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Lezione al mercato del pesce

Dunque, ricevo una prudente e timorosa soffiata: nella mia statalissima scuola sta per arrivare il Vescovo, in visita pastorale. La mia preoccupata fonte mi avverte del fatto che nel prossimo Collegio approveremo la sacra iniziativa. Sbigottisco, ma non troppo, dopo il transito di reliquie in auditorium dell’anno scorso. D’altra parte, in un liceo come il mio, nemmeno di fronte a preveggenze di questo tipo ci si può più davvero meravigliare.

La mia informatrice è seriamente preoccupata, la richiesta implicita è di restare nell’anonimato, stile servizi segreti. Non fosse che si tratta di una circostanza fin troppo reale, sarei tentato di svegliarmi di soprassalto, mettendo fine all’incubo.

Invece no, tutto vero. Ma, dico: una “visita pastorale”?? Se la sono inventata a metà del Cinquecento, al Concilio di Trento. Serve per controllare il diffondersi di eventuali eresie nelle parrocchie. Ebbene, siamo mica una parrocchia?! No, no, non voglio sentire la risposta, vi prego. Ma.. anche fosse, chi viene ad arrestare, il Vescovo? Quale eretico?.. Oh, oh. Meglio lasciar perdere anche qui, Pietro.

Quindi, decido di rispondere a modo mio, tanto per passare un po’ di valori sani persino in un contesto scolastico. Valori come il pluralismo, la laicità... Roba da quinto millennio, insomma.

Rifletto, calcolo, alla fine mi risolvo ad organizzare una conferenza, in orario scolastico, sulle minoranze religiose perseguitate in queste zone dalla chiesa cattolica, dal medioevo in poi. Il concetto è questo: continuate a dire che Don Bosco era di qui, utilizzandolo come pretesto per farci diventare una succursale della Diocesi? Ok, anche tutti quelli che sono stati massacrati dai vostri nonni, erano di qui. Perché non si comincia a parlare anche di loro?

Mi informo sulla trafila, burocraticissima ed impegnativa per me, ma immagino liscia come l’olio per l’attesissimo Monsignore. Nel frattempo, contratto e discuto con i relatori che mi piacerebbe partecipassero. Tutte persone serene, preparate e tranquille, che ringraziano per l’opportunità che viene loro offerta. Ringraziano affabilmente, perché non sono abituate a ottenere, né tanto meno a pretendere. Non sono in contatto con nessuna forma di potere, nel nostro Paese. Quindi, per loro, l’impegno pastorale, informativo ed educativo, si mantiene quotidianamente intrecciato alla voglia di vivere, coincide ancora con quella felicità che scaturisce dall’incessante ricerca della verità.

Mentre scrivo, sono ancora nel mezzo dei preparativi, con tutte le incertezze ed i timori del caso. Nel frattempo, secondo i sacri vincoli della burocrazia, la notizia gira all’interno dei vari consigli di classe. Nel corso di quelli che mi riguardano, mi sento obiettare cose del tipo: "Ma come mai non hai previsto anche la presenza di un cattolico?" Come se non fosse chiaro che si parlerà delle "mi-no-ran-ze". Come se, invece, il Vescovo si apprestasse a fare la sua pastorale visita al Sacro Monti munito di contraddittorio musulmano o protestante..

Durante uno dei consigli più recenti, un collega che gentilmente avvisa di questa mia iniziativa gli altri insegnanti del suo consiglio, si sente aggredire dalla ciellina coordinatrice, che - stando a quanto poi mi si racconta - gli urla qualcosa del tipo: “Non mi interessa niente di ciò che parte dal prof. Ratto”.

Ecco, solo perché ci si renda conto del livello di cultura e del grado di capacità educativa che circolano, ogni giorno, in una scuola come questa. Al cui confronto, il mercato rionale del pesce è un sacro e inviolabile Tempio del Sapere.