Per un Cristianesimo onesto

Nel discorso di Ratisbona del 12 settembre 2006 Benedetto XVI citò - non senza suscitare scalpore - la frase: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”.

In relazione alla polemica divampata immediatamente su giornali e Tg, la Santa Sede si affrettò a precisare che il Santo Padre si era limitato a ripetere le parole che l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo pronunciò nell’inverno del 1381 in una celebre discussione con un intellettuale persiano.

Lasciamo da parte i veri motivi per cui il Papa abbia sentito il bisogno di richiamarsi a tale pericolosa teoria. D’altra parte essi si evincono chiaramente dai ragionamenti che in quell’occasione egli fece seguire a tale citazione, e che andavano (a dispetto di qualsiasi smentita) esattamente nella stessa direzione di quanto affermato da Manuele II, giungendo a sostenere che: “non agire secondo Ragione è contrario alla natura di Dio […]: per l'imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest'affermazione è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza” e, di conseguenza, pretendendo di dimostrare, in tal modo, che l’assenza dell’elemento razionale nell’islamismo porterebbe i fedeli di questa stessa religione ad essere violenti. Lasciamo perdere queste inquietanti prese di posizione, per quanto ci sarebbe da chiedersi a quale fine mai un capo di Stato e leader spirituale del calibro di un pontefice possa arrivare a esternare dichiarazioni di tale portata.

Mi pare interessante, in questa sede, partire invece dalla teoria stessa - che dall’inizio della storia del Cristianesimo viene privilegiata a discapito delle correnti più mistiche o irrazionaliste sviluppatesi con grande fatica all’interno della Chiesa - secondo cui la religione cristiana sarebbe caratterizzata, unica fra tutte, da una stretta alleanza tra Ragione e Fede. Prendiamolo per vero.

Facciamo finta che il Rinascimento sia passato invano (come non rischiare di convincersene, d’altra parte, guardandosi intorno), che la laicità sia rimasta una parola vuota, che l’ossessionante problema del rapporto Ragione-Fede, così caratteristico della filosofia medievale, non sia stato definitivamente risolto da grandi pensatori come Ockham, Cusano, Bruno o Newton, ma incomba inquietantemente ancora sulle nostre teste.

Resta il fatto che, se davvero il Cristianesimo si considera così “razionale”, non si spiega come mai i cristiani agiscano, sempre più spesso, contro ogni logica, contro ragione. Che senso ha, infatti, insegnare a scuola che l’illuminismo ha avuto il pregio di condannare qualsiasi privilegio alla luce della razionalità per poi, a distanza di due secoli, trovarsi ancora in un tempo, e in un luogo, in cui il cristiano gode di tutta una serie di privilegi che nessuno osa mettere in discussione? E’ giusto, in uno Stato laico come vorrebbe definirsi il nostro, che nella scuola pubblica continui ad essere insegnata la sola Religione Cattolica (perché così stanno le cose: ogni insegnante di religione, in realtà, è titolare di una cattedra IRC, ossia di Insegnamento della Religione Cattolica), ed il massimo della libertà accordata agli alunni del nostro Paese consista - in virtù del Concordato del 1984 - nello scegliere se frequentare o non frequentare tale ora di lezione, senza, per esempio, beneficiare di altre opzioni come quella di crescere e formarsi sulla propria religione? E non sarebbe ancor meglio lasciare la religione fuori dagli istituti scolastici così da evitare qualsiasi disparità?

Com’è possibile che, ancora oggi, nelle aule pubbliche, frequentate da ragazzi di tutte le confessioni o anche atei, campeggi ancora il crocifisso, e che in quelle stesse aule, la cui manutenzione e pulizia vengono pagate con le tasse di tutti gli italiani (tutti, lo ripeto: cattolici, protestanti, ebrei, musulmani, buddisti, ecc. o totalmente irreligiosi!), si tengano “momenti di preghiera” per alunni e docenti cattolici, si allestiscano presepi a Natale, si preparino i canti per la messa di Pasqua o cose del genere? E quanto è davvero giusto che lo Stato, in periodi di piena crisi, con graduatorie di docenti precari che raggiungono le centinaia di migliaia di iscritti in tutti i Provveditorati d’Italia, a ondate decine di migliaia di insegnanti di Religione cattolica, pagati con i soldi di tutti i cittadini italiani, di qualsiasi fede religiosa?

Come si spiega, razionalmente, l’ostinata discriminazione che dalle nostre parti vivono a tutt’oggi le cosiddette “coppie di fatto”, se non con il pregiudizio che nutre la religione cattolica nei confronti di chi non si sposa in chiesa? Come mai chi intende divorziare incontra, in questo nostro Stato così aconfessionale, molti più ostacoli - di natura giuridica ed economica - che non nelle altre nazioni?

È giusto (razionalmente giusto!) che ogni Telegiornale della televisione di Stato contenga almeno una notizia su quanto ha detto o ha fatto il Papa, mentre niente mai veniamo a sapere circa qualsiasi altra comunità religiosa? E perché mai il criterio di suddivisione del gettito dell’8 per mille è stato elaborato in modo da avvantaggiare Santa Romana Chiesa?

Per non parlare dell’annosa questione dell’ICI, naturalmente…

Bisognerebbe capire, una volta per tutte, che il vero "potere forte" nulla ha a che fare con Destra e Sinistra, che hanno poco più di due secoli e sono già, come stiamo assistendo - in rapida via d'estinzione. Il vero, autentico potere forte è quello del Cristianesimo, soprattutto nella sua componente cattolica. Un potere che, da più di duemila anni, si intreccia al dispotismo delle varie dinastie e dei più svariati regimi ed intride di sé - fin dalla nascita - i tessuti più profondi dell'animo di ogni individuo. Nessuno sfugge al condizionamento che esso è in grado di esercitare, dal battesimo al catechismo, già in tenerissima età. Nessuno sfugge: dalle nostre parti anche l'ateo, sotto sotto, è cristiano.

In Italia, poi, uomini e donne si distinguono in cattolici atei e cattolici religiosi, cattolici buddisti e cattolici non buddisti, ecc.

Non so se davvero il Cristianesimo, in definitiva, possa dirsi razionale. Credo però che sia venuto il momento di diventare, questo sì, una religione seguita da persone intellettualmente oneste. Dotate, cioè, di quel tipo di onestà che non accetta per sé alcun privilegio e che, davvero, fa della propria fede una mera questione d’amore.

D’amore, non di interesse.

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