Argomento di oggi: Rivoluzione francese
La professoressa è molto seria e preparata. Entra in classe un po’ altezzosa, si siede e si guarda intorno. Come mai anche qui fa così freddo?, si chiede con disappunto. I ragazzi non lo sanno. Da qualche giorno si gira tutti avvolti in sciarpe e cappotti, ma nessuno capisce il perché. La professoressa è tentata di sottolinear la circostanza con qualche erudita citazione in latino, poi lascia perdere e inizia la lezione.
A fine ora torna in aula professori. Lì, un’altra dozzina di colleghi si domandano sottovoce perché mai faccia così freddo. Ognuno ha la sua teoria. Quel che conta, però, è che il sommesso malcontento non raggiunga mai le orecchie del dirigente. Hai visto mai che li penalizzi in qualche modo? “Perché i ragazzi non fanno qualcosa? Perché non si lamentano?”, dicon sottovoce. “E i genitori? Son sempre lì a far polemica, no? Perché non la fanno quando serve? Perché non la fanno adesso?” I professori no. I professori attendono. Loro sono pagati. Pagati per non protestare.
Squilla la campanella, tutti in classe. Come niente fosse.
E' intorno alle 9.30 che comincia il brusio. Lì per lì solo un ronzio fastidioso, che solleva nulla più di una tenue inquietudine.
Poi il rumore cresce, diventa frastuono. Dalle file in fondo qualche alunno si alza. “Chi vi ha dato il permesso di alzarvi?” “In cortile c’è gente che grida, prof!” “Chi ha mai dato il permesso a quei ragazzi di gridare in cortile?” “Si lamentano perché fa freddo” “Freddo? Quale freddo? Tutte scuse per non far lezione. Zitti subito. Zitti e seduti!” “Ma c’è anche qualche suo collega, là sotto” “Senza dubbio i soliti sobillatori. Zitti subito. Zitti e seduti! Che nessuno fiati o lo interrogo. Che nessuno osi unirsi a quel gruppo di fannulloni!”
La professoressa è molto seria e preparata. Il suo compito consiste nel finire il programma. Il programma, sì. Vuoi mica che qualcuno, a fine anno, l’accusi di non aver completato il programma? Che il suo buon nome ne venga infangato? Da trent’anni finisce puntualmente il programma. Perché lei è severa. Perché, quando spiega, nessuno deve fiatare. Perché se qualcuno osa alzarsi o, peggio ancora, protestare, deve aver già ben chiare le conseguenze che quel suo dissennato gesto comporterà sulla sua valutazione.
Insegna a star zitti, la professoressa. A lamentarsi soltanto fuori dalle sue ore. Insegna quello che insegnan tutti gli altri: “Lamentatevi di questo freddo, sì. Ma senza dir che ve l’ho detto io. Lamentatevi, sì, ma non durante le mie ore, sia ben chiaro. Altrimenti ve ne pentirete”.
I ragazzi lo sanno bene, oramai. Si protesta soltanto se si ottiene il permesso di protestare da quelli stessi contro cui si intende protestare. Talmente logico! Talmente chiaro! Per questo, semplicemente per questo nessuno si lamenta. Hai visto mai che la prof mi penalizzi in qualche modo? Gli stessi genitori lo consigliano: “Non far arrabbiare il professore. Di' ciò che vuole che tu dica; fa’ ciò che vuole che tu faccia; scrivi ciò che vuole che tu scriva. Mica vorrai rimetterci tu, no? Cosa credi che faccia, tuo padre? Cresci, mio caro. La vita è così!”
La protesta sale. Quei pochi incoscienti là sotto ora discutono col preside, che promette di prender sul serio il problema. "Che anche ‘sta volta vada a finir bene? Che finalmente sistemino ‘sti benedetti termosifoni?"
Il giorno dopo va meglio. Un pochino meglio. “Vedi che bisognava protestare? Vedi che i ragazzi dovevan proprio far qualcosa?”
La rivoluzione? Fatela fare agli altri. Non sporcatevi voi le mani, per carità. "Gli altri chi, prof?" Non è certo affar mio: gli altri!
La lezione continua. Argomento di oggi: Rivoluzione francese. C’è scritto così, nel programma. Perché anche quella, mica l’han fatta senza permesso, i rivoluzionari! “Mi scusi, Maestà, posso ghigliottinarla?” “Ma certo, mio caro Charles, procedete pure”. Che spasso sentirla spiegare l’Illuminismo, la prof, coi suoi pregiudizi e le sue superstizioni. Che spasso il suo Sessantotto, ingioiellata e griffata com'è.
"Oggi, miei cari, parliamo della Rivoluzione francese".
Con il culo più al caldo di ieri, grazie a Dio.