La Gomma dell’orrore

Pietro Ratto, 13 settembre 2022

William Montagu Douglas Scott era il sesto Duca di Baccleuch. Era nato a Londra nel 1831 e aveva studiato all'Eton College e alla Christ Church di Oxford. Nel 1859 aveva sposato Lady Louisa Hamilton, da cui aveva avuto otto figli, tra i quali Herbert, nonno materno di Sara Ferguson – Duchessa di York e moglie del Principe Andrea – e John Charles, settimo Duca di Baccleuch e padre di Alice di Gloucester, consorte del Principe Henry figlio di re Giorgio V. Il trisnonno di William, terzo Duca di Baccleuch, era stato Governatore della Royal Bank di Scozia, e dalla zia della moglie Elizabeth, Anna Churchill Spencer, sarebbero discesi nientemeno che Winston Churchill e Diana Spencer, la mitica “Lady D” moglie di Carlo d'Inghilterra.
Tra i suoi tanti titoli e le sue innumerevoli onorificenze, William Scott ricopriva anche la prestigiosa carica di Presidente della Royal Horticultural Society, nata a Londra nel 1804 con la finalità di promuovere l'orticoltura in Inghilterra, grazie ai suoi cinque splendidi giardini di Wisley, Rosemoor, Harlow Carr, Hyde Hall e Bridgewater. 
Nel 1875, proprio sotto la presidenza di William Montagu Douglas Scott, la Reale Società di Orticoltura intraprese un'iniziativa a dir poco spregiudicata. Un’iniziativa della quale la Corona inglese non poteva certo non essere a conoscenza. Erano quelli gli anni della Seconda Rivoluzione Industriale e del boom di richieste di gomma naturale - chiamata anche Caucciù, da Cackucku: il nome che le avevano dato le popolazioni locali - massicciamente impiegata in settori fortemente in crescita come quello automobilistico o ciclistico. La gomma naturale era stata scoperta in Brasile dai colonizzatori portoghesi, che avevano presto imparato ad estrarne il lattice dalla corteccia di un tipico albero dell’Amazzonia, ribattezzato Havea Brasiliensis. Fino al XVIII secolo, però, questa sostanza non aveva trovato un grande impiego, a causa della sua scarsa lavorabilità. Dai primi decenni del Settecento si era preso a solubilizzarla con specifici solventi, realizzando così le prime gomme per cancellare e permettendo l'impermeabilizzazione di determinati tessuti. 
Dal 1834 il Caucciù aveva cominciato a subire un processo chiamato vulcanizzazione, scoperto e brevettato da Charles Goodyear nel 1834, consistente nella sua fusione chimica a caldo con lo zolfo. Soltanto grazie a questa trasformazione (di cui la società di pneumatici omonoma avrebbe subito ottenuto l’esclusiva), la gomma naturale poteva infatti acquisir quelle proprietà di elasticità e di resistenza così determinanti per il suo largo impiego industriale.
Il Duca e i suoi collaboratori, consapevoli dei grandissimi vantaggi che un eventuale monopolio della gomma poteva assicurare, in quel 1875 organizzarono quindi una subdola spedizione in Brasile. Il loro fiuto per gli affari, d'altra parte, era più che evidente. Di lì a poco, infatti, sarebbe esplosa la famosa Febbre del Caucciù, concretizzatasi in un'imponente impennata della domanda mondiale di gomma naturale brasiliana, con conseguente aumento dello sfruttamento sistematico e organizzato delle popolazioni locali. Gli indios, infatti, venivano costretti alla raccolta del prezioso liquido in condizioni letteralmente disumane. Obbligati a contrarre ingenti prestiti per pagarsi il viaggio dalle loro remote abitazioni alle foreste di Havea e per acquistar gli strumenti necessari all’estrazione e alla lavorazione del prodotto, i caucheros si rivelavano facilmente insolvibili, venendo così ridotti in schiavitù e subendo violenze e torture ogni qual volta si azzardavano a non consegnare ai loro padroni almeno dieci chili di gomma al mese.
Quando la febbre del Caucciù divampò, lo sfruttamento dei nativi crebbe esponenzialmente. Fu d'altra parte il console irlandese a Rio de Janeiro, Roger Casement, a scoprir nel 1913 che soltanto tra il 1889 e il 1901 erano stati torturati, violentati e fatti morire di fame almeno trentamila indios. Nell'occhio del ciclone finì così la Peruvian Amazon Company, società per azioni anglo-peruviana quotata alla Borsa di Londra e controllata dall'imprenditore Julio Cèsar Arana, nel cui Consiglio di Amministrazione sedevano anche aristocratici come il baronetto John Lister-Kaye (grande amico di re Edoardo VII) e banchieri come Henry M. Read, che gestiva il ramo londinese della Bank of Mexico (1). Riferendosi all’area di estrazione di Caucciù di Putumayo (una giungla situata nella zona meridionale della Colombia, a confine con Brasile, Ecuador e Perù), nel suo Blue Book Casement denunciò i crimini terrificanti perpetrati nei confronti degli indios da milizie private assoldate tra gli stessi nativi dalla Compagnia di Arana, che poteva contare su un sistema feudale in virtù di cui i colonizzatori governavano regni autonomi difesi da milizie di loro proprietà, così da esercitare un potere arbitrario e assoluto, finalizzato ad al proprio arricchimento personale. Imponenti metropoli come la brasiliana Manaus o la peruviana Iquitos fecero la loro fortuna, ampliandosi e arricchendosi a dismisura proprio sul commercio della gomma vegetale. Feroci guerre tra peruviani e colombiani sconvolsero per decenni quelle zone un tempo incontaminate, con enormi profitti per società come la Peruvian Amazon Company di Arana e i suoi potenti soci britannici.
La Royal Horticultural Society, quindi, lo sapeva. Aveva capito che di lì a poco sarebbe scoppiata, a livello mondiale, quella fortissima richiesta di gomma. E, dopo lunghe pianificazioni, nel 1875 incaricò il giovane esploratore Henry Alexander Wickham (1846-1928) di raccoglier quanti più semi di Havea fosse in grado, accampando la scusa di utilizzarli per una ricerca scientifica commissionata dalla regina Vittoria in persona. Wickham ne accumulò quindi ben settantamila, trafugati dalla zona di Santarém. Si procurò in qualche modo una licenza di esportazione e si imbarcò, col suo carico di refurtiva, su una nave a vapore che risaliva il Rio delle Amazzoni. Consegnandoli ai Giardini botanici reali Kew Gardens di Londra il 15 giugno 1876, direttamente nelle mani del direttore, e illustre botanico, Sir Joseph Dalton Hooker, intimo amico di Charles Darwin. E portando così a compimento quella che l'Ayapua Boat Museum di Iquitos ancora oggi definisce "il più grande atto di biopirateria del XIX secolo, e forse di tutta la Storia".
Di quei settantamila semi, soltanto 2.700 o 2.800 al massimo giunsero a germinazione, a causa del lungo viaggio a cui furono sottoposti. Inviate in diverse colonie britanniche del Sud-est asiatico come Ceylon e Singapore, le cui condizioni climatiche risultavano paragonabili a quelle brasiliane, quelle piantine diedero luogo a immense distese di alberi della gomma, capaci di rubare al Brasile - nel corso dei decenni successivi - il monopolio del Caucciù, estratto in Oriente con logiche più di stampo industriale - e quindi commercialmente molto più efficaci - di quelle che caratterizzavano invece la produzione di lattice in Brasile.
L’impatto ambientale di questa operazione di contrabbando? Tremendo. Ad oggi, il 90% della produzione mondiale di gomma si verifica in Oriente, in quelle stesse zone in cui, ai tempi di Wickham, venne trapiantata. Causando, in questi ultimi due secoli, colossali e sempre crescenti deforestazioni messe in atto proprio per far fronte a una richiesta di gomma in costante e febbrile aumento. Milioni e milioni di ettari, nel sud-est asiatico, continuano a venir bruciati per far posto alle piantagioni di Caucciù e alle abitazioni degli operai che ci lavorano.
In una spirale di orrore, di discriminazione e di degrado ambientale tragica e senza fine.


(1) Cfr. M. Torres, V. Cathro, M. A. Gonzalez-Perez, Dead Firms: Causes and Effects of Cross-Border Corporate Insolvency, Emerald, Bingley, 2016, pag. 39.

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