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Perché io sciopero oggi

La mia opposizione ai Test INValSI, contro i quali è indetto lo sciopero di oggi, l’ho motivata in più occasioni.

1) Per la tipologia di verifiche che impongono;

2) per il fatto stesso che, per l’appunto esse siano “imposte”;

3) per il condizionamento sui programmi da svolgere in classe che mette fortemente in crisi la sempre più limitata “libertà di insegnamento” prevista dalla Costituzione;

4) per il fatto che tale Istituto dipenda da un organismo privato e confessionale che assolutamente nulla dovrebbe aver a che fare con un Sistema scolastico pubblico di un Paese che si dichiara laico.

Oltre a protestare contro questo grave sistema di valutazione, oggi però sciopero anche contro la nuova questione dei BES, gli alunni con “Bisogni Educativi Speciali”, concetto che la nuova Circolare del 6 marzo 2013 introduce definitivamente nella scuola italiana, riferendosi alla precedente Direttiva del 27 Dicembre 2012 che in un suo punto centrale sostiene: “Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”.

Per farla breve, da quest’anno scolastico ogni Consiglio di Classe è chiamato ad individuare alunni BES (nella cui etichetta viene in pratica compresa qualsiasi forma di “bisogno”; ci finiscono dentro alunni depressi, aggressivi o anche solo un po’ troppo vivaci, alunni con problemi economici o con “svantaggi culturali” ecc: un calderone che ricorda un po’ quegli “spitali” del Settecento in cui finivano criminali, pazzi, accattoni, prostitute, malati e in generale chiunque conducesse una vita “deviata” da cui in qualche modo prender le distanze), per approntare una serie di azioni di “inclusività” al fine, appunto, di aiutarli ad inserirsi meglio nel contesto scolastico.

Io mi dichiaro ufficialmente CONTRARIO:

  • a un sistema che chiede agli insegnanti di improvvisarsi e trasformasi in esperti di diagnosi di questo tipo, soprattutto quelle relative a casi davvero “delicati”; a una direttiva che invece che favorire l’inclusione dei ragazzi li etichetta, prevedendo che nella vita di alunni considerati “BES” dai loro stessi insegnanti entrino più o meno prepotentemente psicologi, assistenti sociali, educatori, ecc per prevenire o correggere le loro “deviazioni”, concetto questo che, vista la globalità dei casi che possono venir etichettati in tal senso, si addice ad un regime dittatoriale molto più che ad una democrazia. Altro che "inclusione"!

  • a un Ministero che si ostina a cercar di persuadere l’opinione pubblica che la migliore scuola sia quella delle sue “procedure” fredde, automatiche e centralizzate, continuando a diffondere diffidenza nei confronti della capacità educativa e della sensibilità professionale dei suoi docenti, capacità che quotidianamente si affida al dialogo interpersonale, alla pazienza, capacità che alterna momenti di severità a momenti di ascolto, che “ritocca” continuamente i suoi stessi interventi considerando molto più le sfumature che le anonime e meccaniche “griglie” di valutazione tanto amate dai “saggi”. Quanto valga questo genere di insegnamento, quanto risulti vincente sui glaciali sistemi - fatti di carta, di incomprensibili termini in americanese e di vuota burocrazia - imposti dai Ministri e dalle loro sprovvedute commissioni, i ragazzi lo sanno benissimo, lo hanno capito da anni. E nel ruolo di clienti di un sistema scolastico di stampo imprenditoriale non si riconoscono proprio più.

Per questo motivo, oggi sciopero. Anche per questo motivo. Perché mi sento ancora un insegnante e, quel che è peggio, perché ne sono ancora fiero.