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Il più grande Crimine

Parte II

Paolo Barnard, 19 febbraio 2012

La Signora si faccia la messa in piega

 Era il 17 febbraio del 1992, Mario Chiesa viene arrestato a Milano per dare il via alla celeberrima stagione di Tangentopoli. Da quei giorni, e in pochi mesi, un’intera classe politica italiana viene spazzata via dalle inchieste di Di Pietro e soci. Come mi disse personalmente l’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, in realtà l’impeto che mosse quella rivoluzione veniva dagli imprenditori che si autodenunciavano ai magistrati pur di smettere di pagare tangenti ai socialisti e democristiani. Due partiti che, come d'altronde tutto l’apparato politico italiano, avevano una caratteristica in comune: erano intrisi di statalismo fino al collo, cioè erano nati e cresciuti nella pratica di usare prebende ed elargizioni di Stato per comprarsi il consenso degli elettori. Qualcosa che goffamente e truffaldinamente assomigliava però troppo al modello di Stato a moneta sovrana che spende a deficit per creare ricchezza fra i cittadini. Infatti l’Italia degli anni ’80 era sì un Paese ad alta inflazione e debito, ma era uno dei luoghi più ricchi della Terra, la cui ricchezza ancora oggi nutre una fetta enorme di società civile. Appena dieci giorni prima di quel fatidico 17 febbraio a Milano, e cioè il 7 febbraio, veniva firmato il Trattato di Maastricht, che entrerà in vigore l’anno successivo, nel 1993. Il ’93 è l’anno in cui il governo Ciampi istituisce il Comitato Permanente di Consulenza Globale e di Garanzia per le Privatizzazioni; sempre in quell’anno gli accordi del ministro dell’industria Paolo Savona con il Commissario europeo alla concorrenza Karel Van Miert e quelli del ministro degli Esteri Beniamino Andreatta con Van Miert, impegnano l’Italia a fare la messa in piega alle aziende di Stato perché divengano appetibili per gli investitori privati. Riassumendo: gli anni ’90 vedono divenire realtà l’Unione Europea sovranazionale, l’Unione Monetaria – cioè l’Anti Stato per eccellenza sognato dalle elite; contemporaneamente in Italia lo Stato di allora viene spazzato via da Tangentopoli – dove alcuni magistrati acquisiscono di colpo un potere inaudito nel nostro Paese che ancora rimane inspiegato; nell’arco di pochi mesi una classe politica italiana, oggi riconducibile al centrosinistra, si getta nelle privatizzazioni, cioè nella svendita ai privati di capitali immensi edificati con decenni di lavoro per il bene comune dei cittadini italiani.

Ora, lungi da questa narrazione ogni accenno al complottismo, poiché qui sono i dati a parlare, ma un osservatore di queste realtà sarebbe sciocco se perlomeno non si facesse qualche domanda. Per esempio: perché quegli imprenditori accettarono di entrare nel tunnel delle inchiesta giudiziarie dopo anni di tranquillo e profittevole status quo? Era poi così vero che il gioco era divenuto troppo esoso? O forse qualche altra contropartita gli fu offerta per scardinare l’Italia di allora? E chi gliela offrì? In un Paese come l’Italia dove ogni singola inchiesta che scotta fu di regola trasferita da procure ostili a quelle amiche, e ancora oggi accade, cosa impedì ai colossi politici DC e PSI di strozzare Tangentopoli? Chi gli levò il tappeto da sotto i piedi proprio in quel momento? Chi permise a un nugolo di razzisti della Padania di espandersi a macchia d’olio in pochi mesi, per creare poi il consenso popolare della parte ricca d’Italia alle inchieste di Di Pietro e compagni? E’ solo un caso che la Germania sia di fatto il punto di riferimento, cioè il partner commerciale privilegiato, del separatismo di Bossi? E’ solo un caso che così pochi imprenditori strozzati dalle tangenti del PCI (e chi come l’autore è nato a Bologna sa di cosa si parla) si fecero avanti? Oppure questo è spiegabile dal fatto che quel partito era già stato prescelto dalla finanza internazionale per divenire, con il lifting del centrosinistra, il suo interlocutore privilegiato in Italia? Risulta che fu l’ambasciatore USA a Roma, Richard Gardner (1977-88), membro del potentissimo Council on Foreign Relations americano e della Commissione Trialterale, ad approvare l’entrata al governo del PCI. Il capo della stazione CIA di Roma di allora, Hughes Montgomery, scrisse a favore di questo scenario. Perché? Già allora il partito comunista italiano si era strutturato in un’impresa capitalistica moderna con ampi settori di servizi e contatti con le banche, e questo era visto come una garanzia a Washington (27). E’ un caso che sarà proprio il centrosinistra dell’ex PCI a liberalizzare in Italia la circolazione dei capitali (essenziale alle speculazioni finanziarie), a permettere la fusione delle banche commerciali con quelle d’investimento (stile Wall Street e fonte del disastro del 2007), e a segnare il record europeo delle privatizzazioni alla fine degli anni ’90? (28)

Fine delle speculazioni, torniamo al rigore scientifico.

Pochi fronzoli: il piano per distruggere gli Stati europei e i loro cittadini sottraendogli la sovranità sia delle leggi che della moneta, imponendogli il fantasma del Deficit/Debito pubblico e l’odiosa sofferenza della disoccupazione/precarizzazione, e svendendo il bene comune ai privati dei capitali, è provato. Il Vero Potere delle elite lo ha ordito a partire dagli anni ’20-’40 del XX secolo. In Italia i portabandiera alla luce del sole di quel piano furono in primis Romano Prodi, allievo di Andreatta, Giuliano Amato, Visco, Dini, Bassanini, Padoa Schioppa, Scognamiglio, Ciampi, Draghi, Enrico Letta, e non ultimo Massimo D’Alema, tutti uomini del centrosinistra*, gli entusiastici sostenitori della modernità europea, dell’Euro, quelli che però qui a casa nostra si presentano con il volto buono dell’antipotere berlusconiano. Dietro le quinte, le loro menti economiche sono state una moltitudine di volti noti e meno, come Chicco Testa, Salvatore Biasco, Riccardo Realfonzo, Ferdinando Targetti, Michele Salvati, Luigi Spaventa e altri , tutti ‘compagni’ divenuti ex, tutti solidamente centrosinistra.

A partire dal governo Ciampi del ‘93, come si è detto, le tappe furono serrate: 1) i già citati accordi Italia-Van Miert, che stipulavano la ricapitalizzazione della siderurgia italiana a patto che la si privatizzasse, e l’azzeramento del debito delle aziende di Stato per lo stesso fine. E chi è Van Miert se non uno dei falchi delle elite di cui si tratta? Un uomo con le mani sia nella politica che decide, quella della UE dei tecnocrati non eletti, sia nelle grandi aziende, come la Vivendi, Agfa Gevaert, Anglo American Plc, Royal Philips, Solvay e altre. 2) 1997-2000, il grande salto nella svendita dei beni pubblici col centrosinistra, che stabilisce record europei delle privatizzazioni (ENI, S. Paolo Torino, Banco di Napoli, SEAT, Telecom, INA, IMI, IRI con SME, Alitalia, ENEL, Comit, Autostrade ecc.). 3) il centrosinistra canta le lodi di questo processo (che non porterà alcun beneficio reale né miglioramenti di produttività) nel Libro Bianco delle privatizzazioni di Vincenzo Visco. Di fatto, dati alla mano, la capacità di crescita della produzione industriale crolla con le privatizzazioni, in particolare con il rigore di spesa del 2007 di Prodi. 4) l’attacco alla gestione pubblica dei servizi degli enti locali (come l’acqua), che si concretizza con la legge 267 del 2000 figlia del lavoro di Bassanini negli anni precedenti. 5) poi arrivano “i tagli selvaggi ai bilanci pubblici del 1996-2000 e 2006-2008” (Joseph Halevi in una mail all’autore). 6) infine il sostegno entusiasta del PD, di Di Pietro e di De Magistris al trattato di Lisbona, cioè alla mannaia finale del grande piano di Francois Perroux nel 1943. Aprite gli occhi: Berlusconi sarà sicuramente il volto della menzogna e del malaffare istituzionalizzato, ma in Italia i volto del Più Grande Crimine proiettato al futuro è il centrosinistra. Il primo è il pericolo biodegradabile della democrazia, i secondi sono la contaminazione radioattiva della democrazia. Non per nulla pochi sanno che fu invece Berlusconi a tentare in sede UE una mossa che non solo aveva senso, ma che era ‘di sinistra’, quando fra il 2001 e il 2006 cercò l’adozione di una misura che escludesse dal calcolo del deficit pubblico le spese per strade, infrastrutture, computer per le scuole ecc. Come dire a Bruxelles “penalizzateci se spendiamo troppo per il superfluo, ma non per l’essenziale”. E chi fu che insorse come lupi contro questa idea? Il centrosinistra (per conto della Germania). La stessa formazione nelle cui fila primeggiano i portabandiera italiani sia della UE, che dell’Unione Monetaria. Il cerchio si chiude.

* L’economista francese Alain Parguez mi ha detto: “I nomi di spicco del centrosinistra italiano venivano tutti invitati regolarmente a Parigi, a colloquio con i falchi della deflazione europea, certo… Romano Prodi gravitava nelle vicinanze di Jaques Attali”.

L’Italia doveva farsi la messa in piega, svendersi cioè ai capitali privati, pena l’esclusione dall’euro, che è come dire pena l’esclusione dalla ghigliottina, ma tant’è. E vale la pena informarvi qui di un ulteriore guizzo indecente di questa saga che ci ha tutti consegnati a un futuro gramo: nelle parole dell’economista australiano Bill Mitchell, docente al Centre for Full Employment and Equity alla University of Newcastle, NSW Australia: “La Germania insistette nell’inclusione delle sprecone Italia e Spagna nei 17 Paesi dell’eurozona per impedirgli di mantenere lira e pesetas, che Roma e Madrid avrebbero potuto svalutare competitivamente fregando  il mercato metalmeccanico tedesco”. Significa che se noi avessimo mantenuto la lira, l’avremmo potuta rendere più economica per i clienti esteri e quindi vendere auto e altro molto meglio dei tedeschi incatenati a un euro super costoso. Berlino sapeva questo e ci hanno fregati. Quindi oltre la beffa criminosa dell’Unione Monetaria, anche l’inganno. Andatelo a raccontare agli operai e ai licenziati del signor Marchionne.

E ricordo qui in estrema sintesi quanto spiegato in altri capitoli sul danno immenso che l’Unione Monetaria ci ha inflitto e sulle sofferenze che essa aggiungerà a milioni di destini di esseri umani innocenti. Oggi l’euro non è moneta di nessuno, letteralmente, e questo significa che tutti i 17 Stati che lo usano non possono più emetterlo inventandoselo senza limiti come accade invece nei Paesi a moneta sovrana (USA col dollaro, Giappone con lo yen ecc.). I 17 devono sempre prenderlo in prestito da qualcuno, dai mercati privati dei capitali, devono cioè comportarsi come un banale cittadino che per spendere deve sgobbare o andare a prestiti. Di conseguenza, oggi il nostro debito pubblico è veramente un problema, perché lo Stato non lo deve più a se stesso, ma a figure private precise, e quei privati non solo esigono pagamenti senza storie, ma decidono anche i tassi d’interesse con cui il nostro Tesoro prenderà in prestito i prossimi Euro. Messi in questo modo, cioè governi impiccati ai capricci dei privati, abbiamo perso ogni garanzia di autorevolezza monetaria e finanziaria, per cui i mercati stessi ci stanno bocciando a man bassa. Significa perdita d’investimenti immensi, che significa perdita di posti di lavoro, tagli a tutto ciò che è pubblico, e dunque miserie infinite per infiniti cittadini. E questo, si badi bene, vale per tutti i 17, senza scampo, perché tutti siamo in questa trappola; la Grecia è la prima mattonella del Domino a cadere.

Ciò che accadde in Italia fu poi replicato anche se non identico in molte altre nazioni europee, mentre il credo Neoliberista che richiedeva ‘governi ristretti’ diveniva una religione internazionale. La sua forza era tale che spinse la Think Tank Neoliberista inglese The Adam Smith Institute a dichiarare quanto segue: “Noi proponiamo cose che la gente considera sulla soglia della follia. Dopo un attimo le ritrovano sulla soglia delle politiche” (29).

 

Alcuni brillanti ritocchi finali

I primi anni ’90 sono stati di certo un passaggio storico per il successo del piano delle elite. Non possiamo omettere che nel 1994 tutte le maggiori nazioni del mondo firmarono e ratificarono il Trattato di Marrakesh dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Conteneva il più potente pacchetto di regole commerciali sovranazionali mai esistito e quasi tutte impregnate di Libero Mercato Neoliberista. Infatti fu proprio uno degli incontri dell’OMC a Seattle nel 1999 che accese la miccia della protesta anti globalizzazione nel mondo. Ma prima di raccontarvi il gran finale del piano, è necessario spiegare altri pezzi dell’inganno Neoclassico, Neomercantile e Neoliberista.

 1)   Ingannare la Sinistra

 Come già detto, in meno di 20 anni quasi tutti i partiti europei di sinistra erano stati trasformati in macchine Neoliberiste impregnate di Libero Mercato e Isteria da Deficit, pronte a svendere pezzi di beni pubblici alla “classe dei predatrice” che servivano con devozione (30). Ma cosa accadde ai movimenti di società civile della sinistra? E i sindacati? E gli intellettuali progressisti? Perché tutti questi, mentre certamente gridavano contro le tattiche generali della “classe dei predatrice”, non compresero cosa si nascondeva dietro il fantasma del Debito e dietro l’Isteria da Deficit? Perché ancora oggi praticamente nessuno a sinistra sta capendo da dove veramente vengono i pericoli per la democrazia e per il lavoro?

Chiunque stia leggendo questo saggio credo abbia compreso che una volta che uno si è fatto convincere dai dogmi economici Neoclassici, Neomercantili e Neoliberisti, viene succhiato dentro il loro inganno senza speranza.

Cioè, se uno si fa convincere che:

a) lo Stato virtuoso (con moneta sovrana) deve pareggiare il bilancio incassando dai cittadini più di quanto spenda.

b) le tasse servono a fornire allo Stato i fondi da spendere per i cittadini, e così lo Stato virtuoso deve pareggiare il bilancio per non sperperare quei fondi.

c) il deficit dello Stato significa che i cittadini hanno un debito da ripagare, quindi lo Stato virtuoso deve pareggiare il bilancio.

d) e che di conseguenza i deficit sono il massimo della disgrazia economica, a meno che lo Stato virtuoso non pareggi il bilancio…

allora uno è fregato.

 

E allora, di nuovo: perché la sinistra non ha mai messo in discussione questi inganni, e perché al contrario ancora oggi la sinistra concorda che gli Stati devono “spendere come le famiglie”, che il deficit dello Stato è il debito dei cittadini, che le tasse servono alla spesa sociale ecc.? Una delle risposte più convincenti è stata formulata dall’economista francese Alain Parguez, quando scrisse che “la credenza nei limiti dei bilanci ha convinto tutti che le tasse riciclano denaro preso dal settore privato. Lo Stato, si crede, potrebbe finanziare le sue spese sociali tassando i più ricchi. Le tasse dovrebbero così trasferire un reddito dai ricchi ai poveri (…) Le tasse sono il fondamento di un ‘capitalismo sociale’ poiché potrebbero finanziare lo Stato Sociale ecc. (…) Questa mitologia sulle tasse spiega perché così tanti politici ed economisti di sinistra hanno abbracciato il dogma del pareggio di bilancio” (31). E con loro anche tutti gli attivisti di sinistra, che oggi gridano contro mille peccati del capitalismo ma su una cosa sono inamovibili… e d’accordo con le elite: lo Stato deve rimettere i conti in ordine, cioè spendere meno di quanto guadagna. Sono convinti che se solo lo Stato facesse ciò, esso innanzi tutto solleverebbe un peso tremendo dalle spalle dei cittadini, il debito! Ignorano, e proprio perché ingannati dalla propaganda delle elite, che uno Stato a moneta sovrana può arricchire sia i propri cittadini che lo Stato Sociale solo se spende di più di quello che incassa tassando. Deve spendere a deficit, per forza. Ignorano che le tasse distruggono denaro e mai forniscono denaro allo Stato da spendere (i dettagli nella Parte Tecnica).

Capite ora come hanno fatto le elite Neoclassiche, Neomercantili e Neoliberiste a fregare le sinistre? Hanno fatto apparire i loro dogmi economici tesi a distruggere la nostra Gallina dalle Uova d’Oro come invece idee di buon senso che anzi, avrebbero fornito denaro allo Stato per le spese sociali: “gli Stati devono guadagnare più di quanto spendono… i deficit sono il debito di tutti noi… meglio un po’ di disoccupazione piuttosto che l’inflazione…”. Milioni di persone semplici si sono convinti della giustezza di questi inganni, e con loro le sinistre.

 2)   Un miraggio per intrappolare e paralizzare

 Fu l’ideale Thatcheriano che la lady di ferro ‘vendette’ con successo a milioni di suoi cittadini negli anno ’80. Ogni lavoratore doveva pensare a sé stesso/a come a una piccola impresa privata, decretò il premier inglese. Basta con questa dipendenza dal governo pachiderma, tu puoi usare i tuoi soldini per far fortune se sei furbo. Cos’è sta storia della solidarietà sociale, dell’interesse comune? Tu sei un individuo e come tale devi cercare il massimo per te stesso, la massima ricchezza, fottitene degli altri. Lo Stato Sociale? Ma va! Roba da perdenti. Perché dipendere dalla flebo statale quando là fuori, nel magico mondo degli investimenti, puoi vedere la cifra del tuo salvadanaio arricchirsi di zeri in un battibaleno?

Era uno strano misto fra il sogno americano e il Money Manager Capitalism descritto con acume dall’economista americano Hyman Minsky (32). Cioè la gente veniva incoraggiata a rischiare coi propri risparmi nel nuovo gioco di moda, che era scommettere coi numeri e con le azioni, coi titoli e con le valute, coi mutui e coi prodotti finanziari, ecc. Erano numeri che magicamente producevano altri numeri e più alti, e il conto in banca qualche volta cresceva come un fungo. In tutta Europa milioni di lavoratori, pensionati, studenti ci cascarono, e per un po’ ci guadagnarono pure, inaugurando anche quella che i due economisti Joseph Halevi e Riccardo Bellofiore hanno battezzato”il Capitalismo dei Fondi Pensione” (33). I salotti di milioni di case popolari videro arrivare questi giovanotti incravattati che offrivano accesso facile al nuovo gioco con i loro prodotti finanziari dai nomi esotici: Top Life, Serenity 2000… Rappresentavano i giganti assicurativi mondiali, i fondi pensione privati e gli equity funds, come ING, Allianz, Generali, China Life, AXA Group, AIG, Zurich, Munich Re, Prudential, Sun Life; General Motors Fund, General Electric, BT Group, AT&T, Verizon, Barclays Bank, Lloyds TSB, Citigroup; The Carlyle Group, Goldman Sachs Principle, TPG, Apollo Global, Bain Capital, Blackstone Group, 3i Group, Advent, Providence Equity.

Ma era ovvio che Margaret Thatcher stava piazzando le menzogne e gli inganni dei suoi sponsor, i soliti noti. Dietro tutto ciò infatti c’erano i veri scopi delle elite finanziarie mondiali (34). Primo: creare un colossale spostamento di investimenti dalla produzione tradizionale di cose e servizi verso il mondo delle folli scommesse finanziarie che loro controllavano. Va ricordato che in questo senso fu il ‘grande vecchio’ delle Federal Reserve americana, Alan Greenspan, a dare una mano decisiva, quando permise l’accesso del settore finanziario a montagne di denaro a tassi ‘giusti’, un trucco noto come il Greenspan Put. In Gran Bretagna questo fenomeno trasformò il volto del Paese, con una gigantesca bolla finanziaria che cresceva su Londra e una voragine nera che invece divorava il nord industriale dell’Inghilterra, con sofferenze umane inenarrabili. E nel resto d’Europa le cose seguirono a ruota. Naturalmente, come Minsky aveva predetto, le bolle speculative che nacquero da questa follia esplosero, con le conseguenze che oggi abbiamo davanti agli occhi.

Secondo, vi erano altre due mire:

a) distruggere come mai prima ogni senso di coesione sociale e di interesse comune, quelli che ci avevano elevati da secoli di sfruttamenti. Infatti, il mito dell’individuo-impresa di se stresso/a richiedeva la distruzione delle regolamentazioni statali per la tutela del bene comune, viste come un’odiosa interferenza nel proprio diritto di far soldi a palate e in fretta (da qui il successo del dogma Neoliberista dello ‘Stato ristretto’).

b) intrappolare milioni di cittadini in un solo sistema economico a misura di investitore. Infatti divenimmo tutti costretti a sostenerlo per la semplice ragione che quasi tutti noi avevamo messo i nostri risparmi in quei sistema. Un altro brillante trucco per cementare masse enormi di persone dentro il piano Neoclassico, Neomercantile e Neoliberista.

(Non si dimentichi che fra l’altro questa tendenza modificò radicalmente il rapporto fra finanza e aziende. Queste ultime stornarono sempre più profitti dagli investimenti in cose materiali per giocarli in finanza speculativa, e per un po’ incassarono fortune. Ma ciò fece sì che i gestori della finanza arrivassero a controllare quasi del tutto il salvadanaio di milioni di aziende, e quando il crollo di quei gestori arrivò… fra l’altro ne soffrì anche il mondo del lavoro, perché gli investimenti interni all’industria - come innovazione e rilancio - evaporarono).

Ecco chi incassa

I virus mortali fanno una cosa: divorano l’organismo ospite fino a ucciderlo. Per nulla una strategia intelligente, poiché con l’ospite muore anche il virus. Le elite finanziarie e grandi industriali sembrano comportarsi esattamente allo stesso modo. A loro il concetto di valutazione del rischio sistemico – cioè fare attenzione alle conseguenze a lungo termine delle loro scommesse sulle società che le ospitano – è sconosciuto. Come si è detto, e in metafora, sono riusciti a prendersi la vacca grassa, ma la stanno mungendo a morte.

Ciò è fondamentale nel contesto di questo saggio, poiché una delle domande che più di frequente il pubblico pone dopo aver saputo cosa realmente ci hanno fatto è: “Ma a cosa gli serve controllare la ricchezza mondiale se poi ci rendono tutti più poveri e ci distruggono le economie?”. La risposta è importantissima, ed è purtroppo agghiacciate. Formerà il finale di questo scritto, ma posso anticiparvi che in ogni caso rimane vero quanto detto sopra: loro non si pongono il problema del domani, dei nuovi poveri, delle economie al collasso. Il loro orizzonte è oggi, è la chiusura di borsa di stasera, è l’incasso della scommessa sul debito greco di domani. Ma ecco chi incassa e come.

La svolta del terzo millennio fu il momento in cui i frutti di 75 anni di pianificazione Neoclassica, Neomercantile e Neoliberista si presentarono ai piedi delle elite. I due maggiori eventi dell’epoca, la crisi finanziaria dal 2007 ad oggi e l’implosione in atto dell’Eurozona, gli hanno regalato fortune inimmaginabili. Sono divisibili in cinque capitoli.

1) Bolle ipertrofiche e una massa di stupidi strizzati a dovere.

Torniamo alla domanda di cui sopra: “Ma a cosa gli serve controllare la ricchezza mondiale se poi ci rendono tutti più poveri e ci distruggono le economie?”. Due risposte. La prima riparte dal dogma economico delle elite secondo cui lo Stato virtuoso spende come la buona famiglia, cioè guadagna di più di quanto spende. In altre parole: pareggiare i bilanci dello Stato, e questo è diventato una religione mondiale. Ma come si è detto, nel momento in cui il deficit a moneta sovrana si riduce, immediatamente la società dei cittadini diviene più povera. E cosa possono fare le persone se il reddito cala? O si rassegnano a una vita più magra, oppure fanno debiti. Badate che per molti non si tratta di continuare a fare gli aperitivi al mare o di comprare il terzo Ipad, ma proprio di sopravvivere con affitti, spesa, scuola dei figli o salute.

Bill Clinton

Durante gli anni ‘90 il presidente americano Bill Clinton fece di tutto per pareggiare i bilanci USA. In tal modo gli americani (salvo i ricchissimi) e le piccole e medie aziende furono costretti a far debiti per non affondare. Ma milioni di persone e aziende che fanno debiti significa che dall’altra parte si crea un’equivalente quantità di ricchezza finanziaria nelle mani di chi emette i crediti. Il settore finanziario si espande incredibilmente rispetto a quello che produce cose concrete, e ora detiene miliardi su miliardi di debiti emessi da cittadini e aziende (come accaduto anche in Francia, Spagna, Irlanda). La tentazione da parte dei creditori di giocare all’azzardo con tutti quei soldi (fittizi) è enorme. E lo fecero, creando un mondo surreale di prodotti finanziari composti da debiti impacchettati, poi re-impacchettati, e poi re-re-impacchettati, poi suddivisi in altri prodotti ancora e venduti a mezzo mondo come investimenti sicuri. Ci cascarono le maggiori banche del mondo, gli Stati, i risparmiatori, persino i Comuni. Ma era ovvio che questi azzardi che si giocavano su debiti di gente di ogni sorta sarebbero poi esplosi in un disastro globale. L’economista MMT Randall Wray commenta: “Fecero a gara per selezionare i prodotti più rischiosi e rivenderli verniciati da investimenti sicuri, scommesse su mutui ad alto rischio dove vince a seconda dei casi chi indovina se il debitore lo ripagherà o no (…) Per ogni dollaro reale nel sistema ce n’erano 5 fittizi, e immense quantità di altri dollari inventati nei prodotti derivati (…) Ma impacchettarono anche i debiti delle carte di credito, degli studenti, di chiunque” (35).

Fu una follia frenetica che si impadronì dell’ingordigia di tantissimi, inclusi i piccoli risparmiatori, ma si sappia che quando una cosa riscuote tanto successo sul mercato ovviamente il suo prezzo va alle stelle, causando il fenomeno noto come “inflazione dei beni finanziari” (36). E questa inflazione si trasformò in un pallone gonfiato enorme, che poi divenne una bolla speculativa cosmica, che alla fine, esplose come sempre accade a queste bolle scellerate. Non ci voleva un genio a capire che in giochi così astrusi e truffaldini vincono solo pochissimi esperti, furbi, e connessi coi poteri giusti per emergere vincenti dal maremoto. Sono gli investitori come Goldman Sachs, JPMorgan Chase, Morgan Stanley, Bank of America, Barclays Capital, Credit Suisse, Deutsche Bank, UBS, HSBC, BNP Paribas, ING Groep, Banco Bilbao, Rabobank, Banco Santander, Nomura, Wells Fargo, Societé General, o gli squali degli Hedge Funds come Bridgewater, John Paulson, Soros Fund, Goldman Sachs Asset Management, Tricadia, Magnetar, che speciulano su altre speculazioni con astrusissime scommesse. In altre parole: ecco le elite che incassano mostruosamente, gli intoccabili che sfiorano la galera ma non ci finiscono mai. John Paulson e il suo Hedge Fund che complottava con Goldman Sachs, ha incassato 12 miliardi (sic) di dollari da questa crisi, che loro hanno orchestrato in gran parte e che intanto stava rovinando milioni di vite. Le cifre incassate dagli altri sono di pubblico domino, non mi dilungo qui a listarle.

Per riassumere: uno dei dogmi fondamentali delle elite Neoclassiche, Neomercantili e Neoliberiste, cioè pareggiare i bilanci, fu sfruttato per portare intere società in difficoltà economiche. L’indebitamento di famiglie e le aziende arrivò alle stelle e fu usato da una cabala di speculatori per fare miliardi su miliardi. Quasi tutti gli altri ci persero. Fiumi di lavoratori stanno soffrendo immensamente, milioni di aziende in tutto il mondo stanno fallendo, i Comuni sono stati fregati e hanno enormi buchi in rosso, i governi devono piombare nella Spesa a Deficit Negativa per salvare il salvabile, e per salvare anche le mega-banche criminose, perché se no ci trascinano ancora più giù. Ora capite perché li chiamo criminali.

 

2) Ricchezza sgonfiata, super profitti.

Per la seconda volta: “Ma a cosa gli serve controllare la ricchezza mondiale se poi ci rendono tutti più poveri e ci distruggono le economie?”. Per capire la seconda parte della risposta, uno deve comprendere cosa significa la Spirale della Deflazione Economica Imposta.

E’, questa, una delle parti del piano che è quasi affascinante nella sua diabolicità. Ricordiamoci che secondo la teoria economica del Modern Money Theory, e come si desume anche dai fatti odierni, gli effetti di tre dogmi del piano Neoclassico, Neomercantile e Neoliberista (cioè a) bisogna evitare la piana occupazione se no ci sarà inflazione, b) bisogna abbassare gli stipendi per creare occupazione, c) l’Euro sarà moneta non sovrana che tutti gli Stati devono prendere in prestito) si sono uniti all’Isteria da Deficit nel ridurre intere nazioni nella spirale della Spesa a Deficit Negativa e dei ricatti degli investitori internazionali. Ma come accade questo esattamente?

Immaginate una società che vive in una nazione sovrana (la società va definita come l’insieme dei cittadini e di tutte le attività private, escluso lo Stato e il suo settore pubblico). Immaginate questa società come fosse un contenitore. In esso ci saranno soldi, in quantità X (i soldi sono le banconote, i titoli di Stato, i conti correnti, i debiti ecc.). Normalmente quando in una società qualcuno fa denaro significa che qualcun altro lo ha speso, quindi si tratta di soldi che solamente si spostano dalle tasche di uno a quelle dell’altro. Anche quando qualcuno ammassa una fortuna tutto quello che è accaduto è che un flusso di denaro si è spostato da molte tasche al conto di questo riccone. Ricordate sempre che abbiamo escluso lo Stato da questo ragionamento. Quindi stiamo parlando di ricchezza finanziaria che gira in tondo da qui a là e da là a qui a seconda di chi spende e di chi incassa. Non ci sono nuovi soldi netti che si aggiungono al contenitore, ma sempre gli stessi che entrano o escono in e da tasche. Anche quando le banche creano crediti, essi sono bilanciati dal debito di chi li riceve, quindi di nuovo nulla di netto si aggiunge al contenitore. Al netto significa denaro che si aggiunge senza che nessun altro se ne sia privato o senza che nessuno abbia contratto un debito corrispondente. Cioè ricchezza vera di cui tutti beneficiano.

Ok, abbiamo questo contenitore chiamato società che da solo non può creare ricchezza finanziaria nuova al netto. Può solo far girare denaro in tondo. La sua unica chance di ottenere nuova ricchezza finanziaria è se qualcuno dall’esterno del contenitore vi immette del denaro. E ci sono solo due entità che possono fare questo: lo Stato (a patto che abbia moneta sovrana) o le nazioni estere. Lo Stato lo fa spendendo più di quanto ci tassi, cioè accredita i conti di chi  gli vende cose o servizi più di quanto li debiti con le tasse. Le nazioni straniere lo fanno comprandoci i prodotti più di quanto ce ne vendano. Quindi se una società spera di crescere nella ricchezza finanziaria al netto può solo contare sul deficit dello Stato o sull’export. L’export però è imprevedibile, per cui la fonte più certa di ricchezza nuova e netta per noi privati è lo Stato a moneta sovrana, che può spendere a deficit senza reali problemi (come spiegato nella Parte Tecnica).

Ma cosa accade quando il denaro nuove e al netto arriva nella società? Se il governo dirige quella spesa ad acquistare cose che noi offriamo (beni + servizi), all’aumento delle produttività e alla tutela dei cittadini (cioè Spesa a Deficit Positiva), allora inevitabilmente anche le aziende si arricchiranno, si creeranno posti di lavoro, aumenteranno gli stipendi e dunque i risparmi,  e i risparmi saranno spesi per di nuovo arricchire qualcuno, ridistribuire ricchezza, creare ancora occupazione e così via in un circolo virtuoso. L’economia ne beneficia e anche la gente. Ok, ora fermi tutti. E facciamo questo percorso al contrario.

Immaginate che il governo smetta di versare più denaro nel contenitore di quanto lo tassi; in altre parole, smette la Spesa a Deficit Positiva perché i dogmi economici vigenti come l’Isteria da Deficit glielo impongono (come accade nel mondo reale). A quel punto le aziende si aspettano di vendere di meno e quindi assumeranno meno lavoratori; la disoccupazione aumenta e i risparmi delle famiglie calano, i cittadini spenderanno di meno, la richiesta di prodotti cala anch’essa e l’economia soffre. Tipicamente a questo punto arrivano le ricette per la ripresa economica dettate proprio dalle elite Neoclassiche, Neomercantili e Neoliberiste: tagliare gli stipendi, evitare la piena occupazione per tenere a bada l’inflazione, o persino privare i governi della loro capacità di spesa (come nell’Eurozona). Ricette che possono slo impoverirci ulteriormente. Una spirale a quel punto si innesca con ancor meno redditi, meno richiesta, meno vendite dappertutto, le aziende finiscono ancor più nei guai, licenziano di più, i governi devono intervenire a metterci delle costosissime (e inutili) pezze a suon di ammortizzatori sociali e salvataggi di banche e si ficcano sempre più nella Spesa a Deficit Negativa. Ma non finisce qui. Cala il PIL e quindi il deficit dello Stato sembrerà ancor più ipertrofico (perché viene calcolato in rapporto al PIL e se questo cala, la percentuale del deficit sul PIL cresce). A quel punto i mercati e le agenzie di rating (quelle che danno le pagelle alle economie) si allarmano, e spesso bocciano l’affidabilità economica di quei governi. Il Financial Times, commentando i guai della Spagna, ha scritto con efficacia che “essa rischia di cader vittima di un circolo vizioso di bocciature che portano nervosismo ai mercati che di nuovo portano altre bocciature e tassi più alti da pagare” (37). Gli Stati sottoposti a questa spirale sprofondano viepiù, e di regola questo è il momento dell’entrata in azione del Fondo Monetario Internazionale e dei consiglieri economici Neoclassici e Neoliberisti, quelli della notoria “Terapia Shock”, che di sicuro prescrivono ancor più di questa medicina disastrosa: il governo deve risparmiare e tagliare dappertutto, specialmente nello Stato Sociale e negli stipendi pubblici. I tagli impoveriranno i cittadini sempre più, le aziende soffrono sempre più, e la maledetta spirale prende ancor più impeto. Siamo cioè nel pieno della Spirale della Deflazione Economica Imposta.

Nel caso dell’Eurozona, di cui tratterò nei dettagli più avanti, c’è una ulteriore colpo inferto alla stabilità economica. E’ causato dalla consapevolezza da parte dei mercati internazionali che una moneta non sovrana come l’Euro non è sostenibile, perché tutti gli Stati aderenti devono prenderla in prestito e non la possono emettere. E l’Eurozona non ha neppure un’autorità di spesa centrale, che rende le cose anche peggiori. Per gli Stati dell’Euro il rischio di bancarotta è a questo punto vero, ed è per questo che sono perennemente soggetti alla sfiducia dei mercati, che peggiora sempre più il disastro della Spirale della Deflazione Economica Imposta. E non accusatemi di sadismo se continuo: poiché i 17 Stati dell’Eurozona sono tutti prigionieri di un’unica moneta che non posseggono nonostante abbiano economie molto diverse, quelli più deboli non possono più aiutare la propria competitività svalutando la moneta sovrana (non l’hanno più). Inoltre sono limitati nella Spesa a Deficit Positiva anche dai Trattati UE (patto di Stabilità, ad es.), e a quel punto l’unica alternativa che gli rimane per essere competitivi è di svalutare… immaginate cosa? Gli stipendi, il nostro lavoro. Da cui sempre meno consumi, più aziende in crisi e ancor più carburante per la spirale.

In questo modo intere nazioni e i loro governi cadono nelle mani della “classe predatrice” degli investitori, speculatori e delle grandi corporations. L’economista americano Robert E. Prasch del Middlebury College ricorda il caso dell’Irlanda dopo la crisi finanziaria che “costretta a vivere sotto una politica economica imposta da controllori straniere non eletti e che non danno conto a nessuno – proprio come le accadde negli 800 anni di egemonia inglese” (38). Le persone soffrono immensamente, ma gli viene ‘venduto’ il mantra dei sacrifici necessari per salvare l’economia. E’ una menzogna, veramente un inganno criminoso. E ora gli squali arrivano a banchettare sulla catastrofe della Spirale della Deflazione Economica Imposta, ecco come:

Prima cosa, le corporations Neomercantili si vedono consegnare masse di occidentali disoccupati e sottoccupati che si fanno la guerra per pochi posti di lavoro e sono disposti ad accettare stipendi vergognosi, meno diritti e più ore. Le corporations traggono da ciò un ovvio costo-vantaggio sui mercati export internazionali, che è dove veramente gli interessa stare. In altre parole, “immense sacche di lavoro pagato quasi alla cinese, ma qui a casa loro” (39) che si uniscono alla manodopera già de localizzata nel Sud del mondo per garantirgli super profitti. Il caso della Germania è emblematico: negli ultimi 5 anni le corporations tedesche hanno goduto un aumento di produttività del 35% con gli stipendi che crescevano della metà rispetto alla media europea (40). Ed è così che masse di lavoratori più poveri portano fortune nelle tasche dei Neomercantilisti. Come ha scritto il capo economista della scuola Modern Money Theory, Randall Wray, “Loro pensano che più la deflazione economica divora una nazione, più diventa il paradiso delle speculazioni, dell’export competitivo, e delle privatizzazioni selvagge” (41). Questo stato di cose è la predizione del già citato economista francese Francois Perroux che si avvera 60 anni più tardi. Aveva detto: “Il futuro garantirà la supremazia alla nazione o alle nazioni che imporranno la povertà che genera super profitti e quindi accumulo” (42). Inoltre, la Spirale della Deflazione Economica Imposta aprirà le porte agli speculatori che affonderanno i denti su di noi e ci dissangueranno ancor di più. Ecco come.

 

3) Ci puoi scommettere…

Scommettere i propri soldi negli affari con la speranza di farne di più non è alcunché di particolarmente nuovo. Ne La Politica, Aristotele ci racconta di come il filosofo Talete già nel VI secolo avanti Cristo aveva piazzato una scommessa vincente sul raccolto di olive dell’anno successivo, sbancando il mercato. Tuttavia, uno degli sviluppi più inquietanti della modernità è stata la sofisticatezza delle scommesse finanziarie. Fino a pochi anni fa pochissime persone, sia fra la gente che fra gli intellettuali, avevano mai sentito parlare di ‘derivati’. Si tratta di prodotti finanziari il cui valore deriva da qualcos’altro: può essere un evento politico, o finanziario o pesino naturale che determina il valore finale di questi prodotti, oppure movimenti di azioni, titoli o risorse ecc. Sono operazioni rischiose che possono essere gestite con successo solo da investitori di professione. Soprattutto, sono il prodotto di costrutti matematici complicatissimi, inventati dai migliori talenti matematici delle università. Chiunque altro trova difficilissimo capire qualcosa in questi labirinti finanziari, persino i manager che li commissionano. Il governatore della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, è agli atti per aver detto che non ne capisce nulla: “Stiamo cercando di capire cosa sta succedendo, ma è una sfida pazzesca”, dichiarò (43). Il prestigioso Financial Times mise assieme un team di specialisti guidato da Gillian Tet che sgobbò per un anno prima di cominciare a comprenderli.

I loro nomi sono ugualmente astrusi: Credit Default Swaps, Credit Default Obligations, Banner Swapping, Over the Counter contracts, e altri. Ma quello che ci preoccupa qui è di svelare come questi derivati stiano aiutando le elite ad estrarre immensi profitti dalla rovina di intere nazioni. Come si è visto queste nazioni possono essere spinte in una spirale di guai economici che avvantaggiano i Neomercantilisti. Uno degli elementi centrali della Spirale della Deflazione Economica Imposta è il panico dei mercati per il debito pubblico degli Stati, che si scatena soprattutto quando le agenzie di rating mostrano nervosismo nei confronti della possibilità di certi governi di onorare i propri titoli di Stato. Se questo nervosismo non cala rapidamente, i debiti nazionali vengono inchiodati al muro e il plotone d’esecuzione dei soliti noti non avranno pietà. A questo punto gli speculatori – singoli, Hedge Funds o istituti finanziari privati – scateneranno un’ondata di scommesse contro quei debiti instabili usando proprio i derivati. Le scommesse, si badi bene, saranno quasi tutte truccate e gli frutteranno fortune. Ecco alcuni casi semplificati per capire come funzionano.

Esempio 1. La Grecia è sull’orlo del baratro. Il suo debito nazionale è sotto il fuoco nemico, gli interessi che paga per convincere gli investitori a comprare i suoi titoli di Stato sono altissimi. Naturalmente nel momento in cui i suoi tassi si alzano, il valore dei suoi titoli crolla. Questo è il momento giusto per gli speculatori di piazzare le loro scommesse coi derivati contro il debito greco. La loro scommessa è che il debito crollerà di valore ancor più. Prendono in prestito una porzione di debito greco del valore di (es.) 500; lo rivendono immediatamente per quel valore e intascano 500. Poi aspettano per vedere se la loro predizione sul calo del valore del debito si avvera, e immaginiamo che accada (per ragioni che chiarisco fra poco); a quel punto gli speculatori ricomprano la stessa porzione di debito greco che ora vale solo 400, e lo restituiscono. Hanno incassato 100, puliti. (tenete in considerazione che quando parlo di queste cifre semplificate mi riferisco a milioni di Euro o miliardi)

Esempio 2. Siamo sempre in Grecia. Uno speculatore fa un patto con un altro: gli venderà alla fine del mese una porzione di debito greco del valore di 500. L’altro si impegna a comprare quel debito per 500. Il primo speculatore in realtà non possiede alcun debito greco, ma scommette che esso calerà di valore prima della fine di quel periodo. L’altro invece scommette nella direzione opposta, cioè che il valore del debito si alzerà. Quindi, se il debito si deprezza, il primo uomo vince: alla fine del mese comprerà quella porzione per (es.) 400 e lo potrà vendere all’altro per la cifra concordata di 500. Ci guadagna 100. Nel caso contrario, se il debito invece si alza di valore, l’altro vince: comprerà la porzione per i concordati 500 mentre ora vale (ad es.) 600.

Esempio 3. Necessita di una breve spiegazione. Nel mondo della finanza internazionale ci sono delle specie di polizze assicurative che un investitore può acquistare per proteggersi da eventuali perdite o scommesse sbagliate. Si chiamano Credit Default Swaps (CDS). Se l’investitore scommette su qualcosa di molto rischioso, l’assicuratore alzerà il prezzo della polizza CDS. Quindi nel mondo dei mercati finanziari il prezzo in rialzo di questi CDS segnala che un investimento è rischioso o instabile. I CDS vengono venduti anche per proteggere chi possiede un pezzo di debito sovrano (titoli) contro la possibilità che esso si deprezzi a causa del giudizio negativo delle agenzie di rating. Ok, torniamo in Grecia. Un gruppo di speculatori compra molte polizze CDS contro il deprezzamento del debito greco, mentre scommettono proprio che il deprezzamento accadrà davvero. Possono fare questo anche se non posseggono alcun titoli di debito, come dire che uno si assicura su una casa che non è sua. Ma attenzione alla sequenza: l’acquisto di molti CDS sul debito greco ne alza il prezzo, e siccome il loro prezzo in rialzo segnala che l’oggetto assicurato è rischioso e instabile, i mercati penseranno che il debito greco è a rischio di instabilità. In risposta a questo allarme, le agenzie di rating declasseranno il debito di Atene, e per l’effetto domino il prezzo dei CDS sulla Grecia considerata ora rischiosissima salirà ancora, e gli speculatori, che ne avevano acquistati molti, li possono rivendere con profitto.

Tutte queste scommesse si chiamano fare “shorting”. E sono tutte e tre truccate. Ecco perché: in tutti gli esempi il fattore cruciale nella vittoria delle scommesse è che il debito si deprezzi, perda valore. Sappiamo da quanto detto in  precedenza che le ricette Neoclassiche, Neomercantili e Neoliberiste che vengono sempre applicate alle economie nei guai sono specificamente studiate per spedirle dritte nella Spirale della Deflazione Economica Imposta. Quando questo succede, i debiti nazionali appariranno sempre più instabili e di sicuro perderanno di valore con le bocciature delle agenzie di rating. Per cui gli speculatori scommettono su qualcosa che è quasi garantito che accada, mentre i loro ‘amici’ al Fondo Monetario Internazionale e alle agenzie di rating gli spianano la strada. E’ come scommettere che le tue finestre andranno in pezzi perché so che un mio amico stanotte gli tirerà le pietre. Ma nel terzo esempio le cose sono anche più criminose. Infatti, anche se per case un dato debito sovrano non era particolarmente a rischio, l’acquisto da parte degli speculatori di masse di CDS su quel debito è spesso sufficiente per causare il panico che ne causerà il deprezzamento, assicurando agli speculatori ciò che cercano. Ciò accade più facilmente nel caso di Stati con un debito denominato da una moneta non sovrana, come noi dell’Eurozona.

Ora si faccia attenzione: si sta parlando di scommesse che destabilizzano intere nazione e le loro famiglie, lavoratori, aziende. Già esse stanno soffrendo sotto la Spirale della Deflazione Economica Imposta, e questi speculatori le spingono sempre più sull’orlo del burrone. Essi incasseranno fortune mente milioni di cittadini dovranno vivere sempre più nell’incertezza, nell’indigenza, nella disoccupazione, e senza che veramente fosse necessario. Questi criminali saltano da una nazione all’altra nei loro attacchi, e nessuno li può fermare.

 

4) Vendere l’argenteria di casa.

 E ora arrivano gli investitori d’elite. Si piazzano al centro della Spirale della Deflazione Economica Imposta e giocano il ruolo dei volenterosi compratori dei beni pubblici per aiutare i governi a ridurre i deficit. Le privatizzazioni a man bassa sono uno dei pilastri della “Shock Therapy” che i manovratori Neoliberisti somministrano alle nazioni indebitate. Ma anche qui l’inganno è totale. Non solo perché è proprio il dogma economico delle elite degli investitori che ha sospinto quei governi nella Spirale della Deflazione Economica Imposta e nelle necessità di privatizzare, ma anche perché sappiamo che qualsiasi Stato con moneta sovrana non ha alcun bisogno di privatizzare alcunché per onorare i suoi debiti. Ma continuiamo, perché la truffa diventa ancora più perfida di così. Infatti è noto che le nazioni oberate dalla Spesa a Deficit Negativa e sottoposte all’Isteria da Deficit di solito privatizzano tutto ciò che possono per racimolare denaro per pareggiare il bilancio. Tuttavia a causa della Spirale della Deflazione Economica Imposta in cui sono state costrette dai noti manovratori, i loro beni sono svalutati poiché appartenenti ad economie svalutate. Verranno così venduti sottoprezzo. In questo modo gli investitori d’elite potranno acquisire a prezzi stracciati beni pubblici che costarono generazioni di lavoratori per essere edificati, spesso con immensi sacrifici. I cittadini vengono posti nella grottesca condizione descritta con sagacia dal primo ministro inglese Harold Macmillian come quella di chi “Deve vendere l’argenteria di famiglia” … “solo per poi doverla noleggiare per mangiare la cena”, aggiunse molti anni più tardi un altro perspicace commentatore (44). Ed è proprio così. Infatti anche uno sguardo distratto alla storia delle privatizzazioni sia in Occidente che nei Paesi in via di Sviluppo, ci mostra l’evidenza di un guadagno finanziario microscopico per gli Stati, e quindi un impatto minimo sulla riduzione del deficit, a fronte di aumenti delle bollette per i cittadini in tutti i servizi privatizzati che una volta erano pubblici, fra cui molti che prima erano erogati gratis (45).

Harold Macmillian

E’ una questione di semplice logica: i servizi ai cittadini come la Sanità o l’istruzione non possono essere condotti come business per profitto, anche solo per il fatto che l’età anziana si sta espandendo demograficamente, e a causa dei crescenti standard scolastici dei ragazzi. Profitti in questi settori significa solo una cosa: l’esclusione dalle fila dei clienti di coloro che non hanno mezzi a sufficienza per pagare, come già accade di regola nei sistemi privati di USA e GB.

Dunque gli investitori d’elite acquisiscono pezzi di beni pubblici scontati, ma qui la strategia diventa ancor più socialmente devastante per almeno altri due fenomeni: le slimming down operations (operazioni di dimagrimento) e la captive demand (la richiesta prigioniera). Le prime sono un trucco che usano i mercati azionari per strizzare più valore possibile da un’azienda privatizzata senza per nulla curarla: il nuovo management farà ‘dimagrire’ il numero di dipendenti licenziandoli con la scusa dei tagli necessari a riportare l’azienda in attivo. Lo Stato è spesso chiamato a operare la Spesa a Deficit Negativa per rimediare alla disastro sociale per i lavoratori. L’azienda viene ora vista dagli investitori come appetibile perché ha ridotto il costo del lavoro, e vede subito un rialzo del valore delle sua azioni; il management ne incasserà bonus di fine anno favolosi, senza curarsi troppo del destino di quella attività. La richiesta prigioniera è invece una strategia di investimento sicuro che va sempre più di moda fra le elite: esse si precipitano a comprare i servizi essenziali ai cittadini che i governi privatizzano – acqua, luce, gas, autostrade, treni, Sanità, telefonia persino carceri o cimiteri – perché questi sono servizi di cui il cittadino non può fare a meno, ed è costretto a richiederli, cioè a pagarli. Possiamo rinunciare all’ultimo Ipad, possiamo decidere che non saremo clienti dei ristoranti quest’anno, ma non possiamo smettere di bere, cucinare, scaldarci, guidare al lavoro o seppellire un caro defunto. Diventiamo così clienti ‘prigionieri’ di quei servizi privati, e quindi contribuenti forzati ai profitti di chi li possiede e a qualsiasi prezzo. L’economista Randall Wray ci ricorda che “l’uomo più ricco del mondo è Carlos Slim che possiede le Telecom messicane. I messicani sono in maggioranza poverissimi, ma non possono smettere di usare il telefono, magari mangiano di meno, ma la bolletta Telecom devono pagarla”.

Aggiungiamo un piccolo pezzo a questa vergogna: per ogni grande privatizzazione di beni pubblici, le grandi banche d’investimento sono chiamate a fornire i loro servigi, e incassano parcelle milionarie che si aggiungono poi al costo totale della privatizzazione. E indovinate che lo pagherà?

Riassumendo: impoverire un’intera economia permette agli investitori d’elite di acquisire beni pubblici immensi a prezzi stracciati, di incassare su questi anche bonus finanziari favolosi e di forzare i cittadini a pagare i futuri servizi a qualsiasi prezzo essi saranno forniti.

 5) Il gran finale GATS…

 E alla fine c’è il GATS, il gran finale che le elite stanno preparando per questa parte del loro piano. Come già ricordato, esse tenteranno sempre di cementare i loro interessi in leggi sovranazionali. GATS  significa Accordo Generale per il Commercio dei Servizi ed è uno dei capitoli più allarmanti dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) che si sta discutendo ora fra i suoi 153 Paesi membri. Una volta ratificato da essi, il GATS diventerà legge nazionale e le nazioni che lo violano saranno passibili di multe pesantissime decise da un tribunale dell’OMC (46). GATS tratta proprio di servizi, fra cui in primo piano sono quelli essenziali. Esso impone agli Stati di comporre entro una certa data una lista di servizi pubblici da privatizzare, e a tutt’oggi già diverse scadenze sono passate a causa dei litigi fra governi. Detto ciò, e non potendo qui scrivere un trattato su questo accordo immenso, è di rigore sottolineare alcuni punti: GATS nutre le ambizioni delle elite Neoliberiste poiché il suo scopo generale è di strappare agli Stati, cioè privatizzare, il maggior numero di servizi possibili, come l’istruzione, Sanità, pensioni, acqua, fognature, librerie, utenze, bus scolastici, servizi d’emergenza ecc. Semplicemente esso fornisce lo schema legale futuro della notoria ‘richiesta prigioniera’ (leggi sopra) e contiene regole che proibiscono ai governi nazionali e anche a quelli locali/regionali di far valere molte legislazioni che oggi sono favorevoli ai consumatori, ai lavoratori e anche a certe aziende. Questo perché il cuore di tutti gli accordi sovranazionali dell’OMC, e dunque anche del GATS, è il principio del “meno restrittivo possibile” per il Libero Mercato. Esso afferma che se una legge nazionale o locale ostacola il libero flusso del commercio – per motivi di protezione della salute/ambiente, per promuovere un settore di lavoro nazionale, o per proteggere le aziende locali dall’assalto delle multinazionali – allora tali regole possono essere contestate presso il tribunale dell’OMC a Ginevra. In esso, tre tecnocrati non eletti hanno il potere di sanzionare con multe immense lo Stato che disobbedisce all’accordo (così immense che persino gli USA cedettero in passato). E’ così che GATS, una volta ratificato, spedirà milioni di cittadini – abili o disabili, giovani o vecchi, sani o ammalati – nelle mani di fornitori di servizi essenziali privati alla rincorsa solo di profitti e senza neppure regolamenti pubblici che ci proteggano (47). GATS è l’ennesimo capitolo del piano delle elite di evirare gli Stati sovrani in qualsiasi modo.

Riassumendo: un accordo dal potere sovranazionale in via di approvazione fra 153 governi li costringerà a consegnare ai grandi investitori i sevizi essenziali, e questi piomberanno a far profitti favolosi. Una rapina scolpita in leggi inattaccabili.

 

Oltre ogni immaginazione

E’ un fatto riconosciuto che gli Stati Uniti d’America siano stati per gli scorsi 40 anni il laboratorio di quasi tutte le innovazioni politiche, sociali, tecnologiche e talvolta pesino culturali. L’America è sempre stata meglio, più veloce e nuova, con solo alcune chiare eccezioni. Una di queste è precisamente il piano Neoclassico, Neomercantile e Neoliberista. Qui, sorprendentemente, l’Europa ha superato gli States. Di fatto il Vecchio Continente ha oggi raggiunto delle vette tali nella distruzione degli Stati, delle sovranità e delle democrazie da spingere gli USA giù dal podio più alto. Ciò cui stiamo assistendo in quel Paese ora (mentre scrivo questo saggio) è una follia politica che deriva da anni di lavaggio del cervello Neoliberista sia del pubblico che dei politici, che è poi il piano di cui tratto qui. Il Congresso USA è nel mezzo di una crisi isterica da Deficit e da Debito che si è santificata in un credo nazionale e che sta devastando la loro economia con accordo dei due partiti maggiori. Lo stesso sta succedendo in Europa, ma con una differenza cruciale e spaventosa: e cioè che la medesima follia politica è stata qui da noi scolpita in una serie di leggi sovranazionali fatte da oscuri tecnocrati che nessun europeo ha mai eletto e a cui tutti i parlamenti sovrani devono inchinarsi, e senza più monete sovrane.

C’è una metafora azzeccata per descrivere la differenza fra USA e UE in questo caso. Entrambi stanno affrontando una minaccia gravissima alla loro sopravvivenza economica e sociale, che qui chiamo il piano. Ora immaginateli come due uomini che sono nella savana, il piano sono due leoni che hanno di fronte. Le due belve attaccano. Gli USA sono l’uomo che ha il fucile, infatti ancora hanno una moneta sovrana e la sua sovranità politica è solo in parte compromessa. La scuola economica del Modern Money Theory ci insegna che il governo americano potrebbe svegliarsi e usare la sua sovranità monetaria e politica per scacciare quasi ogni minaccia economica operando la Spesa a Deficit Positiva, perché da un punto di vista contabile è impossibile che faccia fallimento sul suo debito sovrano (spiegazioni nella Parte Tecnica). Le autorità americane hanno scelto di non usare quel fucile, è una decisione politica presa per obbedire ai diktat del piano Neoclassico, Neomercantile, Neoliberista. In Europa, al contrario, e nell’Eurozona in particolare, anche se i governi si svegliassero non potrebbero usare il fucile della politica sovrana e della Spesa a Deficit Positiva perché non l’hanno più. In Europa il piano delle elite ha privato tutti gli Stati membri di gran parte della loro sovranità parlamentare, e chi ha adottato l’Euro ha perduto completamente la sovranità monetaria e di spesa. A questo punto essi veramente sono in pericolo di fallimento, con le conseguenze catastrofiche che abbiamo davanti agli occhi proprio ora (48).

Le implicazioni a lungo termine di questa differenza sono immensamente importanti. Negli USA c’è una luce possibile alla fine del tunnel: per gli americani è solo una questione di costringere i loro politici a premere l’interruttore giusto. In Europa non c’è più alcuna luce né interruttore da premere, a meno di non ricrearli da zero. E peggio: nell’Eurozona di oggi quelle che sarebbero le giuste funzioni di uno Stato stanno per essere messe fuorilegge. Permettetemi di ricordarvi di seguito ciò che ho già scritto in diverse parti di questo saggio, e cioè come è conciata la UE oggi.

E’ di fatto governata da un governo non eletto dai cittadini che si chiama Commissione, con base a Bruxelles, e formata da tecnocrati pesantemente influenzati dalle lobby finanziarie e del business (49). Le leggi che promuove sono sovranazionali e possono prevaricare persino le Costituzioni nazionali (50). L’unica istituzione europea direttamente eletta dai cittadini è il parlamento UE, ma esso non può promulgare leggi né proporle, e ha grandi difficoltà a ostacolare le direttive della Commissione. La sovranità monetaria e di spesa degli Stati europei e di quelli dell’Euro soprattutto è stata distrutta dai Trattati europei, in obbedienza con il piano delle elite di impedire ai governi ogni Spesa a Deficit Positiva per i cittadini. Ciò è stato ottenuto, oltre che con un lavoro ideologico, con l’introduzione dell’Euro che è una moneta non sovrana emessa da 17 banche centrali e che deve essere presa in prestito da ciascuno Stato bussando alle porte dei mercati dei capitali privati che acquisiscono gli Euro alla loro emissione. Infine, tutto ciò è stato cementato in legge sovranazionale dai Trattati europei come Maastricht (1993) e Lisbona (2007).

Questo colpo di Stato politico e finanziario, come l’ha definito l’economista Michael Hudson (51), è stato ora perfezionato a livelli inimmaginabili. Titoli astrusi come The Stability and Growth Pact, The European Semester, Preventing Macroeconomic Imbalances, The Europact, nascondono un trasferimento di potere dagli Stati sovrani alle elite che non ha precedenti nella storia delle democrazie. I cittadini europei non hanno la più pallida idea di ciò che viene ‘cucinato’ nelle esclusive stanze della Commissione a Bruxelles. I media ne riportano solo piccoli accenni nascosti nelle pagine finanziarie, nulla viene detto in tv. Ma cosa sta succedendo esattamente?

Quanto segue è un pelo tecnico, ma severe a illustrare con autorevolezza quanto affermo.

La Commissione Europea non eletta, in accordo con i diktat di due delle più potenti lobby finanziarie Neoliberiste del mondo, ha deciso di:

· Inasprire le regole di bilancio sovranazionali non democraticamente scelte che stanno paralizzando gli Stati in ogni residua Spesa a Deficit Positiva per il pubblico.

· Avere pieno controllo dei bilanci degli Stati persino prima che siano presentati ai parlamenti sovrani.

· Interferire nelle politiche nazionali di fisco, Stato Sociale, lavoro, redditi con poteri sovranazionali.

· Imporre penalità monetarie severe sugli Stati che sgarrano.

· Scaricare i costi delle sue politiche pro elite sulle parti più deboli della cittadinanza europea, e di imporre regole di competitività che si basano solo sul calo dei redditi e sui tagli al Sociale.

· Rendere illegale le politiche di Spesa a Deficit Positiva degli Stati UE oltre un limite estremamente ridotto.

Tutto ciò, ricordiamoci, attraverso Trattati e leggi sovranazionali. Cito il commento di un analista europeo, il quale ha predetto che questo stato di cose “avranno un potere di soffocamento delle politiche di spesa paragonabile a quello della bomba atomica sulle politiche di sicurezza” (52). Ora le vediamo nei dettagli.

Lo Stability and Growth Pact (Patto di Stabilità) è parte del sovranazionale Trattato per il Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU) e impone agli Stati di mantenere il deficit di bilancio al 3% del PIL e il debito pubblico al 60% del PIL, e non oltre. Fu pensato dell’ex ministro delle finanze tedesco Theo Weigel e pone tutti i governi aderenti in quella che la stampa finanziaria oggi chiama “la camicia di forza”. I lettori avranno già visto qui le solite conseguenze di queste regole: gli Stati sono limitati gravemente nella loro capacità di spesa. Questa “camicia di forza” è troppo stretta per consentire ai governi qualsiasi respiro di spesa sovrana, che di nuovo è proprio quello che le elite volevano ottenere. E non è solo una questione di regole severe, ci sono anche delle penalità finanziarie severe: multe dello 0,2% del PIL sono sul tavolo delle proposte (si tratta di miliardi di euro alla volta). Queste sanzioni saranno votate da una ‘maggioranza al contrario’, un altro dei capolavori anti democratici della UE: i ministri dovranno trovare una maggioranza per bocciare le multe della Commissione, i parlamenti sovrani non possono intervenire, nel paradosso di funzionari sovrani che devono faticare per contenere i diktat di tecnocrati che nessuno ha eletto.

Ma di gran lunga le conseguenze più severe del non rispetto di questa “camicia di forza” saranno inflitte dalle agenzie di rating. Dapprima esse sussurreranno preoccupazione per gli Stati che sgarrano, ma questo scatenerà l’usuale panico dei mercati e il rialzo dei tassi sui titoli di Stato per i governi sotto accusa (i mercati esigeranno tassi alti per comprare quei titoli che l’allarme delle agenzie di rating ha dipinto come a rischio). Poi arriveranno le bocciature delle agenzie (i downgrades) e con esse il collasso di quei governi nella Spirale di Deflazione Economica Imposta, con tutti i disastri che sappiamo.

Il European Semester è un titolo che sembra innocuo ma che nasconde un passo enorme del colpo di stato finanziario che sta sconvolgendo l’Europa. Secondo le nuove regole della Commissione UE, i governi dovranno sottomettere i loro bilanci sia alla Commissione che al Consiglio Europeo nell’aprile di ogni anno. I due li esamineranno e manderanno delle raccomandazioni. Solo dopo questa procedura i governi potranno sottometterli ai propri parlamenti. Questo è grave, ed ha portato persino Giulio Tremonti a definirlo “un colossale trasferimento di responsabilità (…) le politiche di bilancio non sono più nazionali” (53). Ma cosa accade se la Commissione obietta su parti di quei bilanci? Una procedura chiamata Preventing Macroeconomic Imbalances entra in azione. Concede alla Commissione e al Consiglio Europeo poteri ampi di intervenire sulle politiche del lavoro, sulla tassazione, sullo Stato Sociale, sui servizi essenziali e sui redditi. Possono pretendere cambiamenti in tutte queste aree, ma naturalmente le prescrizioni saranno tagli a tutte le spese sociali e un aumento di alcune tasse. Ed è stato proprio il nostro tecnocrate europeo Marco Buti a dichiarare perentoriamente che “Quando gli stipendi nel settore pubblico danneggiano la competitività e la stabilità dei prezzi allora la nazione sotto esame dovrà cambiare le sue politiche” (54). Alla faccia della sovranità nazionale. E poi, col pretesto di aumentare la competitività, le stesse prescrizioni saranno imposte agli Stati membri e nelle medesime politiche. Nell’ottobre del 2010 la European Trade Union Confederation rilasciò la seguente dichiarazione a commento di quanto sopra: “Tutti stanno tagliando, anche gli stipendi reali più forti stanno calando, le pensioni sono decimate; questo poi riduce la richiesta di beni e servizi. Si tratta di politiche economiche pro-cicliche che ci riportano a una recessione gravissima” (55). Di nuovo, ci sono sanzioni pronte a mordere qualsiasi Stato ribelle se è membro dell’Eurozona, e se è solo membro UE può essere punito col ritiro dei finanziamenti europei (56).

Infine l’Europact. Adottato dai capi di governo dell’Eurozona il 24 marzo 2011, stabilisce regole del tutto Neoliberiste e Neomercantili che combaciano alla perfezione coi già citati pilastri del piano: 1) la Commissione Europea non eletta viene confermata come l’organo in controllo dei decreti finali europei,  e col compito di monitorarne l’ubbidienza. 2) la competitività è giudicata in rapporto al contenimento degli stipendi e all’aumento della produttività, con un monito secondo cui “gli aumenti notevoli e continuati nel costo del lavoro possono erodere la competitività”. 3) gli stipendi pubblici devono essere tenuti sotto controllo per non danneggiare la competitività , “tenendo a mente l’importante effetto trascinatore degli stipendi pubblici”. 4) la sostenibilità del debito nazionale viene giudicata a seconda della presunta generosità di spesa nella Sanità, Stato Sociale, e ammortizzatori sociali (nessun accenno ad altre spese succhia denaro come quelle militari). 5) le pensioni e gli esborsi sociali devono essere riformati “allineando il sistema pensionistico alla situazione demografica nazionale, per esempio allineando l’età pensionistica con l’aspettativa di vita” (sic!). 6) i deficit che superano i limiti già soffocanti del Patto di Stabilità (la camicia di forza), saranno resi illegali dagli Stati membri che dovranno creare leggi interne ad hoc di “natura sufficientemente severa e duratura”. Ciò significa semplicemente che qualsiasi Spesa a Deficit Positiva per ottenere la piena occupazione e crescita sarà un reato (57).

Larghe parti di questo edificio Neoliberista all’estremo sono state concepite dalle potenti lobby Neoliberiste Business Europe (BE) e European Roundtable of Industrialists (ERT), e sono state presentate alla Commissione Europea mesi (se non anni) prima che arrivassero nel marzo del 2011 sulle scrivanie dei capi di governo europei. L’arroganza di queste due lobby, e la loro solida consapevolezza del successo del piano, si può osservare in una dichiarazione dell’ex presidente dell’ERT, Daniel Janssen, rilasciata in occasione dell’incontro di Tokyo della Commissione Trilaterale nel 2000: “Da una parte stiamo riducendo il potere dello Stato e del settore pubblico con le privatizzazioni e la deregulation (…) Dall’altra stiamo trasferendo molti dei poteri nazionali degli Stati a una struttura più moderna a livello europeo, con l’unificazione in progresso che aiuta i business internazionali come il nostro” (58). Ma venendo più precisamente al colpo di Stato finanziario di cui sopra, va detto che già nel 2002 il ERT aveva preteso che “le implicazioni dei bilanci nazionali e delle politiche di spesa allo stadio della prima ideazione siano controllati a livello della UE” (59). Questo è precisamento ciò che il European Semester più tardi decreterà. Busimess Europe lo troviamo nel 2010 a chiedere apertamente “un meccanismo forte di costrizione che assicuri obbedienza” assieme a “un sistema di penalità graduali e di multe in caso di ripetuta indisciplina” (60). Il capitolo sulle sanzioni di Preventing Macroeconomic Imbalances asseconderà questa pretesa pochi mesi più tardi.

Il BE fu coinvolto ancor più nella stesura dell’Europact. Il gruppo di studio olandese Corporate Europe Observatory ha complilato un raffronto fra le richieste di BE presentate ai tecnocrati della UE e il testo ufficiale dell’Europact. Fa venire i brividi a leggerlo, poiché molte parti del testo europeo sembrano un copia incolla di quanto scritto da BE. Per esempio, il ruolo supremo della Commissione fu chiesto in una lettera di BE del 4 di marzo 2011, venti giorni prima che comparisse nel testo dell’Europact. BE usò parole sfacciate: “Sottolineiamo il bisogno di dare un ruolo di primo piano alla Commissione, e di limitare il potere degli Stati Membri”. Per quanto riguarda i redditi, nell’autunno del 2010 BE aveva insistito che “è importante una maggiore flessibilità nelle strutture di contrattazione dei salari”, che si è tradotto nell’Europact in “rivedere le strutture decisionali sui salari e dove necessario il grado di centralizzazione di tale contrattazione”. (Non si chiedano i lettori da dove è venuta la recente decisione del governo italiano di fare precisamente la stessa cosa e sancita dalla finanziaria d’emergenza del settembre 2011. La risposta è ovvia) L’idea di allineare l’età pensionabile all’aspettativa di vita fu scritta da BE nel modo più chiaro già un anno prima che l’Europact proponesse di fare precisamente la medesima cosa. Nel testo di BE la frase era “mettete in relazione l’effettiva età pensionabile con l’aspettativa di vita”; nell’Europact la frase sarà “allineare l’età pensionabile con l’aspettativa di vita”. Ancor più incredibilmente sfacciati sono i diktat di BE sul fatto che ogni forma di Spesa a Deficit Positiva al di sopra di quantità irrisorie sia resa illegale dai parlamenti nazionali della UE. Fra il giugno 2010 e il marzo 2011 BE pubblicò due memoranda dove comparvero parole come “trasposizione di regole sul deficit e sul debito in leggi nazionali” e “barriere al debito pubblico dovrebbero essere introdotte nelle leggi nazionali” (61).


… e tutti i pezzi del mosaico cadranno nel posto giusto

 A larghe linee ci sono due interpretazioni di come si sono evolute le politiche, le economie e le società nel mondo occidentale contemporaneo. La prima è quella più comunemente condivisa dalle persone. Essa crede che quello cui stiamo assistendo sia il risultato di un continuo tiro alla fune fra molte forze sociali in opposizione. A loro volta queste producono un misto disordinato di tendenze economiche ed eventi politici benefici o dannosi a seconda dell’abilità dei nostri politicanti, che verranno infatti premiati o puniti al voto. Talvolta accadimenti esterni che maturano nel complesso mondo dei mercati globalizzati causeranno problemi o disastri che noi chiamiamo crisi economiche, recessioni o depressioni. Le genti e i loro governi, si pensa, hanno poco controllo su queste cose e devono ogni volta lottare per porvi rimedio.

Ma c’è un’interpretazione alternativa per tutto ciò: nulla di quanto si vede oggi nella conduzione delle economie e delle società è apparso per caso o attraverso un processo dialettico sociale. Non avrebbe potuto, perché troppo era in gioco e cioè la conquista della fetta maggiore della ricchezza mondiale ora e in futuro, nientemeno. Con un simile bottino che poteva ricadere nelle mani dei popoli oppure delle elite nella seconda metà del XX  secolo, non si può immaginare che le seconde avrebbero permesso alla gara di svolgersi ad armi pari. Nulla, neppure il dettaglio più microscopico, poteva essere lasciato al caso. Da qui il piano. Questa interpretazione è la lente attraverso la quale io vi invito a guardare se volete comprendere sia il Vero Potere odierno sia la tragedia economica che ci sta inglobando. A quel punto tutti i pezzi del mosaico cadranno al posto giusto.

Possiamo con ragione affermare che il gran piano del ritorno ai vertici delle elite negli ultimi 75 anni ha ora prodotto risultati che superano uno scenario orwelliano per il terzo millennio. Vedere milioni di persone nel mondo che trattenevano il fiato mentre il conto alla rovescia del default (bancarotta) americano si avvicinava allo zero nel luglio del 2011 è un esempio. E’ stato esattamente come se milioni di persone avessero trattenuto oggi il respiro in attesa che la prossima nave cada giù dal bordo della mondo, poiché gli era stato detto che la terra in realtà è piatta. Follia, una follia di proporzioni epiche, perché gli USA potrebbero fare default solo per scelta politica, mai a causa di una necessità economica, così come una nave non cadrà mai giù dal bordo del pianeta (62). Ma 75 anni di lavaggio del cervello da parte delle elite hanno convinto intere nazioni e masse di individui anche colti che ciò poteva accadere. Il risultato è che Obama ha deciso di affamare un’America già ischeletrita sottraendogli altri 2,5 trilioni di dollari per il beneficio esclusivo di una microscopica elite di investitori e di corporations. La sofferenza umana che ne scaturirà è orrenda, e si accumula su quella già esistente. Eccolo il presidente Democratico che batte qualsiasi altra amministrazione precedente nella sua gara ad arricchire da favola l’1% degli americani. Dalle parole dell’economista Warren Mosler: “Lo chiamano ‘socialista’ che prende dai ricchi e dà ai poveri, ma i fatti dimostrano invece che Obama ha presieduto il più ampio trasferimento di ricchezza dai poveri ai ricchi nella storia del mondo” (63). Di nuovo, questo non è accaduto per caso.

Poi c’è la vista di 17 nazioni europee – le culle della democrazia moderna con una storia economica che risale a secoli fa – che si sono suicidate nella sovranità di spesa e in quella parlamentare. Lo hanno fatto agli ordini di un gruppo di tecnocrati non eletti e per il beneficio di una mafia di elite miliardarie. Un accadimento che avrebbe scioccato l’autore di 1984. E come avete letto in queste pagine, neppure questo è accaduto per caso.

Barack Obama

Viviamo in un’epoca dove gli inganni abilmente amplificati dai mass media hanno, nelle parole dell’intellettuale americano Edward S. Herman, “reso plausibile l’inimmaginabile”. Nell’economia, il piano Neoclassico, Neomercantile e Neoliberista non fa eccezione. E’ inimmaginabile-reso plausibile che l’Irlanda sia stata costretta a giocarsi il suo fondo nazionale delle pensioni come pegno per essere solo in parte sostenuta proprio da coloro che l’hanno costretta al suicidio monetario. Come dire, prima ti mozziamo le gambe e poi tu devi impegnare la tua pensione per avere da noi una carrozzella scassata. E’ inimmaginabile-reso plausibile che nel Paese che vantava i sindacati più forti del mondo, l’Italia, quegli stessi sindacati si siano oggi uniti alle elite Neomercantiliste di Confindustria nel chiedere al governo misure severe per aumentare la competitività. Non capiscono, stolti, che in una nazione che non possiede più una sovranità monetaria, e che per questo non può più fare svalutazioni competitive, l’unica alternativa per aumentare la competitività è di svalutare i salari, renderci tutti più poveri. Più che stolti… Hanno ingoiato i 200 Euro di tassa che oggi un lavoratore deve pagare per ricorrere al Tribunale del Lavoro, una misura del pacchetto austerità imposto all’Italia dalle elite Neomercantiliste. Non hanno compreso da dove viene il recentissimo provvedimento che liberalizza la contrattazione sindacale in deroga anche allo Statuto dei lavoratori… non hanno letto i testi della lobby Business Europe che voi avete letto qui.

L’inimmaginabile-reso plausibile nella crisi finanziaria è il fatto che i criminali di Wall Street che hanno distrutto le vite di milioni di famiglie nel mondo sono stati salvati (e non incarcerati) perché erano “troppo grossi per fallire”, nel senso che se i governi non li avessero salvati, questi bastardi avrebbero continuato a distruggere tutto il mondo e non ‘solo’ metà. E’ come se tu dovessi pagare la cauzione del ladro che ti ha schiantato l’auto contro un muro se no quello la prossima volta quello ti schianta anche la casa. L’inimmaginabile-reso plausibile sono 50 milioni di esseri umani, fra cui 17 milioni di bambini, che l’anno scorso non hanno trovato abbastanza da mangiare… no, non in Somalia, ma nella più ricca nazione del mondo, gli Stati Uniti. Questo è il luogo dove nel frattempo il numero di miliardari è cresciuto da 793 a 1.011 grazie alla crisi finanziaria. Nella Gran Bretagna, che fu la culla dello Stato Sociale, l’inimmaginabile-reso plausibile sono le tende di Médecines du Monde nel quartiere di Hackney per fornire assistenza sanitaria d’emergenza ai residenti poveri. Non ci sorprende, visto che lo stesso Financial Times ha scritto che “la nazionalizzazione delle perdite delle banche ha lasciato le famiglie inglesi ad affrontare tagli nel loro standard di vita al livello dei peggiori sofferti dal 1920 in poi”. Nel quartiere di Haringey di Londra, la sede della recente sommossa di Tottenham, ci sono 54 disoccupati per ogni offerta di lavoro, una bella “armata di riserva dei disoccupati” in vita un secolo e mezzo dopo la morte di Marx.

Ancor più disperante è l’inimmaginabile-reso plausibile che ci portiamo dipinto nella mente, in faccia e nel corpo, e che si chiama apatia. Quando nel novembre del 2009 il capo supremo dei gangster di Wall Street, Lloyd Blankfein della Goldman Sachs, sorrise a un reporter e gli disse che loro avevano fatto “il lavoro di Dio”, ci sarebbe dovuta essere una rivolta nelle strade in tutto l’Occidente, barricate e furia. Non ci sono parole possibili per descrivere l’oscenità di quella frase, alla faccia della sofferenza e dei destini troncati che lui e i suoi complici hanno causato in eserciti di famiglie qualunque. Ma no, nessuna rivolta, neppure un accenno. Come siamo ridotti? Cosa ne è della nostra dignità? Perché siamo collassati di fronte al volere di Lippmann e Huntington?

 

E’ fra noi, cari italiani

Non so chi sia tu lettore o lettrice che hai intrapreso la lettura di questo saggio. Non ho un’idea della tua origine, non so se in questo momento stai ripercorrendo con la memoria le immagini dei tuoi genitori, o dei nonni, o di te stesso, te stessa, e se ti sta montando dentro una rabbia cieca. Sei per caso un membro della Casta dei ‘Stai senza’? Sei di coloro che crebbero con quattro asciugamani in bagno che dovevano bastare a tutta la famiglia? Coi vestiti riciclati della sorella maggiore o del cugino, che detestavi? A 12 anni eri quello che s’inventava di avere la febbre il giorno della gita scolastica perché non avevi mai i soldi per farla? O fosti costretto alla compagnia dei poco di buono del quartiere perché a stare con gli altri ci volevano i quattrini da spendere, ed è lì che hai iniziato con le sostanze? Vedesti tua madre invecchiare senza mai concedersi la cura del corpo, della pelle, senza mai quel momento dove regalarsi il lusso di apparire femmina, perché in casa non ce n’era per questo tipo di spese? Hai avuto un fratello che a 15 anni finì in officina perché se no non si pagavano le bollette, e addio ai suoi sogni di diventare medico? Lavori anche tu oggi per 900 euro al mese, magari hai 39 anni, e fra 15 giorni non sai se sarai al lavoro o di nuovo in quelle orribili agenzie dal nome americano? O peggio? Sei la storia di Antonio? Sei la storia di quella famiglia inglese? Vedesti la disperazione di papà quel giorno che te lo ritrovasti in casa alla mattina con la faccia buia, la mamma in cucina che non parlava? Crescesti anche tu coi nonni perché i genitori stavano a Torino, a Monaco di Baviera, o in un posto assurdo con un nome impronunciabile, e alla tua prima comunione non c’erano? Hai visto tuo marito o tua moglie morire in una camera d’ospedale a sei letti, distrutti dal dolore, tu e la zia a fare le notti per due mesi perché anche qui non ce n’era per questo tipo di spesa? Chi sei tu? Forse mi stai leggendo da un bell’appartamento donato da papà, magari hai fatto le vacanze tutti gli anni in posti diversi e all’estero. Può essere che per quella TAC urgente voi di famiglia conosciate l’amico primario, o che tu non sappia che significa andare all’asilo senza i giochi come gli altri, o non poter fare la festa del compleanno a  casa tua perché ti vergognavi a invitare lì gli altri bambini. Forse tu non hai mai preso ceffoni dalla mamma cui scappavano le mani per disperazione, ma Dio sa come avrebbe voluto non averlo mai fatto. Tu forse non hai mai dovuto tacere di fronte all’arroganza di un padrone per il terrore di smettere di nutrire i tuoi figli. Forse tu non sai cosa ti fa dentro prendere le mani del capo fra le gambe e dover stare zitta per lo stesso motivo. O quando sei rimasta incinta, non ti ha mai sfiorata l’idea di abortire perché… “ma come facciamo?”.

Non so chi sei tu. Ma ascoltami bene: chiunque tu sia, riesci almeno a immaginare cosa deve essere stato per milioni di esseri umani vivere così? E cosa è oggi? Ce la fai? Se la risposta è sì, allora immagina che sofferenze del genere volute a tavolino da individui che sapevano, e che tuttora sanno perfettamente cosa andavano e cosa vanno a infliggere, meriterebbero lo scoppio di una guerra civile e un processo di Norimberga.

Immagino che tanti di voi in questo preciso momento si stiano guardando intorno increduli. Dopotutto appena fuori dalla finestra, o dentro a quello schermo Tv, pulsa l’Esistenza Commerciale che vende, vende e vende; ad agosto le autostrade erano stipate di villeggianti; tutti abbiamo il pc e i telefonini, l’auto, facciamo la spesa senza problema. Insomma, passi la distruzione degli Stati e delle leggi, la marginalizzazione dei cittadini istupiditi, se ne può discutere, ma di sicuro vi state chiedendo: “Forse 30 anni fa, sì, ma dov’è questo disastro d’impoverimento che il Vero Potere ha pianificato da 70 anni e che ci starebbe piombando addosso?”. Eccolo dov’è, di seguito vi elenco solo pochi dati, freddi ma agghiaccianti, di cosa ci sta succedendo proprio ora a causa dell’ultima tranche del Più Grande Crimine.

Il Tribunale Internazionale degli Speculatori e degli Investitori – leggi il Vero Potere, coloro cioè che con il ricatto del portare o sottrarre investimenti colossali tengono in ostaggio oggi qualsiasi Paese (è la pratica del capital flight) – movimenta nel mondo qualcosa come 625.000 miliardi di dollari di scommesse finanziarie: è 38 volte il PIL degli Stati Uniti d’America. Costoro hanno fatto sparire dall’Italia nel 2008 ventiquattro miliardi di euro, e 457 miliardi in totale nell’arco della crisi finanziaria. 457! Gli stessi personaggi hanno causato in buona parte quella crisi. Seguite? Tenete a mente queste cifre. Bene, ecco l’Italia:

 

- la disoccupazione nel nostro Paese è oggi oltre il 12%, con punte del 23% nel Sud

- i fallimenti delle aziende italiane sono aumentati nel 2009 del 40%

- il 30% degli italiani è costretto a ricorrere al prestito

- il 38% è in seria difficoltà economica

- il 76% è costretto alla flessibilità sul lavoro, con limiti invalicabili per l’acquisto di una casa o persino per la pianificazione di una famiglia.

- Il lavoro a chiamata, anche detto ‘intermittente’, è aumentato del 75% dal 2007. Chi lavora a queste miserabili condizioni sono soprattutto operai, e lavorano un settimo degli altri dipendenti.

- un milione e 650 mila italiani se perdessero il lavoro non avrebbe alcuna copertura o sussidio.

- il 50% delle pensioni italiane non raggiunge i 1000 euro, il 27% delle pensionate arriva  a meno di 500 euro. Siamo sotto al livello ufficiale di minima sussistenza per la metà di tutti i pensionati italiani.

- il 10% più ricco degli italiani ha il 44% di tutta la ricchezza, mentre il 50% più povero ha il 10%

- 1 italiano su 5 rimanda le visite specialistiche urgenti per mancanza di mezzi

- l’11,2% non ha neppure il denaro per le spese mediche ordinarie

- il 31% non potrebbe trovare 750 euro per una spesa d’emergenza in famiglia, 3 italiani su 10 che vedi in strada se gli si spacca un ponte stanno senza denti.

- l’11% degli italiani non si riscalda d’inverno, è un cittadino su 10 che vedi in strada

- l’attacco speculativo delle elite ai titoli di Stato italiani dell’estate 2011 ha costretto il governo a partorire le misure di austerità devastante che sono sui quotidiani mentre scrivo. Inutile ripeterle qui. Utile ricordarsi che né Berlusconi né Tremonti hanno alcun potere di farci alcunché.

 

Questa catastrofe è fra noi, già ora, e dietro ai numeri ci sono persone vere, che abitano con te, se sei sfortunato/a, o vicino a te. Ma come al solito dovremo arrivare alle code in strada con i bollini per un pasto caldo al giorno, come accade già oggi in USA, per credere a quanto avete finora letto.

Ho già detto che il Vero Potere ha sottratto all’Italia fra il 2007 e il 2010 quattrocentocinquantasette miliardi di euro, sono circa trentadue finanziarie scomparse dalla vita dei lavoratori italiani e dal futuro dei loro figli, da quelli cui viene detto che ci vogliono i tagli alla spesa pubblica, ai comuni ecc. Il ‘cortiletto del potere’, che oggi è Silvio Berlusconi con la Casta e le mafie, difendono interessi rispettivamente di sei miliardi di euro, quattro miliardi e di novantuno miliardi. Contro 457. Non voglio qui sminuire l’importanza delle lotte alle mafie, alla P2-P3-P4, delle indagini sulla strategia della tensione o sulla corruttela italica, ma si deve comprendere che queste manifestazioni sono sempre state solo una funzione al servizio del Vero Potere, non il potere in sé. I dati citati sopra sono ciò che esso ci ha sottratto negli ultimi pochi mesi. Quanto ha sottratto all’Italia negli scorsi 40 anni è incalcolabile, indicibile, sia in termini di cifre che di speranze e destini umani, senza dubbio immensamente di più del danno arrecatoci dalle trame di questo Paese, mafie incluse. Ma oggi in Italia un incessante – e forse sospetto – coro di personaggi pubblici sta maniacalmente dicendovi che la minaccia che incombe sulle famiglie e sulla democrazia sono alcune leggi ad personam, le zuffe del CSM o le donnine del premier, e di fatto tutto l’attivismo dei cittadini corre a guardare di là. In altre parole: siamo sotto attacco nucleare, ma ci danniamo tutti per la rissa al bar di quartiere.

Nel mezzo noi, i nostri figli, il loro futuro e oceani di sofferenze private. Nel mondo povero del Sud, che già ha sofferto come non si può descrivere, la distruzione del Tridente ha sancito la fine del loro futuro prima ancora che se lo potessero immaginare.

Dovrebbe, se tutta questa storia fosse sufficientemente divulgata, scoppiare una guerra civile. I nostri antenati, che con mezzi rudimentali e con pericoli orrendi riuscirono a sconfiggere 4.000 anni di assolutismi brutali, sarebbero già in strada. Noi no. Il Vero Potere sapeva bene di questa possibilità e ci ha annullati proprio per disattivarla.

Vi lascio con queste parole: ritroviamo il coraggio di salvarci la vita. Insegniamo ai nostri bambini la prima materia in ordine d’importanza al mondo: il coraggio. Il dramma è che non sappiamo più reagire, e siamo i primi nella Storia a essere così pavidi. Divulgate quello che avete letto, la gente deve innanzi tutto sapere chi è il Vero Potere, cosa ha fatto, per poterlo combattere. Alla fine, tocca a noi.

 

Reagire

Siete arrivati fin qui. Bene. Se siete i soliti lettori o lettrici che si indignano da anni per un sacco di cose e che poi rischiano la pelle… dell’indice destro nella gloriosa lotta sulle barricate della scrivania del computer fra Facebook e i blogs, vi saluto qui. Non leggete oltre. Ciao.

Per te, e per quell’altro, cioè quei due o tre rimasti in Italia che ci mettono ancora il corpo nella battaglia della vita reale, fra la gente, nei luoghi del potere, e che ci mettono la perseveranza e la sofferenza necessaria a fare quella cosa che si chiamava lotta per cambiare la Storia, concludo questo saggio dicendovi che l’ho scritto per voi in realtà. E vi lascio con una metafora. Potrà sembrarvi strana al termine di pagine zeppe di politica ed economia, ma la ritengo di eccezionale efficacia.

L’ho tratta da una scena filmata nella savana del Sud Africa che ha affascinato oltre 62 milioni di spettatori su Youtube (64). In quella scena una mandria di immensi bufali se ne va a spasso lungo la riva di un fiume, mentre a loro insaputa quattro leonesse si stanno acquattando poco distante per un attacco. Pochi minuti dopo ciò avviene, la mandria è presa dal panico e fugge sparsa e caotica. E’ incredibile vedere centinaia di bufali che pesano come camion e che sono un unico fascio di muscoli e corna micidiali fuggire di fronte a quattro felini pelle e ossa. Le leonesse riescono ad azzannare un vitello e lo trascinano con violenza selvaggia sulla sponda del fiume, in parte ruzzolando in acqua. La scena diviene ancor più angosciante quando un coccodrillo si spara fuori dal fiume e a sua volta azzanna il posteriore del vitellino. Ne segue un tiro alla fune fra il rettile e le belve che ghiaccia il sangue, anche solo a immaginare il dolore che quella povera bestia sta soffrendo prima di morire dilaniata. Ma perché quei colossi di animali non tornano indietro a salvare il loro piccolo? Cristo, ne basterebbero pochi in quella mandria per fare a pezzi chi lo sta divorando. Non si rendono conto della loro forza?

Ma proprio quando si sarebbe tentati di smettere di guardare il resto della scena, la telecamera zooma indietro e le sopraccitate domande trovano risposta. Dapprima tentennati, poi più decisi, infine con potenza selvaggia i bufali maschi montano una carica per salvare il vitello straziato. La scena è esaltante: la mandria forma un muro nero di furia crescente che circonda le quattro leonesse, i cui corpi sono ora rattrappiti dalla paura. Una di loro viene sparata in aria da una cornata come fosse un micio di pochi etti, le altre sono messe in fuga nell’arco di pochi secondi. Il coccodrillo si dilegua in acqua. Incredibilmente la vittima è ancora viva e riesce a barcollare fra gli adulti che si chiudono in cerchio a sua protezione.

Credo che non vi sia bisogno di spiegare questa metafora. Rimane una domanda: se lo sanno fare i bufali, perché noi non più?

Certo, si è detto che ci hanno resi apatici… i mass media, la Cultura della Visibilità, Lippmann… è vero. Ma c’è di più, e voi pochi sopravvissuti del vero agire dovete sapere di cosa si tratta.

Utile per iniziare è una recente dichiarazione del reporter investigativo americano Matt Taibbi, che commentando la frode dei mutui subprime americani ha detto: “L’unica ragione per cui la gente non è furiosa per sta storia è che in realtà essi non capiscono cos’è successo. Se al posto di finanza si fosse trattato di costruttori di auto che avevano venduto ai cittadini degli Stati Uniti trilioni di dollari di auto difettose, ci sarebbero sommosse per le strade oggi” (65). Bene, non sprechiamo tempo e diciamo subito che una delle principali ragioni per cui i cittadini, e specialmente quelli di sinistra, non hanno mai trovato la forza necessaria a contrastare il piano Neoclassico, Neomercantile e Neoliberista è anche perché non lo capiscono. Considerano questo crimine – e le gesta delle elite finanziarie e grandi industriali – come una serie di scorribande opportunistiche da parte di Globocrati miliardari che si fiondano come avvoltoi a spolpare le nostre società ogniqualvolta gli è possibile. Sbagliato. In certi casi alcuni attivisti o intellettuali ammettono l’esistenza di un complotto globale per sfruttare le masse, ciò che spesso chiamano “Il Sistema”. Fuochino, ma ancora non hanno fatto centro.

Quello che non vedono è che in realtà stiamo tutti affrontando qualcosa che appartiene a una categoria del tutto straordinaria: una pianificazione di almeno 75 anni durante la quale praticamente ogni caposaldo di ciò che oggi tutti considerano ‘fare buona economia’ fu ideato dalle elite per nascondere l’esatto opposto, e cioè i mezzi per ottenere uno spolpamento strutturale del nostro bene comune. E’ questo l’inganno spettacolare che ancora oggi impedisce alla sinistra di fermare quella macchina mostruosa.

Infatti, la maggioranza delle persone, e tutta la sinistra, crede fermamente in quei capisaldi e li difendono pure. Ripeto: l’inganno delle elite ha fatto sì che la maggior parte della loro economia predatrice sembrasse addirittura benefica, logica. I cittadini e gli attivisti l’hanno adottata e oggi non riescono più a collegare i puntini fra ciò che loro considerano ‘fare buona economia’ e il piano delle elite. Sono stati turlupinati in modo clamoroso. Per esempio: chi mai oggi metterebbe in discussione che il deficit e il debito dello Stato è una sciagura e che debbano sempre essere eliminati? Chi oggi dubita che il futuro prospero dell’Europa stia in una “unione che fa la forza” per contrastare USA e Cina? La sinistra, poi, non solo predica anch’essa la riduzione della spesa a deficit (anche positiva) dello Stato, ma dà per scontato che siano le tasse la fonte di denaro pubblico da spendere per il Sociale. C’è qualcuno a sinistra che sta gridando “il deficit pubblico è la ricchezza dei lavoratori, NON il loro debito”? Oppure “Lo Stato torni alla moneta sovrana e spenda a deficit per noi”? No, neppure uno. E ora che avete letto queste righe, voi sapete bene cosa le elite sono riuscite a rubarci, e a infliggerci, proprio grazie ai falsi dogmi del debito sciagura, della unione europea che fa la forza, delle tasse necessarie alla spesa sociale, del deficit uguale a debito dei cittadini, dello Stato che mai deve spendere a deficit.

Insomma, il risultato di ciò è che coloro che da sinistra credono di lottare contro il Sistema in realtà lo stanno nutrendo con il loro credere nella ‘buona economia’, che altro non è se non esattamente l’economia predatrice delle elite spacciata per buon senso. I Globocrati sono stati molto più intelligenti di quanto chiunque di voi creda.

 

E allora, bando alle ciance. Ecco cosa fare: dobbiamo aiutare le persone a comprendere

 

a) che stiamo affrontando un piano molto più strutturato e ampio di quanto chiunque si immagini.

b) che di gran lunga l’attacco più devastante alla democrazia non è politico, come molti credono. Le istituzioni democratiche sono state scardinate soprattutto dalla rimozione, ideologicamente e fisicamente ottenuta, della sovranità di spesa degli Stati e dei loro poteri legislativi sovrani. Infatti, una volta che gli Stati divengono incapaci di spendere a sufficienza per preservare il benessere del popolo, non c’è più speranza di mantenere alcun bene comune, e i giochi vanno tutti a favore delle elite. E preservare il bene comune è la democrazia stessa.

c) che conseguentemente al fine di preservare la nostra democrazia dobbiamo prima di tutto affrontare i dogmi economici distruttivi delle elite. Questo può essere fatto solo attraverso dei principi economici che rivendichino il primato della Spesa a Deficit Positiva per la difesa del bene comune, cioè il primato della ricchezza democratica su quella delle elite. La teoria economica del Modern Money Theory è precisamente quei principi, poiché permette di ottenere la piena occupazione, il pieno Stato Sociale e di mantenere la stabilità dei prezzi lontano dall’inflazione, cioè di creare una cittadinanza forte.

 

E allora dovremo:

 Organizzarci in divulgatori che stando fra la gente comune e nei luoghi della gente comune, fra i lavoratori, fra i piccoli imprenditori, e nella sinistra, permetta a tutti costoro di aprire gli occhi per capire A) le vere origini del presente disastro sociale ed economico, ovvero del colpo di Stato finanziario che sta storpiando la Storia B) il fatale inganno nascosto in ciò che loro considerano oggi ‘fare buona economia’, e C) come Modern Money Theory ci può aiutare a salvare la nostra esistenza. Cioè la democrazia.  

 

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 Note

   

27)   (PCI-DS, La Prima Azienda Capitalistica Italiana del XXI Secolo, Il Cannocchiale, 11-09-2005)

 

28)  (si veda per esempio l’eccellete Privatizzare è bello, Cinzia Arruzza, Attack Switzerland, 08-11-2002)

 

29)  (Alan Rusbridger, Sense, nonsense and the Adam Smith Institute, 22 December 1987, The Guardian.)

 

30)  (James Galbraith, The Predator State, Free Press, NY, 2008)

 

31)  (A Monetary Theory of Public Finance, Alain Parguez, relazione per il quinto Post Keynesian Workshop, Knoxville 22-23 Giugno 2000)

 

32)  si veda per esempio The rise and fall of money manager capitalisma Minskian approach, L. Randall Wray, Cambridge Journal of Economics, 8 Maggio 2009)

 

33)  (‘Could be raining’. The European Crisis within the Great Recession. Riccardo Bellofiore, Joseph Halevi, 2010)

 

34)  (E’ bene ricordare che Margaret Thatcher, pur di origini umili in quanto figlia di fruttivendoli, fu allevata alla scuola economica di Chicago di Milton Friedman, cioè nella culla estrema del Neoliberismo delle elite)

 

35)  (Money in Finance, L. Randall Wray, UMKC, 2010)

 

36)  (Toporowski J., The End of Finance: The Theory of Capital Market Inflation, Financial Derivatives, and Pension Fund Capitalism. London: Routledge, 2000)

 

37)  (Spain Threatened with Fresh Downgrade, The FT, December 15, 2010)

 

38)  (Robert E. Prasch, ‘Disaster Capitalism’ comes to Ireland, Znet, Dcember 3, 2010)

 

39)  (Conferenza su Il Più Grande Crimine, Lugo, Paolo Barnard, Sett. 2010)

 

40)  (dati OECD citati in ‘Could be raining’. The European Crisis within the Great Recession. Riccardo Bellofiore, Joseph Halevi, 2010 – si veda anche Karl Brenke, Real wages in Germany. Numerous years of decline. Weekly report 28/2009, German Institute for Economic Research)

 

41)  (Prof. Randall Wray in conversazione con l’autore, Maggio 2010)

 

42)  (Questa citazione si trova nelle memorie di Albert Speers citate nel libro di Adam Tooze The Wages of Destruction: the Making and Breaking of the Nazi Economy, Penguin)

 

43)  (The Financial Times, Trichet warns of derivatives risk, January 29, 2007)

 

44)  (Yves Smith, Wisconsin’s Walker Joins Government Asset Giveaway Club, Naked Capitalism, February 22, 2011)

 

45)  (si veda per esempio il Transnational Institute http://www.tni.org/article/water-privatization-does-not-yield-cost-savings; anche la devastante esperienza del Sud Africa citata da George Monbiot in On the Edge of Lunacy, The Guardian, January 6th, 2004)

 

46)  (Public Citizen negli USA ha pubblicato una denuncia dei poteri dell’OMC su suo sito; si veda anche Paolo Barnard e la sua inchiesta del 2000 per Report, RAI TV, I Globalizzatorihttp://www.youtube.com/watch?v=0YHnficHg_U)

 

47)  (si veda per esempio le proposte del GATS chiamate “Disciplines on Domestic Regulation” o le regole dell’Articolo VI.4)

 

48)  (per un’analisi approfondita si veda il Transnational Institute di Amsterdam http://www.tni.org/, o Corporate Europe Observatory a Bruxelles http://www.corporateeurope.org/. Ma anche i pezzi di  Stephanie Kelton sulla UE su  http://neweconomicperspectives.blogspot.com/)

 

49)  (Corporate Europe Observatory, A Captive Commission – the role of the financial industry in shaping EU regulation, Nov. 5, 2009)

 

50)  (Questo è il testo completo del principio di supremazia delle leggi UE sulle leggi nazionali e sulle Costituzioni: “Concerning the primacy of EU law, the IGC will adopt a Declaration recalling the existing case law of the EU Court of Justice. Footnote 1: Whilst the Article on primacy of Union law will not be reproduced in the TEU, the IGC will agree on the following Declaration: “The Conference recalls that, in accordance with well settled case-law of the EU Court of Justice, the Treaties and the law adopted by the Union on the basis of the Treaties have primacy over the law of Member States, under the conditions laid down by the said case-law.” In addition, the opinion of the Legal Service of the Council (doc. 11197/07) will be annexed to the Final Act of the Conference. Note 11197/07 doc. 580/07 from the EU Legal Service states: “It results from the case-law of the Court of Justice that primacy of EC law is a cornerstone principle of Community law. According to the Court, this principle is inherent to the specific nature of the European Community (…) National constitutions and the Lisbon Treaty: conflicts are resolved by the EU Court, 344 TFEU - obligation of loyalty, 4.3 TEU, 24.3 TEU. In Opinion 1/91 of the European Court of Justice, the European treaties are described as “the Constitutional Charter of a Community of Law, a new legal order for the sake of which the States have limited their sovereign rights”)

 

51)  (Michael Hudson, A Financial Coup D’Etat, Counterpunch, October 1-3, 2010)

 

52)  (Prof. Peder Needergard citato dal Danish Daily Politiken il 7 Settembre 2010 e citato in Corporate EUtopia, Corporate Europe Observatory, Gennaio 2011)

 

53)  (EUbusiness.com, 10 Gennaio 2011 e Reuters 10 Gennaio 2011)

 

54)  (Marco Buti, Die Welt Online, 27 Settembre 2010)

 

55)  (ETUC, Austerity is the road to ruin, October 27, 2010, http://www.etuc.org/a/7777)

 

56)  (Corporate EUtopia, How new economic governance measures challenge democracy, Corporate Europe Observatory, January 2011)

 

57)  (Europact. Conclusions of the Heads of State or Government of the Euro Area, Brussels, March 11, 2011)

 

58)  (Daniel Janssen, The Pace of Economic Change in Europe, Meeting di Tokyo della Commissione Trilaterale nel 2000).

 

59)  (ERT, EU Governance, ERT Discussion Paper, May 30, 2002, http://www.ert.be/doc/0053.pdf)

 

60)  (Business Europe, The Madrid Declaration, June 11, 2010)

 

61)  (Corporate Europe Observatory, Business against Europe: BusinessEurope celebrates social onslaught in Europe. March 23, 2011)

 

62)  (per le realtà sulla sicurezza del debito USA si vedano gli articoli degli economisti MMT su http://neweconomicperspectives.blogspot.com, e il loro lavoro accademico alla University of Missouri-Kansas City, Centre for Full Employment and Price Stability)

 

63)  (Warren Mosler, World’s got richer amid 09 recessionhttp://moslereconomics.com/2010/06/25/worlds-rich-got-richer-amid-09-recession/)

 

64)  (lo si vede qui http://www.youtube.com/watch?v=LU8DDYz68kM )

 

65)  (Matt Taibbi, Why isn’t Wall Street in Jail?, Democracy Now!, February 22, 2011)

Gli economisti consulenti di questo saggio:

L. Randall Wray, Professor of Economics, Research Director of CFEPS at the University of Missouri – Kansas City, and Senior Scholar at The Levy Economics Institute of Bard College

Stephanie Kelton, Associate Professor of Macroeconomics, Finance, and Money and Banking, Senior Scholar at The Center for Full Employment and Price Stability (CFEPS), University of Missouri – Kansas City

Bill Mitchell, Research Professor in Economics and Director of the Centre of Full Employment and Equity (CofFEE), at the University of Newcastle, NSW Australia.

Alain Parguez, Professore Emerito di economia all’Università di Besancon, Francia, consulente della European Investment Bank del Lussemburgo e associato al Jerome Levy Economics Institute, USA.

Warren Mosler, International Consulting Economist and blogger at The Center of the Universe, Associate Fellow, University of Newcastle, Australia

John F. Henry, Department of Economics University of Missouri-Kansas City.

Mario Seccareccia, Professore di Economia, Department of Economics, University of Ottawa

Joseph Halevi, Professore di Economia all’Università di Sydney, Australia.

William K. Black, J.D., Ph.D. Associate Professor of Law and Economics at the University of Missouri-Kansas City. Testimone presso il Senate Agricultural Committee on the regulation of financial derivatives e la House Governance Committee on the regulation of executive compensation, USA.

Olivier Giovannoni, Visiting Lecturer at the Department of Economics at the University of Texas at Austin. Ph.D. in economics from the University of Nice, France.

Pavlina Tcherneva, Assistant Professor of Economics at Franklin and Marshall College, Senior Research Associate at CFEPS and Research Associate at The Levy Economics Institute of Bard College.

 

Bibliografia e fonti

Prima fonte: ventisette ore di consulenze registrate in otto mesi con i sopraccitati economisti.

Poi:

Understanding Modern Money: The Key to Full Employment and Price Stability, Wray, L. R. 1998. Edward Elgar

Money and Credit in Capitalist Economies: The Endogenous Money Approach, Aldershot, Wray, L.R. 1990. Edward Elgar

Endgame for the Euro? Public Policy Brief, N. 113, 2010, Levy Economics Institute of Bard College, Dimitri Papadimitriou, L. Randall Wray, Yeva Nersisyan

The Road from Mont Pèlerin, The Making of the Neoliberal Collective, by Philip Mirowski, Dieter Plehwe, Harvard Univerity Press, Cambridge Massachussets, London 2009

 

The tragic and hidden history of the European Monetary Union, © Alain Parguez, November 2009, presentazione al Centre for European studies (University of Massachusetts, Boston, Harbour campus)

The Historic Roots of the Neoliberal Program, John F. Henry, Journal of Economic Issues, N.2 Giugno 2010

The Ideology of Laissez Faire Program, John F. Henry, Journal of Economic Issues, N.1 Marzo 2008

Does Excessive Sovereign Debt Really Hurt Growth? A Critique of This Time is Different, by Reinhart and RogoffLevy Working Paper, Yeva Nersisyan and L. Randall Wray 2010

Public Sector Employment, Foreign Exchange and TradeAchieving Full Employment, edited by Ellen Carlson and William F. Mitchell, pp. 62-71, vol. 12, ELRR: Sydney, 2001.

Unemployment and Fiscal Policy, Unemployment: The Tip of the Iceberg, William Mitchell and Ellen Carlson (eds.), pp. 219-231, CAER: Sydney, 2001.

Seigniorage or Sovereignty?, in Modern theories of money, edited by Louis-Phillip Rochon and Sergio Rossi, Edward Elgar publishing, 2003.

The Post Keynesian Approach to Money (in Francese), in Theories Monetaires  post Keynesiennes, Pierre Piégay and Louis-Philippe Rochon (eds), Paris: Economica, 2003.

Alternative Finances, Susan George, Le Monde Diplomatique, 01 febbraio 2007

Il Tesoro della Casta, Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, L'Espresso 16/03/09

Il Potere Opaco che Governa l’Italia, Roberto Mania, La Repubblica 02/03/09

Financial Lobbies - A Guided Tour of the Brussels EU Quarter, Corporate Europe Observatory, 23 September 2009

Free Market Think Tank Links, Atlas Economic Research Foundation ~ 1201 L St. NW Washington, DC

The Omega Project, The Adam Smith Institute, by Norman Chapman et al. from research conducted for the Adam Smith Institute.

Crollano gli investimenti esteri, In Italia -57 per cento - Sole 24 Ore, 17 settembre 2009

World Investment Prospects Survey, UNCTAD, 2009-2011

Gli italiani e il risparmio, Indagine Ipsos, 06/12/2007

Mille euro in più in un anno, i debiti delle famiglie italiane, La Repubblica 14/8/2010

Relazione Generale sulla situazione economica del Paese, Ministero Economia , 17/8/2010

La distruzione dello Stato Sociale attraverso la catastrofe delle liberalizzazioni – privatizzazioni in Italiawww.movisol.org, Claudio Giudici, 2009

Privatizzare è bello, Cinzia Arruzza, ATTAC Italia, Forum Sociale Europeo, 8/11/2002

Acqua, rifiuti, trasporti: tutti i servizi pubblici locali ai privati, Marco Bersani, ATTAC Italia, 11/9/2009

XXIV Indagine, Osservatorio Demos-Cop sul Capitale Sociale, 23/12/2009

Rapporto di giugno, Osservatorio CIG Dipartimento Settori Produttivi CIGL, Repubblica 17/7/2010

Indagine annuale Istat su reddito e condizioni di vita, ultimo trimestre 2008

Rapporto fra gli italiani e il SSN, Censis, 22/12/2009

Supplemento Bollettino Statistico Banca d’Italia, 16/12/2009

Lectio Magistralis facoltà di statistica Università di Padova, Mario Draghi, 18/12/2009

Rapporto Plus, Isfol, anticipazione del 2/12/2007

Gli italiani e il risparmio, ACRI e Ipsos nella Giornata Mondiale del Risparmio, 6/12/20007

Osservatorio trimestrale sulla crisi d’impresa, Cerved Group, 7/12/2009

Italy: State Aid to Italian Banking system, rapporto della Commissione Europea 2/9/2009

Government Bailout of Banks as a Percentage of GDP, The Wall Street Journal, 20/10/2009

Istat, boom del lavoro intermittente, Repubblica, 26/8/2010

4 Banks Face Trial in Italy Over Interest-Rate Swaps, The New York Times, 17 marzo 2010

 

Lo swap sui tassi d’interesse, o interest rates swap (IRS), di Riccardo Grotti Tedeschi, Direttore Dipartimento Economia, Diritto ed Istituzioni del Centro Tocqueville-Acton

 

Demand Constraints and Big Government, Journal of Economic Issues, XLII, 1, March 2008, 153-173.

An Alternative View of Finance, Saving, Deficits, and Liquidity, International Journal of Political Economy, Vol. 38, No. 4 (Winter 2009-10);

A Keynesian Presentation of the Relations Among Government Deficits, Investment, Saving, and Growth, Journal of Economic Issues, Vol. 23, No. 4, 1989, pp. 977-1002.

 

How to Implement True, Full Employment, in Proceedings of the 53rd Annual Meeting of the Industrial Relations Research Association, 2001

The War on Poverty Forty Years On, (co-autrice Stephanie Bell), in Challenge, September-October 2004, vol 47, no. 5, pp. 6-29.

Demand Constraints and Big Government, the Journal of Economic Issues vol xlii, no 1, March 2008, pp. 153-173

A Post Keynesian View of Central Bank Independence, Policy Targets, and the Rules versus Discretion Debate, 2007, Journal of Post Keynesian Economics, vol 30, no 1, pp. 119-141

 

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