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Il mondo dei Robot

A fine aprile mi telefona un tipo che si dice della TIM e che, odiosamente, prende come al solito a chiamarmi "signor Pietro". Mi dice che la sua compagnia è preoccupata. Che spendo troppo, accidenti. Che si potrebbe abbassar drasticamente la tariffa se solo accettassi di cambiar numero telefonico.

Titubo. Mi confronto con mia moglie. Poi, okay: cambiamo.

Il tipo mi dice di far domanda di recesso dal vecchio numero. La faccio e la spedisco, via raccomandata. In cambio, promette il paradiso: risparmi eccezionali, navigazione alla velocità della luce, mai più rompicoglioni che chiamano dai call center, perché sarà attivata non so più quale protezione automatica della privacy. Mi dà perfino un numero fisso assicurandomi che, d'ora in poi, qualsiasi problema abbia, potrò rivolgermi a loro invece che al 187. Per sempre! Per sempre? Il pensiero è tentato, attratto da filosofiche meditazioni su concetti come quello dell'Eternità. Ma il tipo del telefono lo scaraventa giù, il mio pensiero: "C'è perfino il superbo TIM Vision in offerta, che le permette di vedere migliaia di meravigliosi film a un costo irrisorio!" E non se ne può fare a meno, no? "Di cosa?" Dei film. "No, no: tutto compreso, signor Pietro". Ma okay: sembra che la mia vita, grazie a TIM, d'ora in poi non possa che cambiare decisamente in meglio. Quindi, vabbè.

Attendo. Attendo.. Attendo...

Il numero a un certo punto cambia, perché la suocera non ci rintraccia più. Nel frattempo mi piomba in casa un pazzo che si qualifica come il tecnico che deve cambiare il modem dell'Adsl, e che, siccome qualcosa non va, mi circola per casa strappandomi i fili delle prese qua e là e scaraventandomi in giro le sedie che incontra sul suo cammino, urlando che lui ha bisogno di spazio, che deve lavorare. Se ne va e tiriamo un sospiro di sollievo, rimontando con calma la casa e riparando alla bell'e meglio un divano. Poco dopo, ecco arrivare il miracoloso decoder. Una scatolina di plastica del peso di due grammi, in prova gratuita di un mese, che non va avanti nemmeno se la spingi. I film si interrompono continuamente, la scelta è più che scadente. L’unica cosa divertente è che se schiacci un tasto del telecomando puoi cercare i film parlandoci dentro. Quindi, vai con le parolacce, sotto lo sguardo allibito di mia moglie.. Per non parlare dei film che riesce a trovarti, facendo così!

A un certo punto arriva una telefonata. Miracolo! Qualcuno riprende a chiamarci! Ma è la TIM. Che ci avvisa che le tariffe sono unilateralmente aumentate. Che costeranno più di quanto pagavo col numero vecchio. E che, se non sono d'accordo, posso recedere dal contratto entro tre giorni, per cercarmi un altro operatore. Un altro operatore? In tre giorni? Dopo tutto il casino del cambio di numero? Incazzatissimo, faccio il 187. Mi spupazzo quarti d'ora delle loro musichette d'attesa, e alla fine mi spiegano tutto. Nessun problema, signor Pietro. Si tratta solo di una truffa. Altre compagnie che ci provano, insomma. Che ti raccontano che la tua bolletta è aumentata per poi proporti la loro! Sconvolto, butto giù. E nel giro di cinque minuti squilla il telefono. "Buongiorno, è la Vodafone. Volevamo proporle la nuova offerta.." Vaffanculo, accidenti! Siete uno peggio dell'altro! (Ma non dovevano potermi rintracciare più, i call center?)

Letteralmente oscenizzato, comincio a domandarmi seriamente se tutta la questione delle fake news non vada ricondotta a un problema più ampio. Di menzogna criminale organizzata, diffusa capillarmente in ogni settore, inculcata sin dagli anni della scuola con questa idea che i soldi siano tutto. Che giustifichino qualsiasi ingiustizia.. Ma il peggio, mio caro signor Pietro, in realtà deve ancora cominciare.

Nei giorni successivi arrivano due bollette. Una del nuovo e una del vecchio numero. Richiamo furioso, perché ho mandato da più di un mese la raccomandata, e non capisco perché mai dovrei continuare a pagare per una linea ormai disattivata. Disattivata, sì? Siamo sicuri? Sì, è sicuro: la suocera di tanto in tanto si sbaglia, e chiama a quel numero, trovandolo sempre occupato. E mentre "resto in attesa di parlare con un operatore per non perdere la priorità acquisita", parte un’orripilante sequenza di bollette che risultano non pagate negli anni scorsi, tutte relative al nuovo numero. Quello che mi hanno appioppato da un mese! Quando la tipa finalmente mi domanda come possa aiutarmi le dico di tutto. Impassibile, mi rassicura. Tutti errori, banali errori del computer (ah, il progresso!). "Non si preoccupi, tutto si sistemerà da solo".

Mi tranquillizzo. E sbaglio.

A diversi mesi da quella prima maledetta telefonata, infatti, nulla è cambiato. Anzi: è molto peggio.

Le bollette relative al vecchio numero sono diventate cinque. Il TIM vision - che si inchiodava in continuazione - l'ho restituito, ma continuano a farmelo pagare. La connessione fa schifo, molto peggio di prima. E funziona un minuto ogni cinque. Se chiamo il 187, ormai, non sanno più che dirmi. Spesso tirano giù. L'ultima volta, invece che cercar di risolvere le cose, la cortese operatrice mi ha inveito contro, urlando che lei non può stare al telefono più di tot minuti a cliente sennò la licenziano. E raccomandandosi di dare una valutazione positiva al servizio che ci ha fornito. Oltre il danno le beffe, cazzo!

Il numero a cui avrei potuto rivolgermi "per sempre"? Risulta "momentaneamente disattivato".. Da quattro mesi. Dopo due raccomandate per posta e tre mail certificate a TIM e a AgiCom, nulla è ancora risolto. Nessuna risposta, nemmeno dal Garante. Niente. La lettura dell'elenco di bollette che risultano non pagate da anni su un numero nuovo, e attivato soltanto da maggio, continua inesorabilmente a venir snocciolata a ogni chiamata ai gentili operatori. Provando sul sito, come la vocetta gentile consiglia, risponde un robot. Tu gli spieghi, e lui: "Gentile cliente, risultano non pagate le seguenti bollette..". Tu gli rispieghi da capo e lui: "Gentile cliente, risultano non pagate le seguenti bollette..". Tu lo mandi affanculo, e lui: "Gentile cliente, risultano non pagate le seguenti bollette..". Stessa cosa sui social. "Da oggi, puoi parlare con TIM anche su Twitter!" ma se ci provi ci ritrovi sempre lo stesso schifoso robot: "Gentile cliente.."

Ciliegina sulla torta (non so: una ripicca perché mi sono rivolto al Garante? Un tentativo di zittirmi?) dal 23 novembre mi viene staccata la connessione. Mai vista, una cosa così. Io ci lavoro. Ho contratti da firmare e rispedire via mail; ho la versione italiana di un importante saggio tedesco sulla Papessa da ricevere e controllare al più presto; ho un paio di introduzioni, per altrettanti libri, da far avere urgentemente a due case editrici diverse. Siamo alla vigilia dell'uscita del mio nuovo romanzo, ma non posso caricare il video che lo annuncia. Ricontatto il 187, ma niente: rispondono solo dalla Romania e mi dicono che non possono farci nulla. Non sanno perché sia stata staccata la connessione. Nessun guasto: qualcuno ha semplicemente deciso di farmi passare a un piano tariffario che non include l'utilizzo dell'Adsl. E guarda caso, appunto, non possono farci niente! "Mandi un fax a questo numero, ma dovrà attendere diversi giorni". E il signor Pietro va in tabaccheria, a fare il fax. Senza sapere se e quando lo prenderanno in considerazione.

Siamo soli, niente da fare. Indifesi. La concorrenza non esiste: sono tutti d'accordo. Praticano le stesse tariffe le stesse condizioni, le stesse truffe. L'obbligo, sancito per legge, di farsi fregare in silenzio per almeno due anni, prima di poter dar disdetta, per non incorrere in una penale da capogiro alimenta lo status quo "mafioso". °Sono Chiara. Come posso aiutarla?" Ma andate al diavolo! Lasciate perdere le fiaccolate, miei cari "operatori"; lasciate stare le marce per Falcone e Borsellino, se quotidianamente vi prestate a questo schifo di truffa generalizzata. Tirate fuori i testicoli, piuttosto. E ribellatevi anche voi! Smettetela di rendervi complici di questi ladri.

Chi deve assicurare un servizio si limita ormai a ingegnarsi su come fottere il "gentile cliente". Chi ha il compito di vigilare, non lo fa. Siamo soli, traditi, svenduti a corrotti e a corruttori.

Tornando a me, lo sconforto mi assale. Nessun dubbio: questa cosa finirà in tribunale, mi dico. Mi ci trascineranno loro, per tutte le bollette che mi stanno illegittimamente addebitando. E quel che mi fa più rabbia è che, dopo tutte queste lettere e telefonate, saranno anche capaci di inserirmi in quei loro elenchi dei cattivi pagatori, o cose del genere. Altro che nazionalizzare i ponti. Qui bisogna riprendersi tutto. Tutto, sì: perché l'emergenza, ormai, è alle stelle.

Poi, l'idea. Registro un video in cui accenno al fatto: "Sono senza connessione. Non posso lavorare!" Mi fiondo in un centro commerciale che spara "wi-fi free" e lo carico sul mio canale. Comincia un putiferio. La gente commenta, solidarizza E Claudio Messora ci scrive su un tweet che fa il giro della rete. La Tim si materializza all'istante. Una signora - finalmente gentile, competente e disponibile - mi chiama e mi assicura: chi abbia interrotto la mia connessione resta un mistero, ma tutto verrà ripristinato al più presto. Con tante scuse.

Passano quattro ore, quattro ore soltanto. E alle 23, a tempo di record e in un orario piuttosto improbabile, il mio modem riprende vita!

Ora son qui, seduto a pensare. Ci risiamo, mi dico. Quel video caricato sul mio canale, le lamentele accorate dei molti iscritti, il forte appoggio di ByoBlu.. Abbiamo mostrato al mondo, tutti insieme, che possiamo far saltare la gente sulle sedie. Se qui, in Italia i tuoi diritti te li riconoscono solo se sai gridar più forte degli altri, beh, allora sappilo: noi sappiamo gridare. Ma il problema sono proprio quegli altri.

Già, gli altri.. Quelli che non se li caga nessuno. Quelli che non hanno voce. Che lasciano perdere e pagano sempre. Due, tre volte. Quelli che si rassegnano alla fregatura cronica e non alzano nemmeno più lo sguardo. Chi li difende, quelli? Chi se ne occupa, in questo cazzo di far west in cui vince che preme prima il grilletto? In questa mondo di robot programmati per fingere di ascoltarti mentre ti danno fondo al conto in banca..

Qualcuno di noi, ogni tanto, ci prova; e va fino in fondo. Finisce in tribunale portandosi dietro tutte le sue scartoffie. Le ricevute delle raccomandate, le copie delle mail, dei tweet, delle chat e diosolosa che altro.

Ma la paura, sotto sotto, è sempre quella. Che l’avvocato che ti difende e il giudice che ti ascolta siano robot pure loro. Nient'altro che schifosi robot. Perché è questo, è proprio questo quel che stiamo rischiando.

Lì per lì, quando entri in quelle aule, ti sembra di trovarti davanti ancora delle persone. Gente in carne e ossa, insomma. Con un cervello e con un cuore. Ma appena aprono bocca, lo capisci.

Lo capisci perfettamente, che è solo un'impressione.