Io propongo
Io propongo un sistema di istruzione laico e indipendente, che emani e trasmetta passione e interesse, che incolli i ragazzi alla sedia trasformando lo stantio obbligo scolastico in voglia matta di imparare, di informarsi continuamente e di capire. Che insegni a esser liberi e che spinga verso la continua ricerca, facendo leva sulla curiosità e sull’onestà intellettuali.
Un sistema che si avvalga di insegnanti selezionati tramite opportuni concorsi atti a vagliare soprattutto il loro potenziale di coinvolgimento, di affabulazione; la loro capacità di esser chiari e di trasmettere interesse.
Propongo una scuola in cui la verifica e il voto valgano meno della discussione, del dialogo educativo, della maturazione del senso critico e della ricerca della propria identità. Una scuola che non costringa (tramite subdole forme di orientamento) i ragazzi a seguire strade che nulla hanno a che fare con le loro inclinazioni e i loro interessi personali. Una scuola che abbandoni le sue scellerate impostazioni bancarie fatte di debiti e crediti, come se la cultura fosse un prodotto da vendere. Una scuola che privilegi la domanda alla risposta. Che porti avanti l’idea di una cultura fine a se stessa e disinteressata, orientata semmai alla realizzazione - e quindi alla Felicità - personale. Che sforni persone più che cittadini e consumatori. Che rimetta al centro il tema della moralità (autonoma e razionale, equidistante - e di molto - da qualsivoglia credo religioso o politico). Che rompa l’alleanza con le industrie e che smetta di far lavorare i ragazzi gratis abituandoli a una ben "proficua" sudditanza nei confronti dei loro futuri datori di lavoro. Che smetta di seminare il panico nei confronti di quell’incerto e ansiogeno futuro occupazionale dei nostri ragazzi, che è tale solo per scelte e finalità ben precise di chi ha in mano le redini dell’economia di un Paese malato come il nostro.
Propongo che la scuola dell’obbligo si fermi a quattordici anni, proprio al fine di permettere a ognuno di seguir la propria strada, quindi anche quella dell’artigianato e delle occupazioni tecniche, senza sentirsi obbligato a studiare inutilmente, per anni, materie per cui non prova amore né interesse.
Propongo che si tengano ben lontane, dal mondo della scuola, dinamiche come quella della valutazione del lavoro degli insegnanti; un lavoro i cui frutti, ammesso che possano esser misurati, nella vita di una persona si apprezzano anche a distanza di decenni. Un lavoro che, proprio per questo motivo, in alcun modo può venir equiparato a moltissime altre professioni i cui risultati (in termini di oggetti prodotti, di contratti stipulati, di merce venduta, ecc.) possono invece venir misurati velocemente, periodicamente, oggettivamente.
Propongo di mettere in piedi una scuola che sappia farsi da parte, che si concretizzi in un autentico servizio alla persona e che non si imponga con orari quotidiani interminabili senza lasciar più tempo libero ai nostri giovani. Anzi, che insegni loro ad amministrare, a gestire consapevolmente e saggiamente questo loro vissuto pomeridiano, al fine di imparare sempre più a riflettere, a meditare sul senso che la loro vita, per piccoli ma significativi aggiustamenti, continuamente prende. Un tempo in cui riabilitare le relazioni sociali vere, lontano da smartphone e altre sciocchezze, che esercitano la sola, dissennata funzione di mantenerli deconcentrati. Un tempo che imparino anche a "metter da parte", qualche volta, privilegiando l'Adesso al passato e al futuro. L'Attenzione, a quel rimorso e a quell'ansia su cui, invece, troppo spesso questa scuola fa leva.
A questo proposito, propongo una scuola che torni a puntare sul docente - quello stesso docente di cui deve ricominciare a fidarsi avendolo accuratamente selezionato proprio per le sue doti umane oltre che per le sue qualità culturali - che sappia, appunto, dare (e diffondere) fiducia nei confronti dei suoi Maestri.
Un sistema scolastico che si affidi alle parole dei suoi Maestri, al loro amore per una disciplina di cui sono appassionati, al loro carisma comunicativo, invece che cercare in tutti i modi di sostituirli con sistemi automatici, incoraggiando così usi - sempre più invadenti e intromissivi - di quella tecnologia che sta drammaticamente prendendo il sopravvento sulla nostra Vita e sulla nostra Libertà.