadolini, di poche pretese, toccò un appartamento con vista sullo stretto. Certo che Cossiga sapeva, ma non si è mai messo in tasca una lira. Il suo era un anticomunismo e un filo-atlantismo "dell’animo". Aldo Moro era un altro disinteressato e, a parte qualche debolezza per una cantante che viveva in Lombardia, non gliene conosco altre. Kissinger è stato uno dei grandi registi - da oltre oceano - di tutto, più per i suoi legami con la finanza ebraica di Wall Street che non per anticomunismo ideologico. Berlusconi, a un certo punto, ha voluto fare di testa sua, come Rapisarda prima di lui, ed è finito a cambiare i pannoloni ai vecchi dell’ospizio. Credeva davvero che gli si potesse perdonare di cercare l’alleanza con la Russia di Putin, nel modo che tradizionalmente, da che mondo è mondo, tutti i potenti utilizzano, cioè riempiendogli il letto di belle ragazze? Ci siamo scordati che Lloyd George e Clemenceau erano due satiri da fare impallidire lo stesso Mussolini? Ribadisco l’assoluta casualità di Mani Pulite, ma i partiti tradizionali, figli di ideologie ottocentesche, erano comunque destinati a tramontare.

 Che parte hanno recitato invece i nostri servizi segreti? 

 I nostri servizi, come sempre da quando esistono, hanno fatto abbondantemente la loro parte, genericamente in chiave filo-statunitense, ma va riconosciuta al SISMI una indipendenza d’azione che merita rispetto e che, fin dai tempi del colonnello Giovannone a tutt’oggi, ci ha consentito di essere un’isola felice rispetto al dilagare del terrorismo islamico. Tuttavia, come ho suggerito prima per i carabinieri, io un’indagine conoscitiva sulle proprietà immobiliari prima e dopo esserci entrati dentro, la farei. Ciò vale anche per tutti gli appartenenti alla GdF, che hanno sempre la fortuna di sposare donne ricche.

 Che cosa sapevano Falcone e Borsellino di tutti questi loschi e sporchi affari? 

 Falcone e Borsellino sapevano? Credo di si. Ma il loro peccato più grave è quello di avere tentato di scoperchiare il verminaio.

 Termino domandandoLe che futuro si prospetta per il nostro Paese 

 Cosa ci riserva il futuro? Temo un Cairo al posto di Berlusconi, ed un Giletti al posto di Bruno Vespa ogni sera. Come per il Milazzismo, sperimentato in Sicilia dai Salvo e dall’avvocato Guarrasi, anche questa volta il laboratorio è nell’isola, nel microcosmo del comune di Mezzojuso. Io mi opporrò dando il via ad un nuovo partito politico che si chiamerà Governo del Pelo, da non confondere con il Governo del Popolo, con il quale mi pongo in concorrenza.

 


L'intervista originaria, datata 17 giugno 2019, è presente sul blog di Enrico Sanna, Mysterion

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