Colpa tua!

Quando ti scandalizzi di fronte all'ennesima banda di ragazzini che accoltellano un coetaneo, o un insegnante, o un genitore; quando stenti a credere che da una banale battuta in discoteca si passi, in un attimo, alla morte di qualche adolescente, quando senti tutte queste cose e proprio non riesci a capire, dammi retta. Sentiti in colpa.

Sentila fortissima, letteralmente soffocante, quella tua colpa.

Ripensa un attimo a tutte le volte in cui piazzi tuo figlio davanti alla Tv solo per evitare che ti rompa le scatole. A quelle serate intere che gli fai passare davanti a un tablet o a una Playstation, per poterti godere la cenetta al ristorante, o per smanettare indisturbato sul tuo cazzo di cellulare. Quella Tv, quel tablet, quel cellulare che, dopo tutto, insegnano sempre la stessa cosa: a scatenare le proprie emozioni senza il minimo controllo di sè. A lasciarsi controllare dagli altri, da quelli che contano, da coloro che quegli stessi strumenti li vendono, insomma.

Pensaci. Pensa a quel tuo precipitarti ad accontentarlo, a dargli subito ciò che vuole, non appena gli parte il capriccio. A quel tuo concedergli qualsiasi cosa, piuttosto che sentirlo urlare.

Perché è così, è proprio così che tu gli stai negando la capacità di controllarsi. È esattamente così, che lo stai privando dell'unica vera libertà che un uomo possa sperimentare: quella del suo sapersi controllare. Del suo saper disporre di sè.

Tutte le sue rabbie, le sue passioni, le sue emozioni, tu le contrasti con nuove attrattive, con altre emozioni, con distrazioni "esterne", rendendo tuo figlio sempre più passivo, sempre più incapace di controllarsi. Sempre più dipendente dagli altri e dalle cose. Sempre meno in grado di far funzionare il cervello.

Sei tu, sei sempre tu. Sei lo stesso che pretende che la televisione, la scuola, la parrocchia, svolgano il compito educativo che era tuo. Ma sei anche lo stesso che non esita a prendere a male parole o addirittura a cazzotti un insegnante, se solo osa contraddire il tuo bambino. Se soltanto prova a mettersi contro a un sistema scolastico che incoraggia sempre gli stessi tablet, la stessa passività, la stessa dipendenza da chi tiene i fili del teatrino.

Sei quello che reclama pene più severe, telecamere più diffuse, polizia più presente, come se la soluzione stesse nella repressione. Come se la panacea consistesse in quel cumulo di ipocrisie che chiami "sicurezza", e che servono solo a chi, in questa maniera, ne approfitta per allargare il suo potere su tutto. Su tuo figlio e su di te. Come se la chiave di tutto fosse questo tuo delegare, invece che quell'educazione al controllo di sè che tu stesso, con la tua scarsa presenza e la tua costante svogliatezza, gli hai vergognosamente, colpevolmente negato fin dalla sua nascita.

E che in nome della tua sacrosanta comodità, gli hai rubato per sempre.

(Tratto da Pietro Ratto, Programma dIstruzione, Bibliotheka, Roma, 2020)

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17 dicembre