I diktat della Fondazione alla Buona Scuola di Stato
Dici che non ti interessano i “massimi sistemi”, i “complottismi”, le “dietrologie”. Dici che ti basta che le cose funzionino. Per esempio, che la scuola faccia quello che deve, e chissenefrega se i soldi li mette Coop o Fiat. Basta che ci siano le lavagne, i banchi, i laboratori.. Tanto le cose van così, si sa: la ricerca scientifica sottomessa alle multinazionali, la politica alle banche, la scuola a Confindustria. Quindi, nessuna novità. Nessuna paura che la preparazione dei nostri ragazzi venga condizionata dalle logiche imprenditoriali, che ai nostri figli non venga semplicemente insegnato quello che non devono sapere, che la cultura sia stata uccisa sull’altare degli interessi delle aziende? No. E cosa importa? Basta che tuo figlio, poi, trovi lavoro, no?
La Fondazione e il suo Santo protettore
Allora lasciamo perdere, non ti racconto più nulla. Sì, tempo fa avevo fatto un po’ di casino con la Treellle[1], ma alla fine cos’è cambiato? Chi se n’è preoccupato, davvero? Quindi a cosa serve dirti che questa associazione di banchieri, industriali e ferventi attivisti di CL[2], che detta le regole del gioco al Ministero dell’Istruzione, è affiancata e gestita da un’altra che si chiama Fondazione Rocca? Tanto non ti interessa, no? Che ti frega di sapere che ‘sta fondazione fa capo a Gianfelice Rocca, uno dei soci fondatori di Treellle, che è l’ottavo uomo più ricco del Paese, l’autentico re dell’acciaio italiano, per sua stessa ammissione membro del Bilderberg dal 2013, della Trilateral, dell’Aspen? Massì, tutte questioni di lana caprina, no? Cosa importa che proprio quel Rocca che dà le dritte della Buona Scuola sia stato vicepresidente di Confindustria, sia attualmente membro dell’Advisor Board di Allianz, ma soprattutto presidente di Techint Group (primo gruppo industriale italiano) e di Assolombarda?
Il resto su: P. Ratto, Programma dIstruzione, Bibliotheka edizioni. In uscita a maggio 2020.