BoscoCeduo.it

View Original

Le scuole dell'altro mondo

Nelle scuole dell’altro mondo se ne vedono di tutti i colori.

Ci sono Presidi che amministrano imperi. Girano per la scuola con cravatte sfavillanti gesticolando vistosamente, senza interlocutori apparenti. Appesi al loro auricolare, organizzano riunioni e conferenze, escogitano happening, trattano finanziamenti. Sono i maestri del mobbing: mettono tutti contro tutti. Insegnanti contro insegnanti contro alunni contro alunni contro genitori contro genitori… Contro insegnanti!

Ispezionano registri nel modo più umiliante possibile, redarguiscono pubblicamente i docenti in presenza di ragazzi strafottenti, di madri aggressive, di colleghi vendicativi. Fanno largo uso delle tecnologie più avanzate: registri elettronici, altoparlanti e microfoni nelle classi, telecamere in ogni corridoio.. Si fanno chiamare Dirigenti Scolastici, e passano il tempo a pensare ai soldi.

Soldi da reperire, soldi da spendere.. Onnipresenti quando c’è da far le pulci al lavoro dei docenti, desolatamente irreperibili quando c’è bisogno di loro. Riempiono gli insegnanti di carte da compilare e di ansie da ricorso. “E se poi l’alunno fa ricorso?", “E se poi i genitori ricorrono?".

Usano questo spauracchio cosicché si sparga la voce. “In quella scuola promuovono tutti!" E via, tutti a iscriversi, facendo salire le quotazioni dell’istituto, i finanziamenti del Ministero, il prestigio personale del Dirigente.

Nelle scuole dell’altro mondo sembra di essere da Mediaworld.

Megaschermi all’entrata che intrattengono il pubblico coi prodigi del digitale terrestre, bidelle riciclate come receptionist che si appendono il nome di battesimo alla maglia e ti chiedono: “in cosa possono esserle utile?“, altoparlanti piazzati in ogni classe che di punto in bianco interrompono la lezione, reclamizzando un nuovo corso di bowling, una nuova gita in barca a vela …

Da quelle casse, mentre stai spiegando Eraclito e sei finalmente riuscito a catturare un minimo di attenzione, irrompono improvvisamente intimidazioni contro chi sciopera (in perfetto stile Grande Fratello), o anche solo messaggi come: “Il proprietario della moto targata … è pregato di spostarla subito". Da quegli altoparlanti l’insegnante può facilmente valutare l’esatta misura della sua inutilità.

Ci sono, sì, laboratori vecchi e privi di tecnici, lavagne cadenti e porte scardinate, ma gli insegnanti smanettano su scintillanti notebook collegati “on - line“, cosicché le madri apprendano in diretta il risultato dell’interrogazione dei loro pargoli e possano scegliere tempestivamente se precipitarsi a far ricorso o correre a prendere a schiaffi il docente.

Nella scuola dell’altro mondo ci sono professori di serie A e di serie B.

Quelli di serie A hanno: tutti gli incarichi redditizi, il sabato libero assicurato, l’entrata posticipata, il parcheggio riservato (nella scuola pubblica? Ma dai!!), gli armadietti ad altezza occhi, il saluto riverente dei colleghi.

Quelli di serie B hanno: gli incarichi che non vuole nessuno, l’entrata alla prima ora e l’uscita all‘ultima, nessun giorno libero oppure quello in cui sono fissate tutte le riunioni della settimana a cui è impossibile mancare, il parcheggio a mezzo chilometro in zona disco, l’armadietto raso terra o trenta centimetri sopra la testa, il saluto rancoroso e beffardo del posteggiatore abusivo.

Nelle scuole dell’altro mondo la sicurezza è un’ossessione, ma un’ossessione ipocrita.

Dell’incolumità e della salute della gente non interessa a nessuno, ma chi amministra gli istituti non vuole avere grane, segue il protocollo e basta. Si organizzano a sorpresa, nel corso dell’anno, diverse simulazioni di evacuazione delle aule. Ognuno ha un ruolo ben preciso e - manco a dirlo - c’è sempre un bel modulo da riempire. Ma nessuno prende la cosa sul serio, perciò non serve a nulla.

Se stavi facendo svolgere un compito in classe ti va tutto all’aria e in certe scuole i ragazzi ci marciano, senza nemmeno aspettare la simulazione. Un alunno non ha studiato? Chiede di uscire, si attacca ad un pulsante di emergenza e fa correre fuori dalla scuola migliaia di persone. E come per magia il compito in classe è rimandato!

Nelle scuole di quel mondo nessuno ricorda la favola “Al lupo, al lupo!”. O forse, invece, l’hanno capito tutti. Hanno capito bene che quando veramente arriverà la catastrofe nessuno la prenderà sul serio ritenendola la solita bufala. E sarà il disastro.

A ben pensarci, in quelle scuole si pensa in continuazione a terremoti o incendi ma si ammassano in aule anguste e fatiscenti anche più di trenta alunni per classe, senza alcuna effettiva possibilità di salvezza, in caso di emergenza. Naturalmente solo per risparmiare sul numero di docenti da assumere.

Nelle scuole dell’altro mondo persino gli esami sono una farsa.

Hai un bel dire: “non portatevi il cellulare, ché è illegale”. Loro se ne portano due. Così, se gliene togli uno, a Internet si collegano con l’altro, per avere tutte le informazioni utili mentre sono chiusi nei bagni. Hai un bel dire: “fino all’ultimo non saprete le materie della Terza prova”.

Molti colleghi sono abituati a comunicarle di nascosto, magari anche diffondendo le domande dello scritto o concordando con ogni alunno quelle dell’orale. E ciò per far bella figura, per poter poi dire: “Hai visto i miei alunni come sono preparati?”. In questo modo fioccano i 100 e i 100 e lode immeritati.

Per non parlare della scelta delle Commissioni d’esame. Hai un bel dire: “Guardate che all’esame ci sono i membri esterni che non vi conoscono e che in alcun modo possono e vogliono favorirvi”.

Nei fatti il meccanismo della designazione delle Commissioni, spesso, è a dir poco perverso.

I docenti che provengono dalla scuola A vengono nominati membri esterni nella scuola B, mentre quelli della scuola B finiscono ad esaminare gli alunni della scuola A.

È molto semplice: nelle scuole dell’altro mondo, con la benedizione dei vari Provveditorati (CSA? USP? USR? UST? … Mah?), le scuole si scambiano i commissari esterni. Tu prova solo a bocciare un alunno del collega Tal dei Tali e il collega Tal dei Tali non esiterà a bocciarne uno tuo.

Occhio per occhio, ripetente per ripetente.

Nelle scuole dell'altro mondo è tanto masochista quanto ero chi appioppa un quattro meritato ad un figlio di un collega, chi difende un insegnante o un alunno finiti nell'occhio del ciclone, chi osa scioperare per manifestare il suo dissenso nei confronti di un'istituzione scolastica di cui anche gli altri si lamentano, ma a porte chiuse, sottovoce...

In quelle scuole è infatti in vigore un Codice disciplinare diramato dal Ministero.

Bisogna stare molto attenti, dice il Codice. Bisogna evitare di parlar male dell’istituzione scolastica perché si rischia di venir sospesi o licenziati. Ti possono togliere lo stipendio per qualche tempo o per sempre, a loro discrezione. Basta una segnalazione, una spiata, in perfetta linea col modello stalinista. Non si scherza mica, in quelle scuole. Si respira e si fa respirare poca libertà.

Gli insegnanti temono di dire la loro. I loro sguardi sono rassegnati e sfuggenti, i loro commenti sempre molto velati. Ognuno pensa a salvarsi la pelle e il risultato è che quella stessa brutta aria di omertà e opportunismo la respirano anche i ragazzi. Anche i loro sguardi, ormai, sono sfuggenti.

Anche i loro commenti, ormai, sono insipidi e prudenti. Anzi, dato che risulta chiaro a tutti quanto siano indesiderati i commenti e le opinioni personali, nessuno più si pone nemmeno il problema di riflettere.

Nelle scuole dell’altro mondo si insegna a non pensare, a prepararsi ad ogni sorta di compromesso ed a scavalcare qualsiasi diritto e qualsiasi verità, per una manciata di punti da far valere nella contabilità finale del voto di Maturità.

Fortunatamente, però, io appartengo a questo mondo e non a quello. Qui da me c’è tanta luce, si ride spesso senza paura e si può anche dissentire, si può discutere, si può partecipare.

Questo è il motivo per cui posso parlare male di quelle scuole all'interno delle quali nessuno può farlo mai. Perché nel mio mondo la Scuola insegna ad essere liberi, e la libertà è tutto.

La libertà che la mia Scuola dona ai giovani è la fertile terra da cui scaturisce il seme di una vita felice, concimata costantemente dalla voglia di crescere e di imparare, impregnata del rispetto che ogni essere umano sa riconoscere al suo prossimo.

La libertà della Scuola del mio mondo è fervente fiducia nei confronti della dignità dell’uomo, dell’imprescindibilità del suo raziocinio e della sua capacità di amare se stesso, il proprio lavoro, le persone che ogni giorno incrocia in aula, nei corridoi e in ogni stanza del mondo.

Per questo, ogni mattina, ringrazio il cielo di appartenere a questo mondo. E non a quell’altro.