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Alex è in galera

Pietro Ratto, 16 novembre 2016

Dal 17 giugno 2015 Boris Krljić si trova in carcere. Lì per lì l’accusa era di spacciare cannabis, ma di fatto, da quella galera svizzera, il giovane non è più uscito. Il problema è che Boris non è un tipo qualsiasi. E’ uno studioso, uno storico indipendente e un giornalista freelance. E questo è ancora niente. Ricorrendo allo pseudonimo di Alexander Dorin, Boris ha alzato un polverone terribile in merito al cosiddetto genocidio di Srebrenica dell’11 luglio 1995, quando, secondo la versione ufficiale, ottomila bosniaci furono massacrati dalle truppe serbe del generale Ratko Mladic.

Ebbene. Alexander Dorin, insieme a Zoran Jovanovic, nel settembre 2009 ha pubblicato un libro a dir poco esplosivo: Srebrenica, come sono andate veramente le cose (titolo originale: Srebrenica, storia di un razzismo da salotto), uscito in Italia nel 2012 per ZambonCon l’introduzione, per giunta, di uno studioso e docente universitario tanto autorevole quanto "controcorrente" come Aldo Bernardini.

Un saggio, questo, che rimette in discussione l’intera vicenda sia relativamente al numero delle vittime (a detta dei due coraggiosi autori non più di duemila), sia rispetto alla reale natura di quel massacro, in merito al quale - affermano i due autori - non bisognerebbe parlare di genocidio, essendosi invece trattato della pur tragica conseguenza di una battaglia tra le due forze in gioco. Duemila musulmani uccisi dai serbi mentre cercavano di effettuare uno sfondamento verso la città di Tuzla.

La questione, come si può immaginare, è però molto più spinosa, dato che, nel loro libro, Dorin e Jovanovic accusano senza mezzi termini l’allora Presidente USA Bill Clinton e il leader bosniaco Alija Izetbegović, di aver letteralmente inventato quel genocidio per poter giustificare il violentissimo bombardamento messo in atto dalla NATO nell’agosto ’95, proprio al fine di porre termine alla guerra in Bosnia permettendo agli americani di estendere la loro influenza su quei territori, e di trascinare alla sbarra l'odiato leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic e il suo "braccio armato" Mladić.

Le accuse che emergono da quelle pagine sono pesantissime, anche perché saltano fuori documenti riservati che all’interpretazione lasciano ben poco spazio. Lo stesso Tribunale dell’Aia di fronte al quale i responsabili del cosiddetto genocidio compaiono nelle vesti di criminali di guerra, ne esce come una pura e semplice emanazione della Nato.

 Ebbene: nonostante tutto ciò, la notizia non è questa. Qui non si tratta “soltanto” di parlar di un libro, di una versione girata “a testa in giù” di un cruentissimo e determinante evento dell’estate di vent’anni fa, versione per altro molto ben delineata dallo stesso Dorin nel corso di un’intervista shock rilasciata nell’agosto 2009¹. No: la notizia è che Alexander, da più di un anno, è in prigione; messo letteralmente fuori combattimento, senza - per giunta - che nessuno ne parli. Dorin è stato lasciato completamente solo, abbandonato a se stesso, chissà in quali condizioni oltretutto, proprio soltanto per l’amore che nutre, e che ha sempre nutrito, nei confronti della verità. Per il servizio che ha voluto dare all'informazione, quella vera.

E a dirla tutta, la notizia non è soltanto quella. Ce n'è ancora un pezzo ancor più inquietante, se è possibile. Il giornalista Zoran Jovanovic, l’altro autore di quel libro esplosivo, è già deceduto. In circostanze non chiare, sembra. E’ morto il 13 luglio del 2013, a sessantun anni, Zoran; a una decina di ore di distanza dal suo clamoroso annuncio. Quello con cui avvisava il mondo del web d’essere entrato finalmente in possesso di un paio di filmati in grado di provare, in modo schiacciante e definitivo, quella loro scomoda e pericolosissima tesi.

 


(1) Il 15 agosto 2009 Alexander Dorin ha rilasciato alla stampa quotidiana di Belgrado la seguente intervista:

 Su cosa basate le vostre asserzioni secondo cui il "massacro" di Srebrenica sarebbe stato inventato da Izetbegovic e Clinton?

 Si dovrebbe tenere a mente che persino i media americani scrissero parecchio sul fatto che gli Stati Uniti stessero armando da anni le forze di Izetbegovic. L'amministrazione Clinton era molto ostile verso i serbi - i generali di Clinton erano persino coinvolti nell'operazione croata "Tempesta", finalizzata all'espulsione e l'eliminazione dei serbi dalla Repubblica della Krajina serba e da parti occidentali della Bosnia-Herzegovina.

Allo stesso tempo, uno dei signori della guerra di Srebrenica - Hakija Meholjic - da tempo asserisce che, dal 1993 in poi, Clinton offrì ad Izetbegovic un massacro fabbricato contro i musulmani di Srebrenica, come manovra atta a porre fine alla guerra civile in Bosnia-Herzegovina [a vantaggio dei musulmani bosniaci].

 

Cosa ci dice tutto ciò?

 Ci dice che hanno avuto due anni per avviare quella manovra, il tempo durante il quale Izetbegovic e Clinton venivano mitizzati ed elevati alla posizione di eroi attraverso i più influenti media occidentali. Le "vittime di Srebrenica" votano..

 

Questo libro offre prove aggiuntive?

 Il libro presenta inoltre le prove che dimostrano che i duemila musulmani che persero la vita a Srebrenica, caddero in battaglia. Volendo sostenere la versione del "genocidio" ma non disponendo di un numero di corpi sufficiente per affermare che fossero stati uccisi circa ottomila musulmani, inserirono nell'elenco delle vittime di Srebrenica molti soldati musulmano-bosniaci di fatto morti molto prima della conquista di Srebrenica, o uccisi in altre battaglie durante la guerra civile, dal 1992 al 1995. La lista delle presunte vittime di Srebrenica contiene addirittura nomi di uomini ancora vivi.

 

Intendete appunto quelli che più tardi avrebbe votato alle elezioni...?

 Esatto. Nelle elezioni bosniache del 1996, le liste elettorali contenevano circa 3.000 musulmani bosniaci che figuravano tra le "vittime di Srebrenica". Ciò sottolinea ulteriormente il fatto che il cosiddetto Tribunale dell'Aia non abbia ancora nessuna prova del "genocidio di Srebrenica". Ma che, invece, si basa sulle affermazioni del croato Drazen Erdemovic, che è stato provato esser totali menzogne, come ha dimostrato nel suo ultimo libro il giornalista bulgaro Germinal Civikov.

 

Il Tribunale dell'Aia non la pensa così...?

 L'ex portavoce della NATO Jamie Shea nel 1999 ha dichiarato che, senza la NATO, non vi sarebbe nessun Tribunale dell'Aia. Ha asserito che la NATO ed il Tribunale dell'Aia sono "alleati ed amici". Tra gli altri, l'esempio che conferma la sua affermazione è il caso del [Colonnello] Vidoje Blagojevic, condannato ad un lungo periodo di prigione a causa dei fatti di Srebrenica, anche se assolutamente innocente. Così, la NATO punisce i suoi avversari attraverso il Tribunale dell'Aia mentre, allo stesso tempo, protegge i suoi alleati. La storia della guerra civile jugoslava è stata scritta dagli aggressori.

 

Perché hanno fatto pressioni sui serbi?

 I serbi non si sono mai alleati con nazioni imperialiste. Nei secoli passati, i serbi combatterono contro tutti gli aggressori e le forze fasciste. E invece che ottenere rispetto e gratitudine, sono stati ricompensati con le sanzioni e le bombe della comunità internazionale e con una meticolosa e totale demonizzazione da parte dei media occidentali. Il mondo di oggi è dominato dai criminali e dagli psicopatici che si definiscono democratici.

 

Cosa vi ha spinti a studiare i fatti di Srebrenica?

 Da quattordici anni interi faccio ricerche su Srebrenica e sul presunto genocidio che l'esercito serbo-bosniaco avrebbe commesso contro i musulmani bosniaci perché, già verso la fine della guerra in Bosnia-Herzegovina, è divenuto chiaro che l'occidente non abbia intenzioni oneste verso le nazioni di quel paese. Non potevo accettare il pensiero che al mondo, di quella guerra, venisse imposta una descrizione che si accorda soltanto con gli interessi della NATO. Sfortunatamente, questo è precisamente ciò che è accaduto

 

Perché lei è restio a promuovere personalmente il suo libro?

 A questo punto, dopo una scrupolosa ricerca che mi ha impegnato per molti anni, da quando ho scoperto prove irrefutabili su quello che è realmente successo a Srebrenica, prove di cui la gran parte della gente è inconsapevole, ho deciso che non voglio attirare l'attenzione su me stesso. E' il libro che è importante, il libro dice tutto.

 

"Srebrenica - La storia del razzismo da salotto" sarà presto pubblicato in tedesco. Sarà tradotto in serbo o in qualche altra lingua?

 L'editore del mio libro, Kai Homilius di Berlino, intende pubblicarlo in lingua serba ed inglese. Abbiamo deciso di farlo uscire prima in tedesco, dal momento che il pubblico di lingua tedesca non ha veramente nessuna idea della propaganda su cui è costruito il mito di Srebrenica. L'edizione tedesca del libro sarà pubblicata attorno alla metà del prossimo mese.

Alexander Dorin

Zoran Jovanovic

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