Mazzini, Cavour e la Raccolta differenziata. Dialogo casuale tra un alunno e il suo insegnante
Evidentemente sto diventando matto.
I casi sono due. O lo sto diventando io, oppure lo sono molti di quelli che mi circondano.
Non riesco a capire, davvero non riesco più.
La Stampa, 13 novembre 2012. Una lettera di un liceale inneggia alla nobile iniziativa del momento, organizzata anche nella sua scuola. Questa volta si tratta di Rock Your School, ed evidentemente ci troviamo di fronte a qualcosa di molto “trendy”.
Il giovane studente si concentra sugli occhi di una sua compagna, nel cui sguardo intravede la nobiltà di un ideale: aderire alla nobile campagna di pulizia del cortile del suo Istituto. E via con la commozione. Il giovane ricorda quanto sia importante avere degli ideali, possedere una “ragione di vita” e, per una bizzarra seppur genuina forma di associazione di idee, il suo pensiero si sposta sugli eroi del Risorgimento italiano, che “hanno dato la vita per vedere l’Italia unita”.
Segue altrettanto commossa replica del Direttore del quotidiano torinese, Mario Calabresi.
Che premette di avere una mentalità da boy scout, di essere forse troppo simile a Gramellini - riuscendo sicuramente a convincere molto più con la prima affermazione, piuttosto che con la seconda - e che poi si profonde in una serie di encomi nei confronti di chi pulisce.
Dice addirittura che una delle cose che più lo riempiono di soddisfazione (dice proprio così: parla di felicità e di orgoglio!) è pulire le spiagge, sostiene seriamente che pulire un cortile sia “il miglior esercizio possibile per diventare grandi”.
Ora, mi dico, decisamente sto impazzendo.
Apprezzo davvero la convinzione del giovane; dalle sue parti i nobili ideali sono ormai mosche bianche.
Apprezzo infinitamente che ci sia qualcuno che voglia ancora impegnarsi per cambiare il mondo.
Ma veramente i nostri valori esistenziali, le nostre ragioni di vita, sono sprofondate così in basso? Cosa ha davvero a che fare Mazzini con la raccolta differenziata in un cortile pubblico completamente trascurato da chi, in realtà, dovrebbe occuparsene? Siamo proprio sicuri che a Garibaldi una nazione in cui il Governo demanda ai cittadini che pagano le tasse quegli stessi servizi che dovrebbe invece garantire, sarebbe piaciuta davvero? Cavour, che “fece l’Italia” senza nemmeno pensare all’idea di ricevere una qualche forma di stipendio in cambio del ruolo politico che ricoprì, davvero si sentirebbe commosso di fronte allo scempio che di questa sua stessa creazione i politici attuali (più o meno “tecnici”) stanno compiendo? A che punto è arrivato, dalle nostre parti, questo culto per le forti emozioni e le trascinanti commozioni che sempre meno spazio concede ad una riflessione critica e consapevole?
Com’è che siamo arrivati al punto in cui chi non scoppia in pianto ma ragiona per non farsi fregare va considerato un individuo cinico privo di ideali?
Allora. È vero o no che stiamo parlando di ripulire un’area pubblica, e quindi di svolgere un compito per il quale sicuramente qualcuno è stato pagato? E’ vero o no che fino all’anno scorso questo problema non si poneva, ergo qualcuno i cortili delle scuole fino ad oggi li ha sempre puliti?
E se, per qualche strana ragione, i soldi per questo genere di cose le istituzioni non li hanno improvvisamente più, è vero o no che invece noi continuiamo a versarli, sottoforma di tasse sempre più pesanti? È vero o no che i genitori che si accodano ogni anno agli sportelli delle segreterie delle scuole, per iscrivervi i loro figlioli, sono invitati a pagare “contributi volontari obbligatori” sempre più esosi? Questi soldi, insomma, li vogliono tirare fuori o continuano ad intascarseli impunemente, mentre gli studenti si puliscono le scuole e i professori si portano le risme di carta per le fotocopie da casa?
In classe mi sfogo. Continuo a credere che sia meglio insegnare ad esser liberi, piuttosto che schiavi. Possibile che, a fronte dell’ennesima ingiustizia, dell’ennesimo disservizio, l’unica reazione sia sempre quella di rimboccarsi le maniche e cercare di far fronte, da soli, ad un problema per la cui soluzione abbiamo già ampiamente contribuito, quanto meno da un punto di vista fiscale?
Non è la stessa cosa che sta accadendo nella Sanità? Se provi a prenotare una visita medica più o meno urgente, ti senti dire sempre più spesso che il primo posto si libererà tra un anno, ma che se te la paghi, più o meno come fosse privata, sono magicamente in grado di fartela fare già domani stesso. Anche in questo caso, basta pagare. Pagare per ciò che si è già ampiamente pagato!
Decisamente, però, Rock Your School fa troppo tendenza.
Già, chi decide i nomi studia per anni trucchetti di questo tipo.
Vuoi mettere: “Ramazza la tua Scuola”, oppure “Raccogli i rifiuti nel cortile del tuo Istituto”? No, no. Questi slogan non funzionerebbero mai! Ma se ci metti un “Rock”.. Beh, allora è tutta un’altra cosa, dai.
Tutto un altro effetto davvero. Celentano docet.
Gli alunni rispondono risentiti, offesi dai miei ragionamenti: se lo Stato non provvede, per lo meno così loro dimostrano di saper fare da soli. Può essere una protesta anche questa, sostengono. Della serie: non volete pulire la nostra scuola nonostante le tasse versate dai nostri genitori?
Bene, allora ve la facciamo vedere noi, la protesta! Guanti, palette e scope e via, tutti a ramazzare!
Roba da far cadere un Governo intero! No, mi dico. O sto impazzendo io o stanno impazzendo gli altri.
14 novembre, giorno di scioperi. Studenti e insegnanti manifestano in tutta Italia contro i nuovi tagli previsti nei confronti della scuola e dello stipendio dei docenti. Apro la posta elettronica. C’è una mail di Luca Dammacco, mio ottimo alunno, 5A.
"Caro Professore,
l'altro ieri ho sentito che al progetto Rock Your School hanno partecipato più di un centinaio di persone, (più del doppio di quelle che partecipano ogni venerdì al collettivo studentesco del Liceo che dovrebbe organizzare le iniziative dei ragazzi, tra cui manifestazioni e proposte di cogestione e le solite cose da “comunisti” insomma). E questo mi ha fatto riflettere un po'.
Sono sicuro che se qualcuno avesse provato a organizzare una protesta di qualunque tipo contro la scuola che viene meno ai suoi doveri, o contro il governo che ha tolto i fondi alla scuola stessa, avrebbero partecipato molte meno persone. Mi sono chiesto il perché.
Forse è perché pulirsi da soli il cortile è un gesto diverso dal solito, e perché fa sempre figo far vedere che stai lavorando con la zappa e la scopa, che sei un forzuto che si sporca le mani (come quando i politici e i personaggi importanti fanno finta di andare a lavorare in brutti posti per aumentare i consensi); basta aggiungere una decina di partecipanti che sono visti come i più fighi della scuola e che trascinano la marmaglia, e ottieni una marea di gente che si pulisce la scuola da sola.
Le sue parole mi hanno fatto pensare che forse siamo solo una generazione di sottomessi, se piuttosto che manifestare per farci sentire preferiamo prendere in mano le ramazze e fare quello che dovrebbero fare altri per noi.
Però vorrei offrirle un piccolo spunto di riflessione: se i ragazzi che sono scesi in cortile a pulire invece di scopare per terra avessero fatto una mini protesta di due ore, ora avremmo ottenuto un cortile più pulito?
In ogni caso, la scomparsa della fiducia nelle istituzioni e nella forza della propria parola di fronte al potere può portare anche a spingere noi stessi a provare a rimediare alle carenze che abbiamo intorno. Del tipo "Lo stato fa schifo, la politica di oggi fa schifo. Se nessuno mi garantisce i miei diritti, tanto vale mettermi sotto e fare quel che posso per garantirmeli da solo". Addio alle proteste e salutiamo un nuovo regime di popoli sottomessi e laboriosi.
Però... Laboriosi in qualche anno dovrebbe poi voler dire anche autonomi, giusto?
Citando Hegel: Il Lavoro rende Liberi. E, in effetti, penso che sarebbe così in un mondo in cui ognuno fosse libero di gestirsi il suo piccolo campo dietro casa e potesse mangiare di ciò che gli danno le sue galline e le sue vacche. Pian piano verrebbe da chiedersi "A che serve uno stato Sovrano e corrotto se posso sopravvivere anche senza?" ; ma chi ha più mucche, orto e polletti al giorno d'oggi? Lo Stato non permette più al lavoro di renderci liberi.
Viviamo in un mondo in cui siamo sempre più abituati a vederci sottrarre parti della nostra libertà: dalla televisione che porta via tempo e idee, alle manovre tira-la-cinghia dei governi che invece ci tolgono sanità, istruzione, lavoro e ci chiedono sacrifici in nome della buona, vecchia Ragion di stato, con un discreto contorno di poliziotti drogati che tirano fuori il manganello al minimo segno di rivolta. Si cerca sempre più di ridurre tempo libero e libertà, idee, diritti e la qualità di vita che i nostri genitori e nonni hanno raggiunto con enormi sofferenze.
Al giorno d'oggi ogni nuovo uomo nasce con una vita già pronta e preconfezionata davanti a sé: sa già come vestirsi e cosa pensare, chi odiare e chi amare, quali sono le idee giuste e quali quelle sbagliate, chi i buoni e chi i cattivi. Non deve più scegliere nulla di importante, non è necessario, tranne che quale macchina comprare e quale moglie sposare, sempre naturalmente nell'ottica di fare il miglior Affare. La cultura di Massa ha vinto.
Come potrebbero quei pochi rivoluzionari sconfiggere un potere in mano a quattro enormi famiglie e centinaia di multinazionali, potere ormai nemmeno più quantificabile: mediatico, finanziario, forze dell'ordine, legislativo, forse pure giudiziario; quasi totale insomma. Più mi guardo intorno, più vedo un mondo simile al 1984 di Orwell e un grande Piano Malvagio che pian piano si realizza.
Ma in fondo, quando scrivo, le mie T sono ancora dritte, no?
Sono ancora convinto che ci sia una maniera per sfuggire a questo piano malvagio, per sconfiggere i cattivi. Magari un'idea che richiederà anni e anni per realizzarsi, ma che alla fine porterà alla libertà di ciascuno. Che parte dal presupposto che la gente la smetta di sentirsi piccola e inutile e prenda il posto che le spetta nel mondo: al fianco di ogni altro uomo, né sopra né sotto un altro.
Non riesco a convincermi che l'uomo sia destinato a popolare il mondo dividendosi in miliardi di dominati impotenti e poche decine di dominatori, non quando le risorse bastano per dare una vita decente a tutti.
Mi scusi, prof, per il mio delirio del martedì sera, ma in realtà volevo scriverle solo poche righe riguardo al recente dibattito sul Rock Your School".
Mi scrive questo, Luca.
Dimostrandomi di essere la persona intelligente che ho sempre riconosciuto in lui. Dimostrandomi che la Filosofia a scuola può ancora fare la differenza. Le sue considerazioni mi fanno pensare a quanto conti ormai l’apparenza. Mi tornano in mente i colleghi che in tutta Italia si organizzano per protestare contro il Governo nel modo più scenografico possibile. Il Ministro vuole costringerci a lavorare sei ore in più a settimana a parità di stipendio? Bene, andiamo a svolgere in piazza quel lavoro pomeridiano che non ci viene riconosciuto. Andiamo a correggere compiti in classe per le strade, davanti alla gente. Io avevo proposto di correggerli in classe, nelle ore mattutine di lezione, in segno di protesta. Ma evidentemente non attirerebbe sufficientemente l’attenzione della televisione. Molti miei colleghi sembrano aver imparato la lezione: vestirsi a lutto e appendersi al collo striscioni con su scritto “La scuola è morta”. Questo sì che può attirare i media! E poi vuoi quanto ci si diverte, vestiti così per la strada? Si incontrano per decidere di che colore vestirsi, mentre i balzelli ed i tagli li denudano impietosamente.
Ma tant'è anche gli insegnanti hanno imparato la lezione; la forma vale più del contenuto.
Il modo con cui protesti è più molto importante della protesta stessa e delle ragioni, per quanto urgenti, che ti spingono a protestare.
Così, rispondo al mio stimato alunno:
"Carissimo Luca,
perfettamente d'accordo con te, con in più la grande soddisfazione di vederti crescere rapidamente.
Crescere in senso pieno ed autentico, naturalmente. La questione dell'apparenza è ormai fondamentale. Si è se si appare, non più viceversa. Ecco perché a manifestazioni organizzate, pubblicizzate e ritenute "di tendenza" molti si iscrivono volentieri. Hai visto mai che qualcuno ti scatti la foto giusta, quella che finisce su un giornale o sul sito che conta, e che ti ritrae mentre raccogli contenitori vuoti o altro tipo di immondizia riponendo il tutto negli appositi cassonetti?
Naturalmente senza la minima sbavatura nel trucco, senza nemmeno un capello fuori posto, altrimenti vuoi mettere il "danno d'immagine"?
Questa è ormai la questione. Nulla si fa che non convenga. Quanto meno: nulla si fa che non appaia, che non sia "visibile" da molti. Il successo dei social network, utilizzati solo come grandi vetrine per "raccontarsi" in ogni minimo - meglio ancora se scabroso - dettaglio, lo dimostra ampiamente. In generale, se non c'è la Tv, non si fa la partita, non parte il campionato, non comincia lo spettacolo.
Tieni però presente che, anche se davvero mi scopro sempre più "anarchico" e convinto che le grandi istituzioni come quelle religiose o politiche non servano più a chi abbia davvero imparato a far lavorare autonomamente la propria ragione, lo Stato in questo momento c'è, eccome!
Quindi, pur stimando chi, al di là della "facciata", decide di tirarsi su le maniche e di ripulirsi il proprio mondo, quello di tener pulita la scuola è ancora, a tutti gli effetti, un preciso lavoro di chi è pagato per farlo, e lo è grazie ai contributi che ogni anno noi versiamo a chi ci governa.
In questo senso trovo terribile che voi dobbiate farvi carico (più o meno motivati dalla solita propaganda di moda), di un impegno già super retribuito (senza parlare dei "contributi obbligatori volontari" che i vostri genitori pagano incredibilmente per iscrivervi ogni anno in una scuola reputata "pubblica" ma diventata ormai, evidentemente l'ennesimo bacino da cui prelevare illegittimamente i soldi che i contribuenti vi versano ignari).
Io preferisco scavalcare rifiuti urlando contro un sistema corrotto piuttosto che farmi derubare e dover provvedere pure a pulire.
Detta di passaggio, non so cosa sia realmente questa Rock Your School; non so chi ci sia dietro.
Sembrerebbe qualcosa di più che una semplice organizzazione di studenti.. Altrimenti non credo che potrebbe andare molto lontano. Suppongo però che goda di sovvenzioni statali, quanto meno per potersi permettere il grado di diffusione e di appoggio che gode nelle istituzioni pubbliche.
Se è così, allora noi la pulizia l'abbiamo pagata due volte; non solo una!
Nonostante questo, Luca, allegramente ramazziamo".
Luca, dopo qualche giorno, mi risponde. A lui lascio, volentieri, l'ultima parola:
"Già, Apparire. Questa è la parola fondamentale dell'era moderna. Una volta a spingere i popoli erano Giustizia, Libertà, Legalità; ma mi sa tanto che noi ci dobbiamo accontentare di Apparenza, la dea dell'esteriorità. Che manda avanti il capitalismo moderno. Che trasforma in belanti pecore rintontite gran parte delle persone, come un trucco jedi. Che ha il magico potere di rendere ENORME, famoso, desiderato, un uomo esattamente uguale a tutti gli altri, ma anche di rendere invisibile chi ha idee diverse dalla Massa. Massa scritto con la M maiuscola, poiché rappresenta tutte quante le piccole persone uniformate nell’unico mucchio vociante: stessi vestiti e stesso taglio di capelli, stesse convinzioni, stessi desideri, ma tutte accomunate dal fatto di essere vittime di un sistema malato, e per questo non devono perdere la loro dignità.
Anni di propaganda e di culto dell'immagine hanno reso la Massa una poltiglia malleabile morbida come argilla, che può finalmente essere modellata nella forma tanto anelata da mani esperte e poderose, che stanno pian piano imparando anche la delicatezza, così prima o poi nessuno si accorgerà più di nulla. Una combriccola segreta di scultori e manipolatori che lavorano in un modo un po' strano: invece di creare nuove bellissime immagini e personalità, cercano di denaturare quelle già esistenti, per riuscire a ottenere un nuovo ammasso primordiale di cervelli spappolati da rimodellare poi a proprio piacimento. Ogni tanto capita ancora che qualche figurina si accorga di essere palpata, stirata, schiacciata e manipolata fin nel profondo, e affonda le sue unghie rabbiose nella mano calda dello scultore, facendolo urlare di dolore. Ma nonostante gli sforzi, l’artista dopo qualche secondo di paura e dolore, la lancia, in un altro mondo o la mette in una stanza in cui la luce entra solo a strisce così da poter ricominciare il suo malvagio lavoro indisturbato da dove lo aveva lasciato, naturalmente non prima di essersi segnato l’errore commesso, per non ripeterlo più.
Certo, questa metafora è una visione un po’ pessimistica del mondo, lo ammetto. Ma il vero problema è che la gente non si trova poi tanto male a vivere in un mondo dominato da una finta apparenza scelta dallo scultore.
In fondo, sono solo nuove regole da seguire oltre alle migliaia di leggi e ai dieci comandamenti: che differenza fanno? "Non uscire mai di casa impresentabile o senza trucco", "Vestiti da persona ricca e importante", "Usa i soldi guadagnati con fatica e sudore per comprare il nuovo iPhone e oggetti che innalzino il tuo grado sociale". Poiché è a questo che serve presentarsi bene, no?
A dimostrare che appartieni a un Gruppo di persone che secondo te sono le più "Fighe" di tutte le altre. La fighezza penso sia un termine di paragone inventato dalla società (in natura non penso si vedrà mai un animale, ad esempio una scimmia, con un giacca firmata Montclair guardare le altre dall’alto in basso) ma che in realtà esiste nell'uomo già da secoli, solo che finora non era mai diventato metro di giudizio per cose e persone. Siamo influenzati dai meccanismi della società (come la fighezza) a tal punto, che se ci dimentichiamo di riflettere sulle cose che facciamo e che pensiamo, capita sempre di mettere in cima alla lista quelle che ci porteranno fama e visibilità, quelle che miglioreranno la nostra Apparenza e la nostra Ricchezza, senza mai pensare alle conseguenza delle nostre azioni, che potrebbero ad esempio fare del male a qualcun altro.
E così è facile il passaggio da tutte le leggi morali, ad un unico imperativo commerciale.
Dall’etica alla legge dell'inutile, del Compra! Compra! Compra! che ci porta a desiderare alla follia ciò che non serve realmente, fino ad accantonarlo in un angolo dopo qualche giorno. Una legge inventata a tavolino che non prevede il tuo tempo libero e che non è stata progettata per permetterti di pensare liberamente. Una legge che in cambio però ti fa credere di vivere sempre sotto un riflettore, ti dice: “Sei tu la STAR ! TU, proprio TU, puoi mettere i piedi in testa a chiunque altro! Perché il mondo gira solo intorno a te!”, e così la scalata sociale diventa un implicito obbligo morale. Nient’altro che l’invadente capitalismo finanziario (volere sempre di più, ancora e ancora, in una corsa alla crescita senza fine) applicato alla sfera sociale. Ma basta fermarsi a pensare un secondo per capire che è una legge insana, che avere sempre cose nuove non porterà mai nessuno alla felicità: infatti appena si compra ciò che ci pare il meglio, ad esempio un computer nuovo, non si ha nemmeno il tempo di goderselo un po’, che già è comparso il modello successivo, assolutamente da comprare, pubblicizzato su tutte le emittenti televisive e su tutti i siti internet. E' una geniale corsa senza fine, una schiavitù commerciale e mentale, che manda avanti l’economia di un mondo intero E lo sanno bene i pochi che gestiscono l’economia globale, e provano a tenerci in questa sensazione di mancanza tutta la vita.
Finché non usciremo da questa mentalità, basata su apparire e volere, impressa a forza nel nostro cervello da anni e anni di pubblicità e propaganda, non potremo dirci davvero liberi e padroni delle nostre azioni.
Il lato positivo è che non è difficile venire a galla dalla marea e tirarsi su: basta solo ragionare sul mondo un po’ più criticamente e, soprattutto, fermarsi a riflettere sui propri desideri, capire se sono davvero nostri o se ce li ha inseriti nella testa qualcuno, senza che ce ne accorgessimo. Penso che il trucco sia scovare e seguire i propri desideri e non correre dietro alla marea di necessità indotte dalla pubblicità e dalla mentalità di Massa, così in un sol colpo ognuno può portare al fallimento anni di piani malvagi e salvare il mondo, facendo crollare un'economia insostenibile che sta distruggendo piano piano il nostro pianeta a risorse limitate.
Ce la faremo mai?"