Le aderenze francesi dei Colombo di Cuccaro (1422-1444)
Valois, Bourgogne, Bar, Anjou
Gianfranco Ribaldone, 27 dicembre 2012
Il punto chiave di questo saggio è il rapporto tra Valerano della Manta e i Colombo di Cuccaro, in particolare Domenico. Tuttavia il punto centrale da cui tutto irraggia è la figura stessa di Valerano
(figlio naturale di Tommaso III) che per un decennio assunse la reggenza del marchesato di Saluzzo
in attesa che il fratello Ludovico (figlio legittimo di Tommaso III), uscisse di minorità.
Gli affreschi della sala baronale del castello della Manta, sono l'espressione della sua visione del mondo, che è manifesto di quello che, in campo artistico, chiamiamo "gotico internazionale", fiorito tra fine Trecento e prima metà del Quattro. Non fu solo movimento artistico, ma progetto di un futuro che era tutto da scrivere. Era l'alba gotica di un Rinascimento fondato sul gradus o missione divina intesa come servizio, il potere inteso come sacrificio, che abortì e fu oscurata, nel corso del secolo, da quello di tipo umanistico fondato sul recupero della classicità e sull'individualismo.
1422, aprile 19
Nel castello di Pontestura¹ si aggiorna la dote relativa ad un matrimonio consono alle istanze della diplomazia monferrina, che mira ad uno sbocco marchionale in terra di Francia sia pur attraverso l'insidioso canale sabaudo- borgognone. Alla presenza del marchese Giangiacomo e di Giovanna sua consorte (sorella di Amedeo VIII, duca di Savoia), nella camera paramenti della marchesa stessa, il nobile Franceschino Colombo di Cuccaro, figlio di Lancia e Bartolomea, fratello di Berrettino, Stefano, Domenico e Giovanni², riceve in consegna la dote della moglie Catherine³, figlia del nobile Jacques de Villette (diocesi di Ginevra)⁴ e della nobile borgognona Jeannine de Oyonnax (diocesi di Besançon).
1422, giugno 5
Il capitano d'Acquesana, consigliere e ambasciatore marchionale Berrettino Colombo di Cuccaro (il maggiore tra i figli di Lancia e Bartolomea)⁵ è inviato nel Barrois⁶ per proporre al cardinale Louis, duca di Bar (zio materno del marchese), come pure ai principi che stanno presso Louis, la successione al ducato per Guglielmo, figlio del marchese⁷. Il capitano d'Acquesana in agosto⁸ è già tornato: il piccolo Guglielmo potrà essere condotto nel Barrois⁹. Per il marchesato, chiuso tra gli ostili ducati di Savoia e di Milano, una porta si apre verso la Francia.
1422, settembre 26
Valerano, figlio naturale di Tommaso III (defunto marchese di Saluzzo), s'incontra in Alba con il marchese di Monferrato, presente Berrettino Colombo di Cuccaro.
Valerano, che regge le terre di Saluzzo in attesa che esca di minorità il fratello Ludovico, figlio legittimo di Tommaso III, rinnova a nome di Ludovico giuramento di fedeltà per i luoghi di competenza paleologa nel marchesato di Saluzzo¹⁰, che però nel 1413 è stato ridotto in vassallaggio da Amedeo VIII, conte di Savoia, quando la corona francese (indebolita dal conflitto con la monarchia inglese, dalla guerra civile tra armagnacchi e borgognoni e dalla follia di Carlo VI), non è stata più in grado di difendere i Saluzzo dall'aggressività sabauda¹¹. Si è allora rotto il vincolo che univa Saluzzo a Parigi (alla corte dei Valois), la città che Tommaso III (autore del Livre du Chevalier Errant), amava e che il figlio Valerano ama, sorgente culturale per il marchesato e protezione contro le mire del conte di Savoia¹². Nel 1415 sorte simile è toccata al marchesato di Ceva¹³, che con Monferrato e Saluzzo condivide il capostipite, Aleramo. La porta che il piccolo Guglielmo forse aprirà verso la Francia è già una speranza per tutto il mondo aleramico.
Affreschi della Manta
In questi anni Valerano fa affrescare la cosiddetta “sala baronale” del castello della Manta¹⁴. Sulla parete sud è raffigurata la fontana della giovinezza. Vecchi d'ogni ceto s'immergono nell'acqua (i beni contingenti) e ritorna giovinezza: i piaceri possono perpetuarsi. Lo diresti paradiso, ma è inferno, circolo vizioso, porta chiusa. Sulla parete opposta, ecco nove eroi e nove eroine: immagini splendide ed evanescenti, come ali di farfalla da collezione. Ognuno ha rinunciato ai piaceri per compiere grandi gesta, ma ha conservato per sé l'amore per la gloria, che ora non c'è più. Nessuna porta s'è aperta, la gloria del mondo è effimera. Sulla parete orientale s'apre però una nicchia: sul lato sinistro è raffigurato Giovanni Battista, con in braccio l'agnello del sacrificio; sul lato di fondo v'è il Figlio, che il Padre ha sacrificato per la salvezza del mondo, il Cristo crocifisso, ai cui piedi piangono la Vergine e Giovanni Evangelista e dal cui costato sgorga un fiotto di acqua e di sangue che apre la via della salvezza; sul lato destro della nicchia, ecco San Quintino inchiodato alla macchina del supplizio, docilmente sottomesso al sacrificio, il santo che è simbolo del mondo aleramico, essendo a lui intitolata l'abbazia di San Quintino in Spigno Monferrato, fondata il 4 maggio 991 dai figli e dai nipoti di Aleramo¹⁵. Se Fortuna ti ha tolto quasi tutto, tu allora sacrifica per il bene del marchesato aleramico, secondo il tuo gradus, l'ultima effimera tua consolazione: ciò che offri a Dio (tramite il marchese e l'imperatore), non è soggetto a casus (caduta), anzi può aprire una via nuova.
1425
A settembre Guglielmo Paleologo, figlio di Giangiacomo, è accompagnato da Berrettino Colombo di Cuccaro verso il Barrois¹⁸. Amedeo VIII, timoroso di sviluppi negativi per il ducato di Savoia, interrompe il viaggio del bimbo¹⁷. Rimarrà un forte legame tra i cugini René d'Anjou (a lui va il ducato di Bar in quanto nipote, per via materna, del cardinale Louis, duca di Bar), e Guglielmo (a lui sarebbe potuto spettare il ducato di Bar in quanto nipote di Louis per via paterna).
1426
Valerano consegna il governo del marchesato di Saluzzo al fratello Ludovico¹⁸.
1427
Alla fine dell'anno (o all'inizio del successivo), Berrettino Colombo di Cuccaro muore¹⁹.
1428
In aprile Giangiacomo s'accorda con Venezia, entrando nella lega antiviscontea²⁰; tra i consiglieri più vicini al marchese v'è Franceschino Colombo di Cuccaro²¹.
1429
La riscossa della monarchia francese, grazie alla Pulzella d'Orléans, indebolisce il duca di Savoia, che s'accorda segretamente con Filippo Maria Visconti, duca di Milano²².
1430
Si accentuano tensioni e provocazioni tra Giangiacomo Paleologo e Filippo Maria Visconti.
1431
Il 9 ottobre il Paleologo è sconfitto a Sestri da Niccolò Piccinino (al servizio del Visconti). Il 29 ottobre una parte del Monferrato viene occupata dalla compagnia di Francesco Sforza (al servizio del Visconti), che il 10 dicembre entra in Casale. Due giorni prima, il Paleologo si è ritirato a Chivasso ove, accusato di trame antisabaude in Francia, riceve una dichiarazione di guerra dal duca di Savoia.
1432
L'8 gennaio il duca di Savoia occupa la parte di Monferrato non invasa dal Visconti; il 31 gennaio riceve il Paleologo a Thonon, impegnandosi a proteggere dal Visconti le terre di Monferrato presidiate dalle proprie truppe (in realtà con il Visconti s'è segretamente accordato per la spartizione), in cambio della cessione dei luoghi a sinistra del Po e del vassallaggio dei luoghi tra Po e Tanaro²³.
Il Paleologo, fatta il 13 febbraio promessa scritta di cessione²⁴, si rifugia a Venezia, ove l'8 maggio viene onorevolmente recevudo e gli viene assegnata come dimora la casa che, presso Sant'Eustachio (San Stae), fò del conte Carmagnola²⁵ (decapitato tre giorni prima come traditore).
1433
In aprile, con la pace di Ferrara, il Visconti accetta di restituire i luoghi monferrini da lui occupati; a settembre il Paleologo lascia Venezia, a dicembre rientra in Monferrato.
1434
Dure pressioni di Amedeo VIII, che esige dal Paleologo il rispetto dei patti di Thonon.
1435, gennaio 27
Il Paleologo, dopo la cattura del figlio Giovanni e l'assedio di Chivasso, è costretto a sottostare ai patti di Thonon: Chivasso, Trino, Livorno, Volpiano, Settimo sono cedute al duca di Savoia; per il resto del Monferrato, il marchese con il figlio Giovanni si fa vassallo del duca²⁶.
1435-1444 (nel 1445 inizieranno rappresaglie antisabaude²⁷, dopo la morte di Giangiacomo)
Il marchesato è dissanguato, al punto che papa Eugenio IV nel 1436 concede al marchese di riscuotere sussidi dagli enti ecclesiastici²⁸. Il marchesato è umiliato: il Paleologo è costretto a far giurare ai propri signori fedeltà al duca, che usa i figli del marchese per gli interessi del ducato sabaudo²⁹. Solo Guglielmo, il secondogenito chiamato nel 1438 dal cugino René d'Anjou (Renato d'Angiò, che è deciso a difendere i diritti angioini sul regno di Napoli contro Alfonso V re d'Aragona, confidando nell'aiuto di Genova)³⁰, acquista gloria a Napoli, figurando al primo posto fra i componenti il Gran Consiglio del Regno³¹. Luchino Colombo di Cuccaro, familiaris del Visconti, da anni impegnato fuori dal marchesato³² e ora a Napoli accanto a Guglielmo, il 9 novembre 1440 è inviato da René presso Alfonso V con una proposta di tregua (procura di Traiano Caracciolo), e con un memoriale (a cui la procura fa riferimento) contenente un'altra proposta, cioè che l'Aragonese adotti Giovanni d'Angiò, figlio di René³³. La proposta d'alleanza angioino- aragonese, ostile al doge Tommaso Campofregoso che tarda ad inviare aiuti all'Angiò, probabilmente ispirata da Gian Antonio Fieschi e da Raffaele Adorno (avversari genovesi di Tommaso), dal duca di Milano (che ha perso Genova nella rivolta del 1435), e dal marchese di Monferrato (che ospita i fuoriusciti Adorno e appoggia i marchesi del Carretto del Finale), non è comunque accettata da Alfonso V, che il 2 giugno 1442 espugna Napoli. René e Guglielmo, lasciata Napoli, approdano a Porto Pisano per raggiungere Firenze, dove è in corso il Concilio; in autunno René è già in Provenza³⁴. A Genova, il 18 dicembre 1442, un'insurrezione guidata da Gian Antonio Fieschi e Raffaele Adorno, forse finanziata dal Visconti e da Alfonso V, depone il doge Tommaso Campofregoso³⁵; il 28 gennaio 1443 Raffaele Adorno s'impadronisce del potere e ne informa il Paleologo³⁶. Intanto Luchino Colombo di Cuccaro, tornato direttamente in Monferrato dopo la missione presso Alfonso V, ha chiesto al marchese, nell'aprile 1441, di poter entrare (come già il padre), nel consortile dei Colombo di Cuccaro³⁷. Amedeo VIII, dal concilio di Basilea eletto (anti)papa con il nome di Felice V, nel 1440 ha consegnato il ducato al figlio Ludovico³⁸, sicché ora il marchese di Monferrato è non solo vassallo del duca di Savoia ma, in materia ecclesiastica, anche costretto all'obbedienza verso il padre del duca.
1444, gennaio 24
Nasce da qui la risoluzione di Domenico Colombo di Cuccaro (figlio di Lancia), già scutifer e camerarius³⁹ rispettivamente nel 1429 e 1431. Due cose vanno rilevate:
1. Le rogatorie di 140 anni più tardi testimonieranno una tradizione orale, cioè che tre “putti”, figli maschi di Domenico (Cristoforo, Bartolomeo e Giacomo), furono condotti fuori dal Monferrato⁴⁰;
2. Il 24 gennaio 1444 Domenico rivolge al marchese istanza di adozione di Luchino Colombo di Cuccaro⁴¹, che poi grazie a ciò rientrerà nel consortile e sposerà Bartolomea, figlia di Domenico.
La motivazione dell'allontanamento dei “putti”
Domenico Colombo di Cuccaro, memore dei familiari affreschi della Manta (la bimba nata da Luchino e Bartolomea verrà chiamata con il nome di Pentesilea, l'amazzone che è tra le nove eroine della Manta⁴², mentre le due nipoti di Stefano, fratello di Domenico, sposeranno due nipoti di Valerano della Manta⁴³, dando origine a due rami dei Saluzzo della Manta), conscio del proprio gradus (il livello delle responsabilità all'interno del marchesato), conscio della caduta (casus), dei beni contingenti da lui subita, cognoscens gradum et casum suum (parole nell'istanza al marchese per l'adozione di Luchino), medita (ipotesi nostra) di sacrificare per il marchesato l'ultimo e il più caro tra i beni contingenti, la vicinanza dei tre “putti”, suoi figli maschi. Se rimanessero in Monferrato, diverrebbero vassalli dell'oppressore della stirpe d'Aleramo, loro che sono di radice aleramica sia paterna sia materna, avendo come padre Domenico, della nobile famiglia dei Colombo di Cuccaro, fedele ai marchesi di Monferrato, e come madre Marietta, figlia di un marchese di Ceva⁴⁴. Che cosa ha fatto Amedeo VIII ai figli del marchese? Non li ha forse ridotti a strumenti della politica sabauda? Ha fatto prigioniero Giovanni, come ricatto nei confronti del padre (anno 1435)⁴⁵. Ha scelto Ludovico I di Saluzzo, suo luogotenente, come sposo di Isabella (anno 1435)⁴⁶. Ha costretto il tredicenne Bonifacio a ratificare i duri patti imposti al padre e al fratello maggiore (anno 1436)⁴⁷. Ha scelto Giovanni II di Lusignano, fratello della nuora Anna di Lusignano, come sposo di Amedea (anno 1437)⁴⁸. Ha affidato la carriera ecclesiastica di Teodoro, cardinale a 13 anni, al proprio ministro Guillaume de Bolonier, quindi in senso conciliarista contro il papa di Roma (anno 1438)⁴⁹. Secondo Domenico, dunque, solo fuori dal Monferrato i propri “putti” potranno riaccendere la gloria dei Colombo e del marchesato.
La modalità dell'allontanamento dei “putti”
Ritornato in Francia nell'autunno 1442, René d'Anjou ricompensa con generosità (per lui una questione d'onore), chi gli è stato vicino nell'infelice impresa napoletana: molti lo seguono oltralpe, ottenendo benefici⁵⁰. Luchino Colombo di Cuccaro, che per lunga assenza più non ha forti vincoli in Monferrato, potrebbe seguire René in Francia, ma
prevale in lui il desiderio di rientrare nel consortile. E' dunque possibile che Luchino, pregato da Domenico Colombo di Cuccaro, affidi i figli maschi di Domenico a René che, o tenendoli con sé o affidandoli ad un casato a lui fedele, si sdebita con Luchino. Debitore verso Luchino diviene allora Domenico che, a sua volta, il 24 gennaio 1444 si sdebita con lui, adottandolo a figlio (il primo passo per il rientro di Luchino nel consortile). Infatti i membri del consortile dei Colombo di Cuccaro, impegnandosi ad accettare l'adozione di Luchino da parte di Domenico, la giustificano come compenso di certi favori che Domenico ha ricevuto da Luchino (aliquibus benemeritis receptis)⁵¹.
René e Cristoforo
Nel giugno 1450 (o poco dopo), Domenico muore⁵². Il filo che continua a legare i Colombo a René d'Anjou è anche il ricordo più antico che Cristoforo Colombo offre di sé: giovane comandante di una nave salpata da Marsiglia, al servizio di re René (el rey Reynel), va all'assalto di una galeazza di Ferrante, figlio naturale del re d'Aragona⁵³.
Ciò avviene dopo la primavera 1458⁵⁴, quando, morto Alfonso V, si accende un nuovo conflitto angioino-aragonese (1458-1463)⁵⁵ per il controllo del Mediterraneo occidentale.
Un mare fattosi piccolo dopo la caduta di Costantinopoli.
1 ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, Corte, Paesi, Monferrato, Protocolli, 1, notaio Ludovico Tizzone, f. 5r-5v.
2 Dal matrimonio di Lancia con Sica è nato Enricotto; morta Sica, dal matrimonio con Bartolomea sono nati Nicolino (denominato Berrettino), Franceschino, Stefano, Domenico, Giovanni (ARCHIVO HISTÓRICO NACIONAL DI MADRID, Consejo de Indias, legajo 21815, pieza 72, ff. 5-11, copia estratta dai protocolli del notaio Ardicino Gagliardo di Rosignano, testamento di Lancia, 9 novembre 1405).
3 Nel testamento di Franceschino, Catherine è detta di Bergondia, cioè di Borgogna; da lei Bernardo, Colombino e Giobbe; rimasto vedovo, Franceschino sposa Elenetta, da cui Bonifacio (ARCHIVO HISTÓRICO NACIONAL DI MADRID, Consejo de Indias, legajo 21476, pieza 71, n. 4, ff. 5r-8v, copia estratta dai protocolli del notaio Francesco de Istriis di Camagna, testamento di Franceschino, 29 maggio 1456).
4 Jacques de Villette appartiene alla nobile famiglia originaria dell'omonima località, che è un villaggio (14 fuochi nel 1443) vicino al capoluogo comunale di Thonex, a poche miglia da Ginevra. La prima attestazione del toponimo Thonex risale al 1225, nell'arbitraggio tra il conte di Ginevra e il signore di Faucigny; nell'atto compaiono alcuni nobili de Villette, vassalli della Casa di Ginevra, titolare dell'omonima contea. Ad inizio Quattrocento, estintasi la Casa di Ginevra, la famiglia de Villette (che possiede due castelli, a Villette e a Terreaux) diviene vassalla della Casa di Savoia. Cfr. AA.VV., Thônex, une commune une histoire, Genève, Editions Slatkine, 2010, pp. 23-33.
5 GIANFRANCO RIBALDONE, La famiglia Colombo di Cuccaro: dentro il cuore di una storia paleologa, in GIORGIO CASARTELLI COLOMBO DI CUCCARO, PETER J. MAZZOGLIO, GIANFRANCO RIBALDONE, CARLO TIBALDESCHI (a cura di), Atti del II Congresso Internazionale Colombiano "Cristoforo Colombo dal Monferrato alla Liguria e alla Penisola Iberica. Nuove ricerche e documenti inediti" (Torino 16-17 giugno 2006), Cuccaro Monferrato, CE.S.CO.M., 2009, p. 345.
6 Per una geografia storica del Barrois nel XV secolo cfr. OLIVIER GUYOTJEANNIN, Atlas de l'histoire de France. La France médiévale IXe-XVe siècle, Paris, Éditions Autrement, 2005, pp. 82-85.
7 ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, Corte, Paesi, Monferrato, Protocolli, 1, notaio Ludovico Tizzone, ff. 11v-12v.
8 Il 14 agosto 1422 Berrettino divide con i fratelli l'eredità paterna: ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI CASALE MONFERRATO, Archivio Dalla Valle, 686, 5, pergamena (cm. 16,5 x 26,5), copia estratta il 7 novembre 1442 dai protocolli del notaio Giovanni de Cazulino.
9 Che l'esito della missione sia positivo lo si deduce dalla conseguente partenza del bimbo tre anni più tardi.
10 ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, Corte, Paesi, Monferrato, Protocolli, 1, notaio Ludovico Tizzone, ff. 23v-24r.
11 PIERO CAMILLA, Momenti di storia della Manta, in GIUSEPPE CARITÀ (a cura di), Le arti alla Manta, Savigliano, Galatea, 1992, p. 30.
12 LUIGI PROVERO, Valerano di Saluzzo tra declino politico e vitalità culturale di un principato, in GIOVANNI ROMANO (a cura di), La sala baronale del castello della Manta, Milano, Olivetti, 1992, pp. 9-26.
13 GIOVANNI OLIVERO, Memorie storiche della città e marchesato di Ceva, Ceva, Garrone Teonesto, 1858, p. 63.
14 La nostra è una lettura degli affreschi secondo una chiave nuova almeno in parte. Cfr. GIUSEPPE CARITÀ (a cura di), Le arti alla Manta, Savigliano, Galatea, 1992. GIOVANNI ROMANO (a cura di), La sala baronale del castello della Manta, Milano, Olivetti, 1992. ROMANO SILVA, Gli affreschi del Castello della Manta. Allegoria e teatro, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2011.
15 Cfr. BERNARDINO BOSIO, La “charta” di fondazione e donazione dell'abbazia di San Quintino di Spigno, Visone (AL), s.e., 1972.
16 Tra il 28 giugno 1425 e il 22 febbraio 1426 Berrettino non è in Monferrato (GIANFRANCO RIBALDONE, La famiglia Colombo... cit., p. 345).
17 ALDO A. SETTIA, Guglielmo VIII, marchese di Monferrato, in Dizionario biografico degli Italiani, LX, Roma, Ist. Enc. It., 2003, pp. 769-770.
18 LUIGI PROVERO, op. cit., p. 25.
19 Testimonia in atto del 22 novembre 1427 (ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, Corte, Paesi, Monferrato, Protocolli, 1, notaio Ludovico Tizzone, ff. 93v-94r); il 13 febbraio 1428 risulta già defunto (ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, m. 18 di 2a addizione, n. 2, f. 2r).
20 ALDO A. SETTIA, Giangiacomo Paleologo, marchese di Monferrato, in Dizionario biografico degli Italiani, LIV, Roma, Ist. Enc. It., 2000, p. 408.
21 ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, Corte, Paesi, Monferrato, Protocolli, 1, notaio Ludovico Tizzone, ff. 102v-103r; 104v-105v.
22 FRANCESCO COGNASSO, Amedeo VIII, Milano, Dall'Oglio, 1991, pp. 262; 304-306.
23 ALDO A. SETTIA, Giangiacomo Paleologo... cit., pp. 408-409.
24 WALTER HABERSTUMPF, Regesti dei Marchesi di Monferrato (secoli IX-XVI), Alessandria, Sangiorgioeditrice, 2009, p. 158.
25 ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA, Miscellanea Codici, I, Storia Veneta, 57, Cronaca di Donato Contarini, VII, p. 213. In ordine cronologico, vi dimorarono Malatesta, Carmagnola, marchese di Monferrato, Vitturi, Zustinian, Contarini; nell'Ottocento il palazzo andò distrutto in un incendio (cfr. EUGENIO MUSATTI, Storia di Venezia, I, Milano, Fratelli Treves, 1914, p. 319). Iconografia: due oli di Michele Marieschi (quando nel palazzo dimorava la famiglia Zustinian), il più tardo dei quali risale al 1742 circa (cfr. RALPH TOLEDANO, Michele Marieschi. Catalogo Ragionato, Milano, Leonardo, 1995, pp. 118-120).
26 ALDO A. SETTIA, Giangiacomo Paleologo... cit., p. 409; WALTER HABERSTUMPF, op. cit., p. 160.
27 WALTER HABERSTUMPF, op. cit., p. 165.
28 ALDO A. SETTIA, Giangiacomo Paleologo... cit., p. 409.
29 WALTER HABERSTUMPF, op. cit., pp. 161-162.
30 ARCHIVIO DI STATO DI GENOVA, Archivio Segreto, Litterarum, 1784, ff. 150r-150v (n. 459; 7 marzo 1438); f. 184v (n. 559; 1 aprile 1438).
31 ALBERT LECOY DE LA MARCHE, Le roi René, I, Paris, Librairie de Firmin-Didot Frères Fils et Cie, 1875, p. 199.
32 GIANFRANCO RIBALDONE, La famiglia Colombo di Cuccaro... cit., p. 348.
33 ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI CASALE MONFERRATO, Archivio Dalla Valle, 687, 6, pergamena (cm. 49 x 30). Per la proposta, contenuta nel memoriale, cfr. ALBERT LECOY DE LA MARCHE, op. cit., pp. 197-200.
34 ALBERT LECOY DE LA MARCHE, op. cit., pp. 200-226.
35 LUCA AMELOTTI, Fregoso (Campofregoso) Tommaso, in Dizionario biografico degli Italiani, L, Roma, Ist. Enc. It., 1998, p. 450.
36 ARCHIVIO DI STATO DI GENOVA, Archivio Segreto, Litterarum, 1787, f. 270v (n. 774; 28 gennaio 1443).
37 ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, m. 18 di 2a addizione, n. 2, f. 2r.
38 FRANCESCO COGNASSO, op. cit., p. 356.
39 ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, Corte, Paesi, Monferrato, Protocolli, 1, notaio Ludovico Tizzone, ff. 115r-115v; 151r-151v.
40 ANGÉLICA VALENTINETTI MENDI, Causa per il Maggiorasco di Cristoforo Colombo; domande di Baldassarre Colombo di Cuccaro e testimonianze raccolte in Monferrato e in Spagna, in GIORGIO CASARTELLI COLOMBO DI CUCCARO, PETER J. MAZZOGLIO, GIANFRANCO
RIBALDONE, CARLO TIBALDESCHI (a cura di), Atti del II Congresso Internazionale Colombiano... cit., pp. 355-548.
41 ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI CASALE MONFERRATO, Archivio Dalla Valle, 690, 1, pergamena (cm. 25 x 38).
42 ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI CASALE MONFERRATO, Archivio Dalla Valle, 685, 4, pergamena (cm. 58 x 31), notaio Agostino Civagius, testamento di Luchino Colombo, 3 aprile 1458.
43 ARCHIVIO DI STATO DI ALESSANDRIA, Archivio notarile del Monferrato, 2720, notaio Francesco Opizzo. F.A. DELLA CHIESA, Corona Reale di Savoia… parte prima, Cuneo 1656, p. 160. POMPEO LITTA, Famiglie celebri italiane, vol. IX, disp. 170, Milano 1873, tavv. XIX-XXII, parzialmente riprodotte in GIUSEPPE CARITÀ (a cura di), Le arti alla Manta, Savigliano, Galatea, 1992, pp. 275-277.
44 ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI CASALE MONFERRATO, Archivio Dalla Valle, 685, 4, pergamena (cm. 27,5 x 35,5), notaio Manuel de Dominabus, testamento di Marietta ex marchionibus Cevae, filia quondam illustris domini [spazio bianco] ex dictis marchionibus, 8 novembre 1457.
45 ALDO A. SETTIA, Giangiacomo Paleologo... cit., p. 409.
46 WALTER HABERSTUMPF, op. cit., p. 162.
47 AXEL GORIA, Bonifacio III, in Dizionario biografico degli Italiani, XII, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970, p. 128.
48 WALTER HABERSTUMPF, op. cit., p. 163.
49 ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, Corte, Paesi, Monferrato, Protocolli, 3, notaio Benedictus, pp. 4-5.
50 ALBERT LECOY DE LA MARCHE, op. cit., pp. 218-221; per alcuni tra i numerosi beneficiati e benefici: ibidem, p. 218, nota 2.
51 ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI CASALE MONFERRATO, Archivio Dalla Valle, 687, 6, pergamena (cm. 52 x 29,5) spezzata in due frammenti, quasi del tutto annerita. La data non è pienamente leggibile, ma probabilmente poco dopo il 24 gennaio 1444.
52 GIANFRANCO RIBALDONE, La famiglia Colombo di Cuccaro... cit., pp. 281-282.
53 PAOLO EMILIO TAVIANI E CONSUELO VARELA (a cura di), Cristoforo Colombo, Lettere e scritti (1495-1506), “Nuova Raccolta Colombiana”, 3, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1994, t. II, p. 14.
54 Probabilmente intorno al 1460/1461. Cfr. GIANFRANCO RIBALDONE, Traccia biografica su Cristoforo Colombo fino al gennaio 1492: documenti e riflessioni per tracciare un discrimen tra congettura e certezza, in GIORGIO CASARTELLI COLOMBO DI CUCCARO, PETER J. MAZZOGLIO, GIANFRANCO RIBALDONE, CARLO TIBALDESCHI (a cura di), Atti del II Congresso Internazionale Colombiano... cit., pp. 93-94.
55 ALBERT LECOY DE LA MARCHE, op. cit., pp. 288-295, 327-342.