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Scendete in campo, signori Dottori!

Io sono ignorante, signori. Io non ho un briciolo della vostra sapienza.

Ho seguito altri studi e, per giunta, nutro molti dubbi anche su quelli.

Non so cosa significhino davvero, per esempio, le critiche che vengono rivolte ai vaccini.

Non riesco a capire fino a che punto siano sincere o fondate.

Certo, però, questo censurare, radiare, stigmatizzare e non voler discutere, puzza. Quanto meno puzza. E puzza di bruciato, puzza di rogo, signori Dottori.

Invece di proibire la proiezione di documentari o di cancellare dai vostri albi gli eretici, fateci capire qualcosa, accidenti.

Mettetevi lì, intorno a un tavolo, davanti una telecamera, e discutete con loro: con gli "stregoni".

Io non capisco niente nemmeno di calcio. Io non gioco a calcio.

Ma sono ancora in grado di capire con chiarezza quale delle due squadre in campo sia la più forte.

Chi abbia vinto, e chi abbia perso. Ed è anche abbastanza facile accorgersi di chi bara, di chi paga l'arbitro, dopo tutto, se la partita è giocata "in chiaro".

Ecco, signori Medici, mettetevi 'ste cazzo di magliette e scendete in campo.

Organizzate un bello scontro, chiaro e aperto. Vi seguiremo attentamente, con tanto di birretta e pop corn.

Perché ne va della nostra salute. Perché non sono argomenti da poco, quelli che liquidate con aria di sufficienza.

Perché le controindicazioni a cui i vostri nemici alludono sono orribili, miei cari. Sono terrificanti.

Fatelo senza pregiudizi, senza presunzione, vi prego.

Abbandonate il vostro campanilismo, il cameratismo che viene inculcato ogni giorno nelle nostre università.

Cacciate via quel senso di sacralità di un sapere tramandato che, proprio perchè appartenenti a una certa corporazione, i suoi depositari non possono mettere in discussione senza venir tacciati, automaticamente, di ignoranza.

Senza venire espulsi con sdegno.

Provate a rendervi conto del pericolo che potrebbe celarsi dietro a un sistema universitario costruito apposta per trasmettere dogmi, più che verità.

Abbiate, questo coraggio. Anch'io provengo da un clima accademico orgoglioso e spocchioso.

E nel mio caso, nel caso dell'orientamento a cui appartengo, questo porsi con saccenza è ancor più grave.

Perché è proprio il padre di tutti noi filosofi ad insegnare che l'unica sapienza consiste nella propria fermissima consapevolezza di essere ignoranti.

Provate anche voi a mettere in gioco le vostre convinzioni, quanto meno a metterle a disposizione dei milioni di pazienti che a voi, ogni giorno, si affidano con timore e tremore.

Fatelo, signori Medici. Fatelo proprio in nome di quel giuramento di Ippocrate che un giorno avete pronunciato. Scendete in campo coi vostri avversari, invece che limitarvi a zittirli. Venite giù, nell'arena. E fateci capire, cazzo!

Fateci capire qualcosa. Perchè ce lo dovete. Lo dovete a noi e, soprattutto, ai nostri e ai vostri figli.

Abitiamo un Paese che, seguendone a ruota alcuni altri, sta proibendo per legge il mettere in discussione certe fasi storiche.

Moltissimi fatti, anche estremamente gravi, possono venir negati senza problema.

Ma certe obiezioni, certi dubbi magari anche fondati, legati a un certo periodo.. Beh, quelli bisogna tenerseli per sé, per non rischiar la cattedra. Per non finire in galera.

Ecco. Questa non è scienza, questo non è sapere.

Questa è paura, signori miei. Perchè tutte le volte che si spegne la luce su fatti e dati, si scaraventa tutti quanti nel buio assoluto della dittatura, del pregiudizio e dell'ignoranza.

Scendete in campo. Organizzatela voi, questa benedetta tenzone. Siate veri scienziati, siate studiosi seri ed aperti fino in fondo. Provate a vivere anche voi il brivido del rischio. Quel rischio di esporsi ad un smentita, o anche solo a qualche giusta critica.

Fatelo, una buona volta, signori Medici.

Ce lo dovete. Lo dovete a tutti noi.

Cfr. anche, a tal proposito, il mio post su Facebook relativo alla figura di Teofrasto Paracelso, il padre della medicina chimica moderna. Colui che, proprio in virtù del carattere innovativo delle sue teorie, subì nel XVI secolo  le stesse accuse e le stesse censure che adesso, nei confronti dei "nuovi stregoni", mettono in campo i suoi stessi seguaci.