Giulio e le trivelle

17 ottobre 2016

Io ho un’idea.

Ho ascoltato ciò che avete detto, e sono d’accordo.

Zohr, quel gigantesco giacimento di gas, fa veramente paura. Gli italiani sono stati in gamba, non c’è che dire.

Hanno scommesso su una zona su cui noi non avremmo nemmeno puntato un centesimo, e hanno vinto.

Bravi, bisogna ammetterlo! Hanno incrociato i dati, fiutato l’odore del gas da consumati segugi, e poi giù, con le loro trivelle ficcate in profondità, come giganteschi fucili, nell’offshore egiziano. Seicento metri di roccia, coi punti di pressione tutti allineati, hanno ceduto alla perforazione come fossero stati di burro. Bravi e fortunati, va riconosciuto!

Il più grande pozzo di gas del Mediterraneo: questo è lo Zohr, d’altra parte. Una scoperta senza precedenti.

Leggo nei vostri occhi l’ira vendicativa di chi non ci ha saputo credere. La riconosco chiaramente, quella folle rabbia di chi ha perso la scommessa, di chi si è fatto soffiare la torta sotto il naso.

L’Eni ha avuto coraggio, sì, ma anche pazienza.

Dopo aver saputo ufficialmente di aver vinto la gara, quella stessa gara che noi abbiamo disertato, ha saputo attendere che in Egitto maturassero le condizioni giuste.

E appena i Fratelli musulmani sono stati fatti fuori, ha ottenuto nuove garanzie da Al-Sisi.

Morale della favola? Un investimento tra i cinque e i sette miliardi di dollari al 100%.

Ora mi chiedo: vogliamo farlo saltare, quell’accordo, miei cari? Vogliamo spaccarla quest’aurea alleanza tra Egitto e Italia? Beh, allora qui ci vuole l’incidente diplomatico, no?

Un cittadino italiano: ecco quel che ci serve. Meglio se giovane, brillante, pieno di vita. Uno con la faccia pulita, simpatica, di quelle che piacciono a prima vista..

No, no. Non dico semplicemente di ucciderlo. La cosa finirebbe lì, sepolta tra i soliti misteri irrisolti. Stile: “la maledizione delle Piramidi”.. No, no: peggio.

Dico di catturarlo e torturarlo per giorni. Dico di sfigurarlo e di lasciarlo poi bene in vista. Che lo trovino, che la notizia giri. Che si crei un movimento di protesta collettivo. Che l’Italia intera chieda giustizia, urli vendetta, così da mettere in serissimo imbarazzo i suoi stessi governanti.

Certo, a quel punto proveranno a inventarne di tutti i colori. Come se un Paese come l’Egitto non sapesse far sparire le sue vittime, tutte le volte che occorre..!

Già me li vedo, Renzi e compagni, a costruir sciocchezze. Le urticanti indagini del giovane, le sue scomode ricerche sui sindacati degli ambulanti, lo spionaggio, l’ISIS magari! Già me lo figuro, il nostro Al-Sisi, arrampicarsi sui vetri per salvar capra e cavoli. Per non pestare i piedi né a loro né a noi. Perché anche i nostri soldi, i nostri appoggi, mica gli fanno schifo, no?

Proveranno a inventarsi di tutto, vedrete. Ma alla fine, dopo tutti gli equilibrismi, chi governa l’Italia dovrà cedere. Dovrà rispondere, prima o poi, alle pressioni di un popolo assetato di verità e giustizia. E a quel punto, signori miei, le relazioni tra Italia ed Egitto andranno in frantumi. E con loro, quella licenza miliardaria che vi sta tanto a cuore.

Che ne dite, signori? Vi sembra una buona idea, oppure no?

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Questo articolo è stato scritto come mio personale contributo a un frequentato Blog di sensibilizzazione nei confronti della causa di Giulio Regeni. Questo Blog aveva fatto appello a tutti coloro che volessero inserire un loro pezzo per continuare a render vivo il dibattito sull'effettiva verità circa i fatti che hanno portato alla terribile morte del giovane ricercatore. Nessuno, però, mi aveva avvisato del fatto che tutti gli articoli che in qualche modo proponevano un'ipotesi sulle cause di quella vicenda fossero soggetti al vaglio della famiglia di Giulio, la quale - in pratica - di volta in volta si riserva di dare o meno la propria autorizzazione a ogni pubblicazione.

Dopo alcuni giorni di attesa del "nulla osta", constatando che contributi più recenti del mio venivano invece prontamente inseriti, in coerenza con il mio totale e assoluto rifiuto nei confronti di qualsiasi tipo di censura, ho deciso di lasciar perdere. E di pubblicarlo qui.

Circa la questione della scoperta del giacimento di Zohr cfr. anche, su eniday.com, il racconto di M. Alfieri.

 

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