22 Giugno 1633. Galilei abiura
Quando è passato davanti alla mia cella si è voltato ancora un attimo, a guardarmi. Circondato da annoiati soldati e viscidi frati in preghiera, si trascinava in catene per i corridoi della prigione. I suoi occhi hanno incrociato per un attimo il mio sguardo, sì. Ma un attimo solo. Come se quegli occhi stanchi non riuscissero a sostenere il peso dei miei, così carichi di speranza e di silenziose domande.
L’ultima cosa che ricordo è quel suo sferragliare per gli angusti cunicoli della segreta, quelle torce infuocate, quell’odore acre e pungente di pece bruciata.
Mi hanno detto che quello stesso giorno ha abiurato. Mi hanno detto che ha giurato di credere, da quel momento in poi, in tutto ciò che la Chiesa di Roma sostiene, predica, insegna. Alla notizia, un fitta profonda, un dolore sordo e tagliente, mi ha squassato lo stomaco.
Da quel giorno, eccoli lì, tutti i compagni di cella, a sentenziare convinti. Galilei ha ben fatto. Si è salvato la vita? Ha ben fatto! Galilei continuerà a studiare, a divulgare i suoi scritti. Non morendo, non certo accettando di farsi annullare dalla censura, si combatte l’errore. Ma dissimulando. Fingendo di sottomettersi e, nascostamente, continuando a cercare e a diffondere il Vero…
Io ascolto, non parlo. Da quel giorno, di rado apro bocca. Le parole? Non servono più, oramai. Flatus vocis, le parole… Quanto contano, ormai? Cosa esprimono davvero, quei suoni? Quella patina esteriore che riveste, ambigua, i nostri angusti o lucenti pensieri? Galilei ha ben fatto. Ora è a casa, sano e salvo. E con lui, si è salvata la scienza. Quel nuovo che avanza, e che nessun tribunale potrà mai più arrestare.
Io ascolto, non parlo. Ma ripenso a quel frate finito sul rogo, trentatré anni fa. Penso a lui con dolcezza. E il pensiero di lui rafforza i miei giorni. Frate Jordano.. Sguardo alto, fermo, profondo. Galilei è fatto d’altra pasta, è inutile. La teoria? Più importante dell’uomo. La scienza? Più importante della morale, della libertà. Galilei è l’inizio di quell’insubordinazione del predicato sul soggetto, dell’accidente sulla sostanza, della quantità sulla stessa realtà che pretende di quantificare… Galilei è un’altra natura. La dignità? Meno importante dei suoi calcoli, delle sue scoperte. La censura? Meglio aggirarla che combatterla… E poi c’è la differenza d’età, certo. La diversa resistenza fisica… Resta la resa, però.
La resa, perché? Perché? I miei pensieri rifuggono quest’idea malsana. Inchinarsi, accettare, sottomettersi e poi tradire quello stesso giuramento con cui si ha tradito… Com’è possibile?
E d’altro canto infierire così, su un anziano…
Censura vigliacca, tremenda, diabolica! Nessuna censura, mai. Nessuna censura, mai!
Jordano è morto, ma il suo oscuro sguardo non cala. Resta incollato a quello dei frati, dei cardinali, del Papa. Avete più paura voi di me! Questa è la guerra, questo l’uomo!
Nessuna censura, mai! Né accettata, né operata. Per lo sguardo di quell’uomo, per le sue labbra sanguinanti, per le sue ceneri disperse al vento.
Io sto zitto. Li lascio parlare e rifletto. La Luna non è più cielo a noi, che noi a lei. Oddio, fratello Bruno, che meraviglia è questa! Affermare e difendere la pluralità, la molteplicità dei punti di vista. Ed affermando, contemporaneamente esporre al naturale, legittimo dubbio ciò che si afferma. Che meraviglia è questa, frate Jordano? Nessuna censura, mai! Ogni posizione è la mia posizione. Se la rispetti, rispetti me. Se la uccidi, uccidi me. Prendere o lasciare. Altro che dissimulare.. Nessun’idea può mai venir cancellata dalla scure. Nessuna posizione va ritenuta sacrosanta, inviolabile. Quando la si dà per sacra, quando la si venera ad occhi e orecchi chiusi, la “verità” è ignoranza, distruzione e morte. Morte della domanda, morte della libertà, morte della vita. Morte di Dio. Ancora adesso, nella mia angusta cella, ripenso a quello sguardo, che al suo passaggio si abbassa oltre il mio. Ripenso alle catene, alle preghiere ipocrite. Poi, mi concentro sul fuoco. Su quelle dirompenti fiamme che ancora bruciano, libere e gioiose, alimentate da quello stesso inarrestabile vento che, ogni giorno, gonfia la vela della ricerca e della virtù umana. Grazie per sempre, frate Jordano.
Nessuna censura mai. Nessuna censura mai. Nessuna censura, mai!