Io ho la ricetta
Io ho la ricetta, so come fare. Lo sanno tutti, lo sai anche tu, ma preferisci non pensarci.
La mia ricetta è molto semplice, talmente semplice che tutti i potenti della terra possono solo considerarla irrealizzabile.
Per cominciare, restituiamo la terra, la Patria, a coloro a cui l’abbiamo sottratta. Loro, in quelle zone del mondo, abitavano da secoli. Smettiamo di perseguitarli e di discriminarli soltanto perché rivogliono indietro le loro case e i loro campi: tanto non si rassegneranno mai. Finché resterà in vita anche uno solo di loro, continueranno a odiarci e a farci saltare in aria. E con piena ragione, per giunta.
Poi proviamo a fare uno sforzo di memoria. Ricordiamoci di un continente che ha dato la vita al pianeta e alla nostra stessa specie, e che abbiamo ripagato depredandolo di risorse, schiavizzandone gli abitanti, distruggendone l’economia fino a inventarci quella Fame nel Mondo di cui adesso incolpiamo Dio. Ecco, ripensiamo a quelle navi strapiene di neri svenduti, come merce della più bassa specie, in Europa e in America. Solo così potremo smettere di parlar di loro come di quelli che “vengono a rubarci il lavoro”. Solo così potremo ricominciare a rispettarli, accoglierli, risarcirli (anche se mai abbastanza), del male che, in questi ultimi secoli, abbiamo fatto a loro, alle loro famiglie.
Perché, vedi, noi siamo la società che ricorre alla violenza per combattere violenza che è risultato di altra violenza. E questa catena, permettimi di dirlo, è talmente idiota.. Talmente idiota e criminale..!
Idiota. Come il contadino assetato di soldi, che coi suoi pesticidi uccide il parassita insieme al predatore. E che, in quel modo, indebolendo sempre più la pianta, non trova altro rimedio se non quello di aumentare la dose del pesticida.
Criminale. Come il ricercatore, che inventa e diffonde la malattia per speculare sul farmaco con cui curarla. Come il medico, che non ti insegna a mangiare e a controllare il tuo corpo, salvo poi riempirti di medicinali, a sottoporti a innumerevoli interventi chirurgici, che produrranno altri dolori, altre malattie, da affrontare con nuovi medicinali e nuovi interventi.
La mia ricetta è semplice. Prevede che a ogni uomo sia restituito il diritto di pensare con la propria testa, di riflettere autonomamente sulla moralità delle proprie azioni, di attribuire liberamente un senso alla propria vita, di svolgere un lavoro con dignità e felicità. Un lavoro da amare, che non fa sentire "strumenti" per il guadagno di qualcun altro, ma uomini liberi e vivi. Soltanto così, ripopoleremo i giornali di giornalisti, gli ospedali di medici, gli studi legali di avvocati, i tribunali di giudici, le scuole di insegnanti, i parlamenti di politici, invece che lasciar tutto ciò in mano a quegli innumerevoli servi di un potere mafioso che, quotidianamente, distruggono la nostra esistenza. La nostra fame di vita, di giustizia, di conoscenza e d’amore.
La mia ricetta prescrive di tornare a separare l’interesse privato - quello dei singoli individui che legittimamente perseguono il proprio vantaggio personale - da quello pubblico, che è tale proprio perché va inteso nell’interesse di tutti, nessuno escluso. Nessuno escluso. Imparando a rispettare le convinzioni, le tradizioni, le religioni e le irreligioni di chiunque, senza arrogarsi il diritto di saperne più degli altri e senza arroccarsi ignorantemente sui soliti, vecchi, putrescenti pregiudizi.
Imparando ad ascoltare, piuttosto che urlare.
Ecco, è questa la mia semplice ricetta.
E se rispondi che son solo un illuso, soltanto uno stupido sognatore.. beh, sappi che è proprio la gente come me, la sola che - finalmente - si è svegliata.
Che si è destata, per sempre, da quell’incubo che ti hanno insegnato a chiamare “realtà”.