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Le Shoah senza Memoria

Pietro Ratto, 27 gennaio 2015

C'è un genocidio di serie A e molti genocidi di serie B. Una Shoah che in nessun modo può venir ridiscussa e che va costantemente richiamata alla memoria, e decine di altre Shoah che chiunque, soprattutto chi le ha orchestrate, può mettere in discussione, ridimensionare, perfino negare, senza rischiare di perdere il posto di lavoro, la cattedra o, addirittura, la libertà. Decine di genocidi che, al contrario del cosiddetto Olocausto, sembra quanto mai consigliabile dimenticare.

La tabella che segue vuole invece rinfrescare la memoria di un mondo che soffre di amnesia pilotata, un mondo sempre più globalizzato e sempre più concorde nel rimuovere gli orrori scomodi e ribadire continuamente quelli meno scomodi.

La tabella che segue ci riporta alla memoria alcuni di questi genocidi di serie B.

  

Pietro Ratto, 27 gennaio 2015: "Giornata della Memoria"

 

(*) Il notiziario delle ore 12 dell'emittente radiofonica tedesca S2 Aktuelle, il 10 ottobre 1996 riportava la seguente notizia: «Sacerdoti e suore anglicani, ma soprattutto cattolici, sono gravemente accusati di aver preso parte attiva all’assassinio di indigeni. In particolare, il comportamento d’un religioso cattolico ha tenuto desto per mesi l’interesse della pubblica opinione, non solo nella capitale ruandese Kigali. Era parroco nella chiesa della Sacra Famiglia, ed è accusato di aver ucciso dei tutsi nei modi più atroci. Sono rimaste incontestate deposizione di testimoni secondo cui il religioso, col revolver alla cintola, fiancheggiava bande saccheggiatrici di Hutu. Nella sua parrocchia, in effetti, era avvenuta una sanguinosa strage di Tutsi che avevano cercato scampo in quel tempio. Perfino oggi, due anni dopo, vi sono molti cattolici a Kigali che, per la complicità a loro avviso dimostrata d’una parte dei sacerdoti, non mettono più piede nelle chiese della città. Quasi non v’è chiesa nel Rwanda in cui fuggitivi e profughi - donne, bambini, vecchi - non siano stati brutalmente picchiati e massacrati al cospetto della croce. Vi sono testimonianze in base alle quali i religiosi hanno rivelato i nascondigli dei Tutsi, lasciandoli in balìa delle milizie Hutu armate di machete.

Nel frattempo, si son date prove schiaccianti del fatto che, durante il genocidio in Rwanda, anche monache cattoliche si sono macchiate di gravi colpe. In questo contesto, si fa costante menzione di due benedettine, rifugiatesi intanto in un monastero belga per sottrarsi al corso della giustizia ruandese. Secondo testimonianze concordi di superstiti, una aveva chiamato i sicari hutu, introducendoli da migliaia di tutsi che avevano cercato rifugio nel suo convento. Con la forza, i morituri erano stati cacciati dal chiostro e tosto soppressi in presenza della suora. Anche la seconda benedettina aveva collaborato direttamente con le bande assassine delle milizie hutu; anche di questa suora testimoni oculari affermano che avesse assistito freddamente, senza reagire in alcun modo, a come i nemici venivano macellati. Alle due donne si contesta addirittura (in base a precise testimonianze) di aver fornito ai killer il petrolio con cui le vittime vennero bruciate vive»

Dal canto suo, la BBC, nel corso del suo notiziario BBC News del 19 aprile 1998, diffondeva: "A court in Rwanda has sentenced two Roman Catholic priests to death for their role in the genocide of 1994, in which up to a million Tutsis and moderate Hutus were killed. Pope John Paul said the priests must be made to account for their actions. Different sections of the Rwandan church have beeen widely accused of playing an active role in the genocide of 1994"

Si veda anche: K. H. Deschner, Opfer des christlichen Glaubens Teil 2, Schwarze Seele


(1) Cfr. H. Ellerbe, The Dark Side of Chritian History, Morningstar Books, 1995 o N. Cohn, Europe’s Inner Demons: An Inquiry Inspired by the Grat Witch Hunt, Frogmore, 1976

 (2) K. H. Deschner, Opus Diaboli, Reinbek, Hamburg 1987

 (3) Cfr. D. Stannard, American Holocaust, Oxford University Press 1992 o L. Parinetto, Il ritorno del Diavolo, Mimesis, 1996

 (4) Si veda ad esempio, il documentario di D. Read The Burning Times, 1990. Probabilmente, a questo proposito, sarebbe più corretto parlare di sterminio che di genocidio. Bisogna però tener presente che anche gran parte degli ebrei coinvolti dalla Soluzione finale della Germania di Hitler erano della stessa nazionalità dei loro persecutori. Inoltre, secondo autorevolissimi padri della Chiesa come S. Agostino, gli eretici e - in generale coloro che disprezzano Dio - sono da considerarsi un popolo a parte: il popolo della Città del Diavolo, contrapposto a quello della Città di Dio.

A questi dati, infine, bisognerebbe aggiungere quelli relativi alle vittime delle Crociate. Ma a proposito di ciò non esistono stime ufficiali, anche se molti storici parlano di diversi milioni. Hans Wollschläger, nel suo Le Crociate armate su Gerusalemme, arriva a quantificarle in 22 milioni. Tra queste, anche migliaia di ebrei.

 (5) S. Dubnow, Storia degli ebrei in Russia e Polonia, Jewish Society, Philadelphia, 1916

 (6) Anche qui, alcuni studiosi (per esempio R. Secher), parlano di genocidio. Più adeguato, forse, considerarlo uno sterminio, oppure una violenta repressione rivoluzionaria? Fatto sta che le vittime erano di connotazione marcatamente cattolica e che la loro ribellione fu fomentata dai vertici del cosiddetto Clero refrattario.

Cfr. R. Secher, Il genocidio vandeano, Effedieffe, 1989, oppure l'intervento di Jean-Francois Revel su Le Point n. 728 (18 agosto 1988)

 (7) Cfr. D. Stannard, American Holocaust, Oxford University Press 1992

 (8) Cfr. P. Forbath, The River Congo: The Discovery, Exploration and Exploitation of the World's Most Dramatic Rivers, Harper, 1977

 (9) Cfr. N. Werth - S. Courtois, Libro nero del Comunismo: crimini, terrore, repressione, Mondadori, 1998

 (10) Cfr. J. Brent, Inside the Stalin Archives, Atlas & Company, 2008

 (11) Cfr. StatoPotenza.ue

 (12) Sulle reali proporzioni e la natura stessa di tutta questa controversa vicenda, cfr. P. Ratto, Alex è in galera, su questo stesso sito