Il mio amico Vento

La maledetta lista dei difetti è importante. Tremendamente, importante.

Soprattutto quando, da essa, dipende la decisone altrui di scartarti, oppure di accettarti, nella sua evidentemente perfetta esistenza. Ed è una lista antipatica, particolarmente odiosa. Che ti rigiri in testa da decenni, ripromettendoti sempre, prima o poi, di riuscire un minimo a sfoltire. E che ti chiedi come possa continuare a manifestarsi, ogni malaugurata volta, in tutta la sua smagliante e inattaccabile prepotenza.

Non sono certo, io, di quelli che spaccian vizi per virtù. Che sparan cose del tipo: "il mio peggior difetto è la sincerità", o altre ipocrisie di tal natura. So bene quali siano i miei fantasmi. E quanto mi colpisca e affondi sempre, ad ogni sciaguratissima occasione, la loro ostinata e sconfortante ingombranza.

E quando questi spettri si palesano, quando si ripropongono all'orizzonte oscuri e minacciosi, disperatamente cerco di far leva, almeno un po', sui cosiddetti pregi. Quelli che, in quei momenti, immancabilmente non riesco più per nulla a rammentare. Ad elencarmi in testa.

Ora non so, se sia da ritenersi un vizio o una virtù. Non so se possa essere elevato a pretesto per radiarmi, o invece per accogliermi un pochino, nel cuore di chi è intento a giudicarmi. So che non posso non includerlo, quanto mai fondatamente, tra le coordinate più intime e profonde della mia essenza. Insomma: io amo il Vento. Lo amo da sempre, e lo amerò per sempre. Per lui sono disposto alle follie più imbarazzanti. A correre e saltare come un matto mentre lo sento penetrarmi l'animo.

In qualche scalcagnato filmato Super 8, di quelli pieni di smagliature, tremolii e chiazze scure, rivedo ancora il mio piccolo me stesso immerso in traballanti passeggini, spinti da una sorridente, giovane mamma sul lungo mare della mia amatissima città, gioir radioso e incontenibile - gli occhi spiritati e oltremodo felici - ad una delle immancabili e innumerevoli folate di Vento che il mare ama spesso trasportare a ondate, nel suo fresco fragore, al malfermo inceder dei passanti.

Ho preso subito, sin dalla nascita, a vibrar come una foglia al proverbiale Vento. Ho ringraziato di esser vivo, e di sentirmi improvvisamente felice e traboccante di inesauribile energia, tutte le volte che Lui si è alzato libero, tra le impazzite chiome degli alberi, ad ulular come un matto nei cunicoli più tortuosi e ingarbugliati del mio cammino. Ricordo le sere in cui, a vent'anni, prendevo improvvisamente per mano la mia stranita fidanzata, costringendola a corse sfrenate, per le strade del centro, entrambi immersi in notti piene di fogli che svolazzavano sui marciapiedi, di terse luci che scintillavano entusiaste, di persiane e porte che sbattevano, fragorosamente ostinate, contro la rigida insensibilità di un muro di cemento. Ricordo le notti in cui, riconoscendo improvvisamente il suo amato richiamo, correvo a prendermi in silenzio un sacco a pelo e, di nascosto dai miei (che mai e poi mai avrebbero compreso), aprivo la finestra della mia camera e mi rannicchiavo sul pavimento del balcone, rabbrividendo dall'emozione di poter dormire accarezzato dal mio amato Vento.

E che se ne farà mai, qualcuno, del mio sfrenato amore per il Vento? Chi potrà mai capire il senso di questo mio insensato struggimento?

La libertà sfrenata che sgretola ogni ostacolo. La purezza infinita di scintillanti e ariose stelle. La dirompenza incontrastabile di un'energia che tutto vivifica, che ogni freno spezza. Che ogni limite travolge. Queste, probabilmente, le elevatissime virtù che questo grande Amico evoca, ad ogni suo affacciarsi ai miei giorni, nel mio costantemente infervorato spirito. Nel mio sempre infatuato, perennemente innamorato Animo che ancora adesso, qui, in questa notte gonfia di antiche stelle e profumato Vento - notte che pure splende, inaspettata, nel mezzo di un oscuro tratto di difficoltà e apprensione e di un cammino solo e abbandonato - risorge per un attimo felice e fiero di esser vivo e forte di Passione.

Come il mio amato, libero e selvaggio, amico Vento.

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