Quando dipingi un cancello

Hai presente quando dipingi il cancello? Quando ti metti lì, col pennello in mano, e punti gli occhi con attenzione sulla cornice di ferro, badando bene a stirar con cura la tua brillante vernice?

Ecco, immaginati in quella situazione, tutto teso a coprir meticolosamente ogni spazio.

Intingi il pennello con moderazione, senza caricarlo troppo di pigmento. Lo asciughi leggermente, premendo le morbide setole contro il bordo interno della latta.. Poi - con sguardo sapiente e concentrato - accarezzi sottilmente con la punta, quasi a fare il solletico, la superficie grezza e ruvida, ancora da tinteggiare. I movimenti, decisi e delicati a un tempo, si susseguono ritmici, mentre i pensieri fluiscono, vanno e vengono, spesso un po’ ossessivi.

Ti fermi un attimo. Inclini la testa e allunghi il collo.. Un po' a destra, un po' a sinistra, controlli se il paletto su cui hai appena concentrato i tuoi sforzi sia coperto bene, verniciato nella totalità.. O se ci siano ancora segni, qua e là, di quel vecchio e arrugginito passato..

Poi ricominci: tuffi di nuovo il tuo aggeggio nella morbida ed elastica consistenza del colore, strizzi le setole contro la parete del barattolo e riprendi il tuo lavoro, serenamente.

Perché quel che distribuisci uniforme, dopotutto, è solo un diverso grado di eccitazione alle nuove carezze del sole.

Ecco. Hai presente quando poi finisci? Quando ti senti soddisfatto di aver portato a compimento la tua ottima opera? Un lavoro perfetto, di cui vantarsi con tutti, accidenti..! A quel punto, che fai? Chiami subito qualcuno ad ammirare il risultato, no? E cosa accade, in quel momento? Che, immancabilmente, ti senti dire che hai scordato di verniciare quel puntino lì, quell’area là.. Che se ti sposti un po’ di più sul lato destro - o anche su quello sinistro, per carità - noterai degli spazi enormi, giganteschi! Intere zone dimenticate, abbandonate a loro stesse, che tu nemmeno avevi notato! Spazi imbarazzantemente lasciati lì esattamente com’erano prima di cominciare. Con tutta la loro ruggine, il loro vecchio e fatiscente aspetto.. Che vergogna, tu e la tua boria!

Hai presente il disagio, quell’improvviso senso di superficialità? Quella sensazione di inadeguatezza di chi l’aveva fatta un po’ troppo facile, dell’illuso che aveva creduto di saper risolvere le questioni un po’ troppo velocemente?

Ecco. Le idee che ci facciamo sul mondo, sulla vita e sugli altri, spesso sono un po’ così. Come quella tinteggiatura frettolosa, che lascia buchi da tutte le parti semplicemente perché ci ostiniamo a osservare le cose sempre e solo da una stessa angolazione. Allungando un po’ il collo, al limite. Ma niente di più. Niente di più! Senza muoversi davvero, senza spostarsi a guardare il lavoro più da lontano.. da altri punti di vista.

E la Filosofia? Beh la Filosofia serve soltanto a questo.

Insegna alla gente a girare intorno al cancello.

 

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