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Care bollette…

Il ministro Cingolani grida alla truffa, denunciando la speculazione di ENI sul folle rincaro dei prezzi del gas. Ma, a proposito di carburanti, fa anche un certo effetto il confronto tra le nostre tariffe sulla benzina al litro (che in certi casi sfiorano quota 2,5 euro) e quelle di altre nazioni come la Polonia (1,178), l'Ungheria (1,217), la Serbia (1,453), la Croazia (1,521) l'Austria (1,691) o la Spagna (1,750). Tralasciando casi come quello della Russia, in cui un litro di benzina costa 0,291 euro. Ma come non pensare che, in Italia, ben il 64% del prezzo dei carburanti sia dovuto all' IVA al 22% e alle famigerate accise? Accise, si badi bene, che se - come è noto - contemplano ancora il finanziamento della guerra d'invasione fascista in Etiopia, la ricostruzione in seguito alla sciagura del Vajont o ai terremoti del Belice, Friuli, l'Aquila ecc., includono anche l'imposta più elevata di tutte: quella (superiore a 10 centesimi al litro) che stiamo pagando per aver partecipato alla missione ONU con cui, nel 1982, siamo andati in Libano per convincere Israele a ritirar le proprie truppe d'invasione.

Per non parlar dell'escalation verificatasi dal 2004 in poi. Quando questo tipo di imposte è improvvisamente diventato la soluzione a tutti i nostri mali. Della serie: tanto, per andare al lavoro, l'auto questi la debbono usare, no? E quindi, carichiamo sui cittadini le spese che lo Stato ufficialmente “stanzia”. Su 19 accise che gravano sul costo dei carburanti, infatti, ben 10 sono state introdotte negli ultimi otto anni. Come quella che serve per finanziare l'acquisto degli autobus ecologici (che si basa dunque sul presupposto, perfettamente coerente, in base al quale compriamo tanti più veicoli ecologici quanto più inquiniamo consumando carburanti fossili), o quella che sostiene la Cultura aumentando la benzina a un tale livello da non poter permettere al cittadino medio di fruirne, o che paga la crisi migratoria libica originatasi dal rovesciamento di Gheddafi voluto proprio da quelle stesse multinazionali che ora ci vendono il carburante al prezzo della cocaina, o l'accisa che finanzia quel Decreto Salva Italia fortissimamente voluto nel 2011 da Mario Monti, che tra le altre cose ha innalzato l'età pensionabile, compresso le pensioni, azzerata la privatezza del nostro conto in banca, reintrodotta la tassa sulla prima casa, aumentata l'iva e limitate le operazioni bancarie a 1000 euro. Tutte batoste, queste, che, in segno di gratitudine, ogni volta che facciamo il pieno per andare al lavoro, ci paghiamo noi.